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18 Ottobre 2019

Le consolazioni del dentista presunto evasore e le dichiarazioni politiche “salvo intese”

di Norberto Maccagno


Credo che il dentista a cui è stato contestato un maggiore reddito per via degli acquisti di materiale monouso, sentendo l’Onorevole Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) commentare la manovra economica avrà detto: “finalmente qualcuno che mi capisce”.
Giovedì scorso al Tg de La7 l’On. Meloni dice (sintetizzo): ma quale lotta all’evasione, il Governo deve trovare 7 miliardi di euro e lo farà andando a prenderli dai commercianti, attraverso gli scontrini dei bar, dagli idraulici.
L’On. Meloni
 insinua che l’Esecutivo non voglia di fatto fare la lotta all’evasione ma sia solo a caccia di soldi: “io Stato devo trovare sette miliardi, ho il tuo nome, hai un'attività aperta, ho il tuo codice fiscale, eccetera, e finché non recupero i soldi che ho pensato di racimolare io non ti do tregua”. “La vera evasione fiscale -ha continuato- non è quella dei piccoli commercianti ma delle grandi multinazionali che pagano le tasse in altri Paesi e non Italia, degli esercizi commerciali cinesi che aprono e chiudono in continuazione". 

Ma lo stesso dentista, credo, possa sottoscrivere anche le parole dell’On. Luigi Di Maio, capo politico del Movimento 5 Stelle, che dalla sua pagina Facebook dice: "In Italia bisogna combattere contro la grande evasione, non contro il commerciante. Io non accetto che si criminalizzino certe categorie”. Ed aggiunge, "per me va benissimo tutto nella lotta all'evasione. Una cosa non posso accettare, che lo Stato faccia il debole con i forti e il forte con i deboli" e continua scrivendo "non possiamo pensare che il simbolo dell'evasione sia, come si sta dicendo in questi giorni da alcuni media, l'elettricista, l'idraulico o il tassista". 

Chissà se dopo la consolazione mediatica ricevuta, il dentista è stato percorso da un dubbio: ma chi è dei due che mi sta prendendo in giro

Già perché l’On. Meloni è all’opposizione mentre l’On. Di Maio è il neo ministro degli Esteri del Governo in carica, capo politico del partito (movimento) di maggioranza relativa del nostro Parlamento, movimento che dovrebbe dettare la linea delle scelte da far prendere al Governo.  

Sicuramente tutti voi dentisti (mi associo anche io) darete ragione al Ministro Di Maio quando dice che non si devono criminalizzare “certe categorie”, e la vostra da sempre è portata a simbolo dell’evasore tipo. Il Governo Berlusconi a fine 1994 vi scelse persino come prima categoria da controllare quando decise di combattere l’evasione “selettivamente”, con controlli mirati. Salvo poi scoprire che di evasori ne erano saltati fuori ben pochi. Ma come sempre l'obiettivo era quello di trovare il consenso dell'elettore medio e non l'evasore.

Il mio dubbio è, invece, se quel dentista può rappresentare il contribuente vessato ed oppresso dal fisco

Stando a quanto riporta la sentenza della Cassazione, il vostro collega, a seguito dei controlli svolti dall’Amministrazione finanziaria (leggendo la Sentenza sembra utilizzando strumenti formali, analizzando dati raccolti con un questionario e le fatture), aveva un reddito lordo, quindi tolte le spese, di 13mila euro circa (7mila euro circa al netto delle deduzioni fiscali).
Non sappiamo altro della sua contabilità (utile sarebbe stato conoscere anche il fatturato di quell’anno), se non che nello stesso anno, aveva fatto acquisti per oltre 50 mila euro di solo materiale monouso.  

L’Amministrazione finanziaria ha fatto i suoi calcoli: considerato il numero di prestazioni effettuate, il fatturato, ha calcolato statisticamente il costo di una prestazione e moltiplicato per il numero di prestazioni che avrebbe dovuto fare sulla base dei prodotti monouso acquistati e crediamo anche utilizzati, perché la sentenza non ci dice se è stato verificato il magazzino, ovvero quanto di quel materiale a fine anno è avanzato. Ma sembra che il contribuente questo non lo abbia contestato impugnando invece il metodo utilizzato nel calcolo, ovvero che per ogni prestazione servivano più aspirasaliva di quanti invece il Fisco aveva considerato.  

