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23 Ottobre 2015

Il laser ad uso odontoiatrico. Cosa sono, quali i rischi nell'utilizzo, servono veramente, li può utilizzare anche l'igienista dentale? Le risposte del prof. Paolo Vescovi


Nella continua ricerca della novità per attrarre l'attenzione dei pazienti, molti ambulatori pubblicizzano l'utilizzo di nuove tecnologie, tra le quali il laser, come terapie miracolose, la panacea per tutte le problematiche e i difetti acquisiti o congeniti. Nella concezione generale queste nuove tecnologie sono associate anche alla possibilità di ottenere risultati clinici, altrimenti impossibili da realizzare, senza o con minimo dolore. Allo scopo di dirimere con attenzione questo argomento di grande attualità abbiamo intervistato il professor Paolo Vescovi (nella foto), presidente della Società Italiana di Laser in Odontostomatologia (SILO).

Spesso i pazienti sono attratti dalle nuove tecnologie e si dichiarano disposti a sostenere ogni costo pur di avvalersi di cure meno dolorose e invasive. Come colloca il laser alla luce di questo atteggiamento?

Noi parliamo correntemente di nuove tecnologie, ma in realtà molte di queste apparecchiature hanno un'origine ben più "antica". Il 2015 è stato dichiarato "Anno della Luce". Ricorre infatti il centenario della Teoria della Relatività di Albert Einstein. La luce può essere assorbita dalla materia e la materia eccitata può emettere luce. Questi principi sono alla base della tecnologia LASER, acronimo che significa "Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation".
L'evoluzione tecnologica ci ha offerto apparecchiature sempre più sofisticate e davvero molto vantaggiose sia per il paziente sia per l'operatore. La possibilità di intervenire sui denti riducendo o eliminando totalmente l'anestesia è oggi una realtà con i laser a erbio. Le lunghezze d'onda di alcuni tipi di laser (quali il neodimio, il KTP, il CO2 o i diodi) consentono trattamenti chirurgici con un'emostasi perfetta e guarigione per seconda intenzione senza necessità di sutura. Le capacità biomodulanti di quasi tutte le lunghezze d'onda comportano una riduzione dei disagi postoperatori e rappresentano un importante ausilio nelle patologie dolorose del distretto craniofacciale, dalla sindrome della bocca urente ai dolori muscolari e articolari.
La Low Level Laser Therapy (LLLT) favorisce la guarigione di ulcere orali e ferite chirurgiche e vede un impiego ampiamente validato nelle mucositi dell'infanzia e dell'adulto associate a chemioterapia e radioterapia. Negli ultimi anni, tanti odontoiatri hanno esteso la propria attività all'estetica orale e del terzo inferiore del volto. Alcuni tipi di laser risultano decisamente peculiari nello sbiancamento dentale, nel resurfacing cutaneo e nella gestione di inestetismi labiali e periorali di origine vascolare o pigmentaria.

Al professionista che si avvicina al laser per la prima volta, cosa raccomandiamo per non cadere nella trappola di falsi miti?

I campi di applicazione dei dispositivi laser in ambito odontoiatrico sono molto vari e vanno dalla chirurgia alla parodontologia, alla conservativa, alla biostimolazione di lesioni del cavo orale, allo sbiancamento dentario, ma il laser non è sufficiente a creare un buon specialista. La selezione del paziente, l'inquadramento semeiologico della patologia, lo studio e l'approfondimento delle conoscenze specialistiche sono prerequisiti indipendenti dalla tecnologia che verrà impiegata.
Per troppo tempo, negli anni passati, per la terapia laser sono stati riportati risultati altisonanti o assolutamente negativi legati a errori diagnostici, procedurali o alle scarse conoscenze degli effetti biofisici della lunghezza d'onda applicata. Tutto ciò ha certamente giocato a sfavore di una corretta diffusione di questa tecnologia, minando l'immagine di specialisti onesti. Noi consigliamo sempre ai colleghi neofiti di non limitarsi alle informazioni fornite dal venditore o presenti nei programmi operativi standard delle apparecchiature opportunamente presettate o, ancora, ai parametri indicati in maniera parcellare da colleghi utilizzatori del laser. Ogni paziente, ogni condizione specifica vanno attentamente valutati per ottenere ogni volta il miglior risultato possibile evitando le potenziali complicanze associate a un uso scorretto.

Questi strumenti vengono proposti come apparecchiature di facile utilizzo. È proprio vero o sarebbe necessaria una formazione specifica?

