Leggo che in Germania durante questo anno di pandemia sono state inventate ben 1200 parole nuove, sei volte più del normale. Tra i nuovi lemmi, Abstandsbier (la birra bevuta mantenendo le distanze), Impfneid (invidia per chi è stato vaccinato) e Maskentrottel (l’idiota che tiene il naso fuori dalla mascherina). Non credo sia successo lo stesso in Italia, attendiamo comunicazioni dall’Accademia della Crusca.
Mi pare invece che da noi sia aumentata la familiarità con i numeri, o almeno la loro presenza nei discorsi. Mai come negli ultimi dodici mesi, la notizia più attesa ogni sera è stata un numero: nuovi casi, tasso di positività dei tamponi, Rt, efficacia dei vaccini, quantità di fiale e via numerando. Cifre di cui poi si discute al lavoro, in famiglia e al bar (anzi no, al bar non si può più discutere), anche se in alcuni casi l’interpretazione dei dati è stata un po’ goffa (tutti abbiano sorriso crudeli davanti all’assessore che spiegava cosa significasse un indice di contagio pari a 0,5).
Il COVID ci ha insegnato che i numeri non sono mai “oggettivi”, perché il loro significato dipende da come vengono raccolti, sintetizzati e presentati. Per usare, anzi, smentire una metafora a cui si ricorre spesso, i numeri non sono “fotografie” della realtà, ma immagini che descrivono quello che desidera chi le ha composte.
Io non ho una mente matematica, al liceo mi hanno rimandato due volte, ma per il mio lavoro ho dovuto imparare a capire e usare i numeri, pur avendo un’idea molto vaga di come si computino. Un po’ come per la cucina, adoro la Sacher ma non so neanche come si rompe un uovo (ammesso che sia un ingrediente della suddetta torta al cioccolato).
Con la cucina non ci ho neanche provato, per i numeri mi sono fatto aiutare da diversi libri che con parole semplici e nessun calcolo mi hanno aiutato a comprenderne l’uso. Eccone tre, in caso vi venisse voglia: “Quando i numeri ingannano” di Gigerenzer, “The tiger that isn’t” di Blastland e Dilnot e il recente “È grande questo numero?” di Elliott.
A proposito di numeri e parole, questo è il mio novantanovesimo editoriale, che complessivamente fanno circa 35 mila parole. Grazie.
Buona lettura.
Giovanni Lodi, Direttore Scientifico di Dental Cadmos
doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.04.2021.01
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