La paziente P.V., infermiera, si reca nel 2011 presso il Reparto di parodontologia della Dental School di Torino riportando preoccupazione per il sanguinamento gengivale e la mobilità dentale, e sperando di non doversi più sottoporre ad alcuna estrazione, anche perché, date le ristrettezze economiche, non potrebbe permettersi alcun tipo di riabilitazione protesica complessa.
L’anamnesi generale non evidenzia patologie sistemiche in atto. La paziente riferisce di aver fumato 10 sigarette al giorno per circa 20 anni fino al 2010 e poi di avere smesso.
Nel 2007 si era sottoposta a una visita odontoiatrica, in seguito alla quale erano state eseguite una seduta di igiene professionale, la devitalizzazione con successivo splintaggio dei 4 incisivi inferiori e l’estrazione degli elementi 1.7, 1.8, 2.7, 2.8 per mobilità.
La paziente non riferisce di essere stata informata sul suo quadro parodontale e le condizioni del suo apparato stomatologico sono ulteriormente peggiorate.
La paziente, che riporta familiarità per la malattia parodontale da parte di madre, si sottopone a sedute di igiene orale professionale in modo irregolare e non ha un dentista di riferimento. L’igiene orale domiciliare è effettuata con spazzolino manuale, due volte al giorno, con tecnica non corretta.
L’esame intraorale evidenzia la presenza di evidenti accumuli di placca e tartaro diffusi, perdita delle papille interprossimali, forte edema e infiammazione generalizzati.
Si nota la migrazione dentale patologica, in particolare l’inclinizione vestibolare degli elementi del secondo sestante e la conseguente estrusione degli elementi del quinto sestante. Si rilevano carie degli elementi 3.7 e 4.7 distale.
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doi: https://doi.org/10.19256/d.cadmos.06.2019.08
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