Alla fine, l’Amministrazione finanziaria ha contestato al dentista un reddito di 120 mila euro circa che poi la Commissione tributaria sconta ancora del 50%. Ma il dentista continua a ritenere di aver subito un’ingiustizia e ricorre in Cassazione, perdendo però il ricorso.   

Il controllo, molto probabilmente è partito, perchè l’Amministrazione finanziaria ha ritenuto che quel reddito di 13 mila euro annuo è poco per un dentista di cinquant’anni. Se avesse denunciato 55 mila euro, come vuole la media indicata dallo studio di settore, il dentista sarebbe stato controllato?  

E' questo il vero punto del problema della lotta all’evasione nel nostro Paese: non deve essere la cifra che dichiari a farti stare tranquillo o a farti preoccupare per eventuali controlli potenziali, deve essere il sistema dei controlli in grado di effettuare le verifiche con metodi giusti e pertinenti che possano realmente indicare il vero evasore, e lasciare in pace chi si comporta correttamente. Non può essere giusto un sitema che chiude un occhio se gli dai quello che pensa sia sufficiente.

Detto tra di noi, 13 mila euro mi sembrano comunque pochi e mi sembra giusto che il dentista abbia subito un cotrollo, poi si può discutere sul metodo utilizzato per presumere il suo reddito. Anche perchè con questi metodi di verifica, stando alle attuali indicazioni contenute nella finanziaria, il vostro collega non ritrerebbe tra i contribuenti "vessati" difesi da Meloni e Di Maio, ma tra quelli che gli stessi Onorevoli vorrebbero mandare in galera e confiscare i beni, visto che i "grandi evasori" sarebbero quelli con oltre 100 mila euro non dichiarati.

Ma quale potrebbe essere un giusto modello fiscale?

Il migliore, lo dicono in molti, sarebbe quello di permettere a tutti di detrarre quanto spendiamo: a questo punto il principale controllore saremo noi clienti.  Invece da una parte si impongono i pagamenti tracciabili per poter affidare i controlli incrociati ad un computer, e dall’altra si vogliono togliere le già minime detrazioni, rendendo di fatto non conveniente (anzi penalizzante) al cittadino chiedere la fattura. 

Ha ragione il Segretario Sindacale ANDI Corrado Bondi, quando si è detto favorevole a tutto ciò che può consentire al dentista di provare quanto realmente incassa, ma poi giustamente fa intendere, che poi devono lasciarvi lavorare.  

Non so quale sia la risposta del dentista presunto evasore alla domanda che facevo all’inizio: chi dei due politici ci prende in giro? 

La mia risposta è entrambi, perché gli evasori sono tutti uguali e tutti gli evasori devono essere combattuti, sia che sottraggano allo Stato 50 euro o milioni di euro. 

La lotta all’evasione non deve essere fatta passare come vessazione, ed è ancora più grave è che a farlo sia un “rappresentante” dello Stato: il politico. La lotta all’evasione deve essere fatta, e vissuta, innanzitutto come rispetto per tutti quelli che pagano le tasse, l’Imu, la Tasi, il ticket sanitario, il parcheggio, il bollo auto, il biglietto del bus, la mensa scolastica, e in cambio hanno un Sistema Sanitario che gli propone una visita specialistica tra un anno, un asilo che chiude alle 13 perché non ci sono soldi per pagare le maestre, la scuola dei figli senza carta igienica o riscaldamento, le strade che ci sfasci un cerchione al mese e l’immondizia perennemente sotto casa. Se mancano i servizi è anche perchè non tutti pagano, ma anche questa affermazione sta diventando un luogo comune sempre meno considerato.

Un politico non dovrebbe distinguere tra evasore di serie A o di serie B, ma lavorare per indicare strumenti giusti che consentano di perseguire sia quelli che non ci fanno lo scontrino, così come le multinazionali che sfruttano le pieghe di leggi poco chiare per pagare poche tasse. Ma anche definire regole semplici e chiare da rispettare.  L'altra considerazione banale del meglio poche regole giuste e chiare che tante e confuse, in Italia sta diventando un miraggio.

Alla fine dopo tanto dichiarare, questo Governo combatterà veramente chi non paga le tasse? 

Vedremo, l’unica certezza è che fino a fine dicembre, molto probabilmente, non sapremo neppure cosa realmente conterà la manovra fiscale, ed i prossimi saranno due mesi di dichiarazioni, anticipazioni e smentite. 

Ma la sensazione è che sarà l’ennesima manovra “salvo intese”… con i propri elettori.   

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