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12 Maggio 2009

La contabilità posta sotto la lente

di Andrea Telara


La Guardia di Finanza che bussa alle porte: è uno spauracchio che assilla milioni di contribuenti italiani e non soltanto chi, colpevolmente, ha qualche scheletro nell'armadio da nascondere al fisco. Anche i lavoratori e i professionisti onesti, quelli abituati a pagare le tasse fino all'ultimo centesimo, non amano certo l'idea di vedere la propria attività passata ai raggi X da un'ispezione delle Fiamme gialle (alla ricerca di qualche errore, inesattezza o di qualche mancato adempimento tributario che può costare caro quanto una sanzione piuttosto salata). Il guaio è, purtroppo, che le regole fiscali spesso nascondono molte insidie, essendo piene di cavilli, grattacapi burocratici, scadenze tassative da cui non si può "scappare". E allora, per non farsi trovare impreparati di fronte a eventuali controlli o ispezioni, è bene che i contribuenti conoscano in maniera approfondita le procedure seguite dalle autorità tributarie ogni volta che devono effettuare un accertamento sui contribuenti. Sono procedure che le Fiamme gialle hanno scritto nero su bianco in una circolare (n. 1/2008) preparata nei mesi scorsi e oggi disponibile sul sito web ufficiale della Guardia di Finanza (www.gdf.it nella sezione "circolari"). Si tratta di un lunghissimo documento di oltre mille pagine in cui è descritto nel dettaglio l'iter operativo seguito dagli agenti che effettuano i controlli. È un documento che, con un atto di trasparenza, le Fiamme gialle hanno deciso di rendere noto a cittadini, professionisti e imprenditori, per sottolineare il fatto che la lotta all'evasione fiscale è "un bene per l'intera collettività". Un bene che ha come presupposto fondamentale la collaborazione tra le autorità e i cittadini onesti.
Ma quali sono, nello specifico, queste procedure? Descriverle tutte, ovviamente, non è facile (né sarebbe interessante per i lettori) giacché si tratta di regole che riguardano diverse categorie professionali. Per i lavoratori autonomi - odontoiatri compresi - c'è però una parte della circolare molto interessante (il volume IV di pag. 199), che descrive schematicamente tutti i passaggi (gli step) seguiti dalla Guardia di Finanza quando compie un'ispezione diretta presso la sede di un singolo professionista e quando richiede l'opportuna documentazione per accertare il reddito imponibile del contribuente, per misurare il suo giro d'affari o per verificare la congruità delle spese che ha "detratto" fiscalmente.
I passaggi seguiti dalla Fiamme gialle sono in totale 18. Prima di analizzarne dettagliatamente alcuni aspetti, occorre fare una premessa: i controlli dei militari della Guardia di Finanza non sono gli unici accertamenti eseguiti dal fisco sui contribuenti. Ci sono anche (è bene ricordarlo) le più frequenti verifiche svolte dall'Agenzia delle entrate (i controlli della Guardia di Finanza, soprattutto per i piccoli lavoratori autonomi, sono svolti annualmente su un campione abbastanza ristretto di cittadini).
La prima tappa delle ispezioni delle Fiamme gialle parte sempre dalla verifica del regime contabile adottato dal lavoratore autonomo (che può essere di contabilità semplificata o analitica). Successivamente, gli agenti selezionano un campione di operazioni (cioè di prestazioni e di relativi compensi) che meritano un approfondimento. Non tutta l'attività del professionista, dunque, è esaminata, ma soltanto una parte di essa, in modo da rendere più agevole e veloce l'ispezione. Sulle operazioni controllate, la Guardia di Finanza confronta immediatamente la congruità degli importi fatturati con le corrispondenti tariffe professionali stabilite dagli Ordini, oppure con i compensi percepiti dallo stesso professionista per prestazioni simili. Lo scopo, ovviamente, è quello di verificare la presenza di compensi in nero o di fatture di importo troppo basso, create soltanto per ridurre il reddito imponibile. Ma l'obiettivo è anche quello di accertare l'esistenza di eventuali spese gonfiate, cioè non proporzionate al volume di attività del professionista.
Se vengono riscontrate delle anomalie, com'è ovvio, scatta il campanello d'allarme. In particolare, gli agenti verificano se il professionista abbia fornito delle prestazioni definite "gratuite", cioè se non abbia incassato alcun pagamento per il lavoro svolto. In caso affermativo (poiché tale pratica potrebbe nascondere degli incassi in nero), le Fiamme gialle verificano se "la gratuità delle prestazioni non corrisponde al vero e ha unicamente lo scopo di abbattere il valore del reddito dichiarato". Naturalmente, gli agenti non devono mostrare alcun pregiudizio nei confronti del cittadino, ma devono tenere conto di qualsiasi motivo che giustifichi la mancata fatturazione dell'opera (è prestata particolare attenzione ai casi in cui il lavoratore autonomo non abbia incassato i compensi per ritardi nel pagamento degli onorari da parte dei clienti o dei pazienti).
Occorre ricordare che, tra le voci che contribuiscono a formare il reddito imponibile, vanno inseriti anche alcuni compensi straordinari come le plusvalenze derivanti dalla vendita di beni strumentali all'esercizio dell'attività (impianti, macchinari dello studio), oltre ai risarcimenti ottenuti per eventuali danneggiamenti degli stessi beni. Senza dimenticare, inoltre, alcune voci straordinarie di reddito come gli utili incassati, i compensi derivanti da rapporti di collaborazione coordinata e continuativa oppure gli eventuali interessi di mora applicati dal professionista per qualche dilazione di pagamento concessa ai clienti (o ai pazienti, nel caso di chi svolge una professione sanitaria). Dopo aver passato al setaccio gli incassi, l'obiettivo della Guardia di Finanza si concentra sul fronte delle spese (nelle tabelle: step n. 12-18). A questo proposito, il professionista deve rispettare alcune regole ben precise che impongono dei limiti alla deducibilità dal reddito di determinate voci di costo. Si tratta di limiti abbastanza dettagliati che spesso sono difficili da ricordare per chi lavora nell'area medica ed è poco abituato a destreggiarsi tra le regole fiscali (meglio dunque farsi guidare da un commercalista o da un consulente di fiducia). È sempre bene, comunque, avere un'idea (seppur sommaria) dei tetti massimi stabiliti dalla legge. Sono limiti che spesso tengono conto delle esigenze di ogni singola categoria ma che, in linea generale, valgono per quasi tutti i lavoratori autonomi. È il caso delle spese di rappresentanza (deducibili nella misura massima dell'1% sul totale dei compensi percepiti), delle spese per prestazioni alberghiere (deducibili fino al 75% del loro ammontare e, in ogni caso, per un importo complessivo non superiore al 2% dei compensi percepiti) o dei costi per la partecipazione a convegni, congressi e corsi d'aggiornamento professionale (scaricabili dalle tasse fino a un massimo del 50% del loro ammontare).

GdO 2009; 6

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