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06 Ottobre 2020

Quando il vantaggio di semplificare è solo per la P.A.

Il dott. Mele porta il proprio vissuto per spiegare il concetto facendo l’esempio degli adempimenti per l’impianto elettrico a carico del titolare di studio


Egregio Direttore, quando l’oscuro ma ben pagato Dirigente dell’INAIL entrerà nel suo ufficio non dovrà far altro che accendere il computer e troverà ben incasellati i miei dati personali e quelli che riguardano l’impianto elettrico del mio studio, compreso il nominativo della Ditta che ha provveduto a verificarne l’efficienza. E, accanto ai miei, quelli di tutti coloro, migliaia, che si trovano più o meno nelle stesse condizioni. Magari lo farà da casa, visto che può ancora lavorare in “smart working”. Tra una tazza di caffè, una sigaretta e la Gazzetta dello sport, osserverà tutta quella massa di dati, molti dei quali assolutamente superflui, e si sentirà compiaciuto di quanto il rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione sia stato finalmente “semplificato”. Per lui.

Per quello che riguarda me, è presto detto: 100 euro più IVA al professionista che si incaricherà di trasmettere i dati sulla verifica della messa a terra del mio studio, più un bollettino di 30 euro se non sono in grado di comunicare il numero di denuncia fatta al momento dell’installazione. Indipendentemente o meno che lo recuperi, non sarei tenuto a farlo, in quanto l’INAIL ne è già in possesso da anni e quindi non avrebbe alcun diritto di richiedermelo.

Ma tanto la legge Bassanini è così vecchia che nessuno se la ricorda, meno che mai la Pubblica Amministrazione.

Non è mai stato semplice “semplificare”, se è vero che Blaise Pascal (che pure di semplificazione se ne intendeva, tanto da contribuire alla ideazione dei calcolatori meccanici) scrivendo ad un amico si scusava per la lunghezza della sua lettera in quanto non aveva avuto “il tempo per scriverla più corta”. 

Quindi, per semplificare, ci vuole tempo.  

E di tempo ne abbiamo avuto, se è vero che da oltre cinque anni si succedono gli ambiziosi “Piani informatici triennali per la digitalizzazione nella Pubblica Amministrazione” che, al pari dei famosi, e a questo punto più seri, Piani quinquennali dell’Unione Sovietica, individuano gli obiettivi da raggiungere nel periodo di riferimento. Peccato che ognuno di questi cominci dove è fallito il precedente.  Inizialmente lo snellimento burocratico può avere dei costi, impegnando risorse economiche. Ebbene, è dal 2007 che non riusciamo ad utilizzare i Fondi europei a tale scopo destinati e che ci avrebbero fatto comodo.

Motivo: la troppa burocrazia italica. Buffo, no?

Al termine del percorso si dovrebbe raggiungere un risparmio, infatti nei già citati piani era previsto per il 2018 un risparmio di spesa per la PA di 800 milioni di euro. C’è stato? Perchè credere che questa volta il progetto dovrebbe funzionare?
I segnali non sono incoraggianti, e non me ne meraviglio. Il nuovo totem dell’ennesimo ultimo Piano informatico è lo SPID. Ci consentirebbe di accedere, con un’unica credenziale, ai servizi online delle pubbliche amministrazioni, al fine di pagare bollette, prenotare visite, controllare tasse, iscriversi ad esami, versare contributi, ed altro.

Peccato che le PA italiane siano oltre 20.000 e quelle attualmente aderenti al sistema siano circa 4.000, cioè appena il 20%. Perchè non si applica a quelle inadempienti la stessa misura che si minaccia così brutalmente agli Ordini professionali territoriali, cioè il commissariamento? 

Infine, a breve ci accorgeremo di quanto il meccanismo sia, ma guarda un po’, estremamente complesso:bisogna rivolgersi ad un “fornitore di identità”, inserendo dati e documenti sul relativo sito internet, ottenere successivamente il “riconoscimento fisico”, attraverso un incontro in presenza dell’operatore. Esiste anche la possibilità di sfruttare una precedente identificazione o quella di farsi riconoscere attraverso una webcam, dopo aver fissato un appuntamento con un operatore. Ma si potrà anche registrare ed inviare un video in cui mostrare un documento  e il codice fiscale. Durante la seduta il richiedente dovrà leggere un codice ricevuto via sms o un’app. Ma dovrà anche pagare la prestazione con un bonifico, indicando un codice precedentemente ricevuto. Per sicurezza verranno fatti controlli a campione sulle richieste mediante verifica da parte di un secondo operatore.

Non sono stato capace di essere più conciso, e questo nonostante avessi tutto il tempo che mancava a Blaise Pascal. Semplicemente era impossibile!Alla fine ce la faremo, ma il vantaggio non sarà per noi, bensì per la PA, che si ritroverà una mole di dati ben incasellati da una folta schiera di sudditi, che neanche si potranno sfogare con il funzionario di turno, vista la asetticità e l’anonimato del rapporto con la PA. 

Oltretutto questo “periodo COVID” ha visto non funzionare tutta la macchina amministrativa italiana, anche laddove aveva gli strumenti organizzativi telematici (PEC, Portali, Siti Web), quando invece avrebbe dovuto caricarsi sulle spalle, così ampiamente protette dallo Stato, cioè da noi, la responsabilità di aiutare i cittadini nel disbrigo delle piccole e grandi incombenze, che vivevano con grande ansia e preoccupazione. Invece, tranne rare e lodevoli eccezioni (penso ai medici, agli infermieri, agli insegnanti e pochi altri), ognuno ha potuto constatare quanto questo non sia avvenuto, anzi.  

Dottor Renato Mele: Vice Presidente ANDI Toscana 

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