Una indagine di MioDottore ha chiesto a 3000 medici italiano l’opinione sull’IA, se la utilizzano e per quali attività
MioDottore, la piattaforma per la prenotazione online di visite mediche, parte del gruppo Docplanner, presenta i risultati di un’indagine per capire l’opinione sull’uso dell’Intelligenza Artificiale in ambito sanitario. Realizzata con il supporto della società di ricerca Datanalysis, dopo aver analizzato le impressioni dei pazienti, ora lo studio ha coinvolto la partecipazione di un campione di 3.000 medici italiani, suddivisi in tre categorie, Medici di Medicina Generale, Specialisti in Centri privati e Specialisti ospedalieri, equamente distribuiti sull’intero territorio italiano.
Sempre più vicini al digitale se pur con importanti differenze territoriali e professionali
L’adozione delle tecnologie digitali in ambito sanitario è ormai una realtà consolidata. La maggior parte dei medici, in tutte le categorie professionali, dichiara infatti un livello discreto di dimestichezza con questi strumenti: il 64% tra i Medici di Medicina Generale, il 56% tra gli Specialisti in Centri privati/convenzionati e il 54% tra gli Specialisti ospedalieri. In generale, la confidenza con le tecnologie digitali risulta buona tra i professionisti della sanità. Basti pensare che il 40% degli specialisti nei centri privati e il 43% di quelli ospedalieri dichiarano di sentirsi pienamente a proprio agio nell’utilizzo di questi strumenti. Anche tra i Medici di Medicina Generale, pur con margini di miglioramento, si registra una buona propensione al digitale (31%). Sul piano territoriale emergono differenze interessanti. Nel Nord-Ovest, i medici che dichiarano una familiarità elevata o molto alta con le tecnologie digitali raggiungono il 45%, mentre nel Sud e nelle Isole questa percentuale si ferma al 29%. Nonostante queste disomogeneità, un dato resta evidente: tutti i professionisti intervistati utilizzano strumenti digitali nella pratica quotidiana. Un segnale concreto che testimonia come la trasformazione digitale sia già in atto, aprendo la strada a una sanità sempre più moderna, connessa e vicina ai bisogni delle persone.
IA nella pratica clinica, un percorso in espansione
L’Intelligenza Artificiale sta iniziando a ritagliarsi un ruolo sempre più concreto nella pratica clinica quotidiana. A conferma di questo cambiamento, una parte significativa del mondo medico ha già avuto modo di sperimentare strumenti basati su IA: si va dal 29% degli Specialisti attivi in centri privati, al 31% tra gli Specialisti ospedalieri, fino al 24% tra i Medici di Medicina Generale. Tra le funzionalità che i medici ritengono più utili nei sistemi di Intelligenza Artificiale spiccano, in particolare, quelle in grado di supportare un approccio più personalizzato e data-driven alla cura. La possibilità di progettare in futuro piani terapeutici su misura è indicata come una delle applicazioni più interessanti, soprattutto dai Medici di Medicina Generale, ma anche dagli Specialisti privati e ospedalieri. Seguono l’analisi avanzata dei dati clinici e la gestione dei farmaci, considerate soluzioni ad alto potenziale per migliorare efficacia e precisione terapeutica. Anche strumenti pratici, come i suggerimenti automatici basati sui dati o la dettatura vocale, riscuotono interesse, in particolare tra i Medici di Medicina Generale, segno di una crescente apertura verso soluzioni in grado di semplificare il lavoro quotidiano.
Criticità e barriere: cosa ostacola l’adozione dell’IA nella sanità?
Nonostante l’Intelligenza Artificiale venga percepita come una risorsa promettente, la sua diffusione nella pratica clinica incontra ancora alcune barriere. Tra le criticità più sentite dai professionisti sanitari emergono la complessità di utilizzo, segnalata dal 22% dei Medici di Medicina Generale la scarsa integrazione con i sistemi attualmente in uso, indicata dal 20% dei medici di base e dal 22% degli specialisti ospedalieri. Anche i costi vengono talvolta percepiti come un ostacolo – lo sottolinea l’11% dei medici di base e il 20% degli specialisti ospedalieri – così come la necessità di rafforzare le competenze digitali, problematica sentita almeno da un medico su cinque tra gli specialisti privati. Tuttavia, queste difficoltà non sono vissute come insormontabili. Al contrario, cresce la consapevolezza che investire in formazione, interoperabilità e strumenti più intuitivi possa rappresentare la chiave per favorire un’adozione più diffusa ed efficace dell’IA. Il clima generale è costruttivo e fiducioso: il mondo medico guarda con interesse all’innovazione, riconoscendone il potenziale per migliorare l’efficienza dei processi clinici e la qualità dell’assistenza.
Chi è più pronto per l’IA? Il confronto tra le tre categorie professionali
Il confronto tra le tre categorie mette in luce che gli Specialisti privati sono attualmente i più predisposti ad adottare strumenti di IA, seguiti dagli Specialisti ospedalieri. I Medici di Medicina Generale, sebbene partano da una base meno strutturata, mostrano segnali concreti di apertura. Il 33% dichiara di usare strumenti come ChatGPT nella vita quotidiana e il 54% si dice interessato ad adottare soluzioni IA, nonostante oggi solo il 21% ne sia a conoscenza. Questo indica un potenziale ancora da esplorare, ma anche una grande disponibilità ad accogliere il cambiamento.
Uno sguardo al futuro: il potenziale trasformativo dell’Intelligenza Artificiale
Le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale sono ormai riconosciute dalla maggior parte dei medici italiani, che ne prevedono un impatto significativo sul modo di fare medicina nei prossimi anni. A pensarla così è il 76% dei Medici di Medicina Generale, l’83% degli Specialisti privati e l’85% degli Specialisti ospedalieri. Un dato che riflette un clima di fiducia e apertura verso l’innovazione, con punte di ottimismo soprattutto nel Nord del Paese. In questo contesto, l’IA si conferma una leva strategica per costruire un sistema sanitario più efficiente, personalizzato e sostenibile. La trasformazione è già in corso, ma per accompagnarla è necessario un impegno concreto su più fronti, dalla formazione continua al potenziamento delle infrastrutture digitali, fino al supporto istituzionale. L’obiettivo è chiaro ed è quello di non sostituire la relazione medico-paziente, ma rafforzarla, rendendo il sistema sanitario più innovativo e al passo con i bisogni del futuro.
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