Come riconoscere il dolore localizzato nel cavo orale e capire da cosa è provocato. Ne parliamo con la dott.ssa Giulia Ottaviani
Quando il paziente si rivolge al dentista lamentando dolore vi informa che ha, genericamente, mal di denti. Ma ovviamente le cause non sempre possono derivare dai denti ma da altri fattori. Quali sono le altre cause di dolore che possono colpire la bocca di un paziente ma non essere causate da denti o gengive e che l’odontoiatra deve saper intercettare e gestire? Lo abbiamo chiesto alla dott.ssa Giulia Ottaviani dell’Università di Trieste, docente al master "Master Interuniversitario di II livello in "Dolore Cronico Orofacciale in Medicina Orale: dalla Diagnosi ai Moderni Approcci Terapeutici" insieme, tra gli altri, al dott. Rupel Katia, il dott. Adamo Daniela ed il prof. Sardella Andrea (nella foto con la dott.ssa Ottaviani)
“È assolutamente vero, nell’immaginario dei nostri pazienti il dolore localizzato al cavo orale nasce da un problema legato ai denti o comunque a strutture connesse alla cavità orale. Nella maggior parte dei casi è così, ma nel 30% dei casi l’odontoiatra si trova dinnanzi ad un dolore che non è direttamente attribuibile agli elementi dentari ed è fondamentale che sappia considerare anche forme di dolore di diversa natura. Esistono forme di dolore che originano non soltanto dai fattori biologici, ma dove coesistono fattori sociali, cognitivi e affettivi che devono essere considerati e analizzati per saper intercettare e gestire correttamente anche questo tipo di dolore”.
Cosa intende quando parla di dolore cronico?
Secondo la task force IASP (International Association for the Study of Pain), nella definizione più recente del 2020, il dolore cronico è “un dolore che persiste o ricorre e ha durata maggiore di 3 mesi”. A questo va aggiunto che una condizione acuta non gestita, dapprima con un corretto inquadramento diagnostico, e conseguentemente con una idonea e tempestiva gestione terapeutica, può far cronicizzare il dolore. E i dati a nostra disposizione ci dicono che ciò accade nel 20-25% dei casi, sicuramente una percentuale rilevante e che non possiamo trascurare. Al di là dei numeri sappiamo bene che una mancata o inefficace gestione del dolore ha ripercussioni assolutamente rilevanti per i pazienti, sia da un punto di vista fisico che psicologico e sociale.
Quanto sono comuni questi disturbi?
Questi disturbi sono molto più comuni di quanto si possa pensare, la prevalenza del dolore facciale in generale raggiunge il 25% e di queste forme il 10% è di tipo cronico. Il dolore cronico può essere legato alle componenti temporo-mandibolari piuttosto che a quelle muscolo-scheletriche oppure far seguito a eventi acuti, come una infezione erpetica. In questi casi si parla di dolore cronico secondario. Tuttavia, parliamo di dolore cronico idiopatico o primario quando clinicamente non riusciamo ad identificare una causa che ci consenta di associare un nesso di tipo causa-effetto all’insorgenza della sintomatologia dolorosa.
Come deve gestire questi disturbi l’odontoiatra e chi è lo specialista a cui tocca gestire questi pazienti?
Molto spesso accade che il paziente si rivolga ad una serie di specialisti che non hanno familiarità con questo tipo di dolore che viene misconosciuto e, talvolta, sottovalutato. Conseguentemente si attiva una sorta di spirale all’interno della quale il paziente non si sente accolto e ascoltato e sovente riferisce di sentirsi un “malato immaginario”. Conseguentemente ciò provoca uno stato di ulteriore sofferenza, isolamento e frustrazione. È pertanto fondamentale che il medico e l’odontoiatra sappiano intercettare correttamente queste forme di dolore cronico e posseggano, da un punto di vista formativo, idonei strumenti in grado dapprima di formulare una diagnosi corretta e successivamente impostare la miglior terapia paziente-specifica. Non c’è un’unica figura deputata alla presa in carico del paziente, anzi il lavoro in team di più specialisti tra cui il medico-odontoiatra, lo psichiatra, il neurologo, il neuro-radiologo, il geriatra, lo psicologo, è fondamentale per non trascurare alcun aspetto di queste forme di dolore.
Quali sono le difficoltà nel diagnosticare queste condizioni e nel gestire un paziente affetto da dolore cronico?
Quando giunge alla nostra osservazione il paziente appare spesso sfiduciato, da un lato per il mancato inquadramento diagnostico e dall’altro per il tempo già trascorso rispetto all’esordio dei sintomi, riferisce che la sua qualità di vita è scarsa e spesso ha disturbi del sonno, cognitivi, del tono dell’umore. L'odontoiatra, a causa di una conoscenza limitata sull'argomento, può talvolta fornire informazioni incomplete o imprecise al paziente. In molti casi, quando i pazienti si rivolgono ai centri di terzo livello, riferiscono che è stato detto loro che non esistono cure per queste forme di dolore. Tuttavia, con i trattamenti attualmente disponibili e una terapia mirata, è possibile ottenere un miglioramento significativo della sintomatologia, con percentuali di remissione che si aggirano intorno all'80%. La diagnosi di dolore cronico passa attraverso una serie di accertamenti approfonditi, clinici, di laboratorio e strumentali, ed è responsabilità del clinico spiegare l’importanza di questo percorso per giungere ad una diagnosi corretta. L’aspetto terapeutico richiede l’impiego di più classi di farmaci (antidepressivi, antiepilettici, modulatori del sonno) e/o di terapie topiche e non farmacologiche di supporto. A completamento, laddove necessario, va impostata una adeguata terapia cognitivo-comportamentale.
Il Master organizzato dall'Università degli Studi di Trieste, Milano Statale e Napoli "Federico II” aiuta l’odontoiatra ed i medici a diagnosticare e gestire il dolore cronico orofacciale. A chi è rivolto in particolare e perchè un dentista dovrebbe frequentarlo?
Il Master è rivolto a medici e odontoiatri e offre un percorso formativo di eccellenza, caratterizzato da un approccio multidisciplinare e da una prospettiva clinica all'avanguardia. Si pone come obiettivi principali il corretto inquadramento diagnostico e la terapia del dolore cronico facciale di diversa natura. Durante il corso, della durata di 12 mesi, articolato in un format ibrido che combina lezioni teoriche, tenute da esperti di fama internazionale, alla pratica clinica con la possibilità di frequentare gli ambulatori specializzati presso le tre Università coinvolte (Trieste, Milano e Napoli Federico II) per acquisire competenze pratiche dirette e personalizzate. I partecipanti avranno la possibilità di approfondire le diverse condizioni di dolore orofacciale, comprese la sindrome della bocca urente, il dolore idiopatico facciale persistente, il dolore idiopatico dento-alveolare persistente, le nevralgie trigeminali e i disturbi temporo-mandibolari. L’ordinamento didattico è stato pensato per coprire tutti gli aspetti fondamentali, dalla fisiopatologia alla diagnosi differenziale, dai trattamenti farmacologici a quelli non farmacologici, fino alla gestione del dolore in un contesto multidisciplinare.
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