Per diventare specialisti nel laser non basta premere un bottone o selezionare un programma sul touch screen. Per ottimizzare i risultati senza incorrere in irreparabili errori procedurali è auspicabile una formazione specifica inerente i fondamenti fisici delle diverse lunghezze d'onda, l'interazione tra il fascio laser e i tessuti umani nonché i differenti protocolli di impiego clinico. Esistono a questo proposito, oltre alle giornate o ai weekend di studio tenuti da ottimi specialisti del settore, corsi di alta formazione, corsi di perfezionamento annuali, master di secondo livello annuali o biennali organizzati presso varie sedi universitarie che forniscono una preparazione di altissimo livello creando veri e propri opinion leader.

Esistono specifiche normative di legge per lo studio odontoiatrico? Quali regolamentazioni vigono per l'igienista dentale?

Con una battuta "colta" qualcuno ha detto che l'acronimo LASER significa "Look At Source Erase Retina". Il rischio di danno oculare per operatori e pazienti è il principale elemento che impone una corretta protezione: alcune lunghezze d'onda e possono procurare gravi lesioni alla retina e ad altre strutture dell'occhio. Si tratta di un'evenienza infrequente che si verifica se il raggio laser è puntato direttamente verso il globo oculare, ma ipoteticamente anche suppellettili o strumenti metallici lucidi potrebbero deviare il raggio in maniera incontrollata. Per questo motivo tutte le persone presenti nell'ambulatorio dovranno obbligatoriamente indossare specifici occhiali protettivi quando il laser è in funzione, e si dovranno impiegare strumenti satinati o non metallici e coprire temporaneamente con teli le superfici riflettenti. L'odontoiatra responsabile dovrà vigilare sullo scrupoloso rispetto di tutte queste misure.
Lo studio necessita di alcune modestissime modifiche strutturali: all'esterno della sala operativa si dovrà porre una luce che indichi quando il laser è in funzione e uno switch che interrompa l'erogazione di corrente all'apparecchio se qualcuno entra inavvertitamente nella stanza.
Esistono quattro classi di laser e varie sottoclassi. Tutti quelli di impiego clinico odontoiatrico rientrano nella Classe 4 e richiedono necessariamente le sopraccitate precauzioni.
L'Igienista dentale potrà avvalersi del laser per tutte quelle manovre terapeutiche ammesse dalla legge per il proprio profilo professionale. Non esistono allo stato attuale elementi normativi che facciano ritenere un certo trattamento più o meno lecito in base alla complessità dell'apparecchiatura impiegata. Certo è che sia sul piano etico sia su quello legale i principi sono i medesimi validi per l'odontoiatra.
Un eventuale danno causato da errori procedurali durante un trattamento laser da un professionista privo di una formazione specialistica nel settore, sia esso igienista dentale o odontoiatra, nell'ambito del corretto campo operativo, verrebbe inquadrato nell'imprudenza oltre che nell'imperizia.

Quali obiettivi si è prefissata la silo per il prossimo biennio?

Al congresso nazionale di Roma, quando si è posto in atto il ricambio del Consiglio della nostra Società, ho parlato di "rinnovamento nella continuità". Il presidente professor Umberto Romeo, con il Direttivo uscente e tutto il Consiglio, ha svolto un'incomparabile opera di promozione della SILO a livello nazionale e internazionale e noi intendiamo proseguire fortemente su questa strada in perfetta sintonia e collaborazione. Ci siamo proposti di ampliare il coinvolgimento di altre sedi universitarie e liberi professionisti all'interno della nostra Società per rafforzare il radicamento nazionale della SILO. Intendiamo aprire la SILO alle altre Società scientifiche nazionali organizzando eventi comuni e promuovendo lo scambio reciproco degli specialisti nei rispettivi congressi. Confermeremo il rapporto di collaborazione tra l'industria e la ricerca condotta dalla nostra Società, rapporto che risulta mutualmente indispensabile per una corretta divulgazione scientifica. Il progetto è complesso e forse ambizioso, ma con l'entusiasmo e la collaborazione di tutto il Consiglio e dei soci presenti sul territorio si potranno portare a compimento questi obiettivi nel prossimo triennio, con grande soddisfazione di tutti.

Giulia Ottaviani, Matteo Biasotto per Dental Cadmos

 

Chi è Paolo Vescovi:

Professore associato di Malattie Odontostomatologiche presso la Facoltà di Medica e Chirurgia dell'Università di Parma. È stato docente di Patologia Speciale Odontostomatologica dal 1991 al 2003 e di Clinica Odontostomatologica dal 1999 a tutt'oggi presso il CLSOPD dell'Università di Parma. È direttore dell'EMDOLA e del Master in Chirurgia e Patologia Orale presso lo stesso ateneo.
È direttore del reparto di Patologia e Chirurgia Orale Laser del Centro Universitario di Odontoiatria dell'Università di Parma.
Dal 2008 è Country Rep per l'Italia nel Consiglio della World Federation for Laser in Dentistry (WFLD) e dal 2012 è presidente eletto della Società Italiana di Laser in Odontostomatologia (SILO). È autore di oltre 300 pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali.

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