Ogni giorno prendiamo migliaia di decisioni e incontriamo molte persone sconosciute. Decidiamo cosa fare e come giudicare gli altri sulla base di programmi di comportamento automatici e di convinzioni personali, senza riflettere sulle azioni da fare o sui giudizi da dare: non abbiamo il tempo ed è normale che sia così.
Questo atteggiamento è legato all’evoluzione del nostro cervello che proviene da quando, centinaia di migliaia di anni fa, l’esistenza era precaria e pericolosa e a causa di un comportamento o di un incontro sbagliato si poteva facilmente perdere la vita.
Dobbiamo fare in fretta a capire chi abbiamo davanti e le nostre valutazioni sono costantemente influenzate dal significato che riveste per noi quell’incontro, dal contesto nel quale si realizza, dal ricordo di esperienze simili già vissute e, naturalmente, dal comportamento dell’altra persona.
Tendiamo così a giudicare gli altri in base ai primi secondi di una nuova relazione e le convinzioni che ci creiamo sono difficili da cambiare, in quanto la nostra mente è abituata a cercare interpretazioni che convalidano le idee che ci siamo fatti.
Più una situazione è carica di significati e di risvolti emotivi più siamo portati a utilizzare questi meccanismi automatici di giudizio.
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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.08.2018.04
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