Riflessioni e considerazioni dei dottori Della Valle e Duraccio che suggeriscono, anche, un tavolo tecnico per stabilire nuove regole per l’accesso alla titolarità di studio odontoiatrico
Il percorso formativo universitario necessario per approdare al Titolo Accademico di “Odontoiatra” è valido sotto ogni profilo scientifico, ma ancora incerto nella finalità di una “good and safe practice”. Tale obbiettivo non deriva, infatti, da automatismi a cascata, ma richiede un periodo opportuno di formazione specifica, rigorosa e revisionale di aspetti che, in buona sostanza, sono comuni ed appropriati, ma ben lontani da quei temi che le discipline universitarie odontostomatologiche affrontano con merito nel contesto della preparazione accademica. In breve, si può affermare che le basi tecnico-culturali accademiche sono molto adeguate nel panorama internazionale per il Titolo di Odontoiatra, ma hanno necessità di un “corroboramento” mediante una programmazione pratica professionale tutoriale allorquando il laureato voglia transitare all’agognato mondo della “titolarità di Studio Odontoiatrico”.
Dopo il conseguimento della laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria, infatti, il laureato è abilitato alla professione ed in tal modo accede all’iscrizione all’Ordine Professionale come ha anche e parimenti ha la possibilità di frequentare Dipartimenti di Salute Odontoiatrica Pubblica e privata nonché partecipare ai Bandi per l’accesso ai Corsi di Specializzazione previsti.
La realtà dei fatti è praticamente questa, ma il laureato ha necessità ancora di un periodo sostanziale post-universitario che gli può consentire di mettere in pratica tutte quelle conoscenze acquisite durante il suo corso di studi lavorando a stretto contatto con un odontoiatra esperto e/o con un team, ovvero professionisti che abbiano almeno dieci anni di esperienza professionale e, parimenti in senso temporale, siano titolari di studio e possono essere “provvidenziali” tutor e “maestri di esperienza competente”. In questa fase il giovane odontoiatra maturerà la sua capacità clinica, raggiungerà curve di apprendimento poliedriche e potrà chiaramente acquisire quell’esperienza che alla fine si può risolvere nell’esegesi della multifattorialità quotidiana della professione: può passare agevolmente dalla piena capacitazione degli adempimenti delle cartelle cliniche all’inquadramento diagnostico, dalle indicazioni, dalle controindicazioni alle alternative terapeutiche e ai più realistici programmi terapeutici della gestione quotidiana, come ed ancor di più, alle loro evidenze prognostiche e di follow- up.
E’ da considerare poi e non di meno un elemento prioritario: l’umanità nella professione, ovvero l’interazione intellettiva emozionale con le persone assistite.
E’ necessario che il giovane odontoiatra abbia la possibilità di veder dischiudere nelle sue mani non il “suo futuro bottino” economico, ma le realistiche prospettive della sua realizzazione umana! In tal senso dal Titolo Accademico Universitario il Laureato in Odontoiatria e Protesi Dentaria deve transitare nel più ampio bacino della “competenza professionale” che si può raggiungere solo attraverso un programma assistito di attività mediante il crivo dell’esperienza e la crasi tra la sua intrapresa responsabilità e le aspettative della persona assistita. Nella professione odontoiatrica non si può fare a meno di un patrimonio insostituibile e di alto valore che deriva proprio dallo scrigno dell’ “esperienza competente” di cui la “libera professione” può disporre da sempre nel miglior modo.
Il giovane odontoiatra deve iniziare un percorso di formazione post-universitario di almeno di 36 mesi sostanziato da un Master Biennale di II Livello o una Specializzazione integrata ad ore di frequenze cliniche necessarie affinchè possa acquisire quelle referenze che gli potranno permettere di conseguire l’abilitazione alla “titolarità di studio professionale”, un’entità autonoma e a sé stante. L’odontoiatra, infatti, approda fin da subito nel difficile mercato della professione ove il sistema delle industrie, quello dei crediti/debiti bancari, quello delle risorse statali ventilate come “serene” opportunità, quello dei contributi previdenziali propalati come garanzie ad oltranza gli offrono solo “fatue prospettive” mettendo a rischio il suo percorso costruttivo ed evolutivo.
L’attuale organigramma infrastrutturale alla professione rappresenta per i giovani titolari di studio una vera criticità che mina alla base tutti quei processi di tutela e sicurezza che l’attuale e vigente normativa prevede per le persone assistite.
Il percorso tutoriale pubblico o privato post-universitario rappresenta una fase fondamentale per lo sviluppo di competenze e per l’inquadramento realistico della professione anche sotto il profilo percepito dell’economia gestionale. L’Odontoiatria dei giovani deve avere prospettiva di una corretta proporzionalità tra le sue reali capacità e le terapie che deve saper affrontare. Vi è molta ed esecrabile ostentazione di sicurezza, ma poca concretezza di capacità e, laddove questa si rilevi, non ha caratteri di continuità; è solo puntuale eccezione!
L’Odontoiatra necessita di guide strutturate al fine di entrare in un mercato del lavoro con una preparazione non “base-line”, ma “over-top” per affrontare tutte le sfide fattuali della professione. Continuare nella direzione attuale significa progredire verso una qualità professionale mediocre ed un’offerta di prestazioni poco profittevoli e a volte senza precise indicazioni al caso.Tale quadro ha evidenze e riscontri tangibili nel fenomeno dell’abbassamento dell’età media dei professionisti coinvolti nel contenzioso sanitario odontoiatrico. Gli aspetti di quest’ultima realtà sono preoccupanti ed invitano tutti coloro che hanno un ruolo decisionale attivo ad una necessaria e programmatica riflessione: formazione tutoriale, conoscenza puntuale di prassi burocratiche, gestione responsabile nella selezione del personale, corretti rapporti economici e deontologici con i consulenti, esecuzione funzionale dei compiti amministrativi e valorizzazioni professionali sono articolazioni che non vanno di certo più ricondotte a piani secondari e subordinati.
La professione deve essere prima che un’aspirazione, una meta ed un diritto un peculiare “dovere” ove l’odontoiatra deve comprendere che il suo benessere materiale e psicologico passa attraverso il sistema della piena responsabilità e della conoscenza completa degli aspetti della titolarità professionale, del tutto e ben diversi dagli specifici temi culturali e scientifici che ha affrontato nel percorso di studi universitari. L’odontoiatra prima di giungere al ruolo di “consulente” o quello di “titolare di uno studio” deve “lievitare”, deve “fermentare intellettivamente” nella dimensione del “collaboratore di studio” ovvero in quella condizione funzionale al suo processo trasformativo alla professione.
Nella pratica sanitaria odontoiatrica bisogna, senza ulteriori ritardi, attuare questo piano strategico in modo da eliminare quelle avventatezze, inconsapevolezze ed imprudenze che si collocano nell’ampio divario tra le aspettative iniziali e la realtà e che fanno della professione in questi termini uno scenario di irresponsabilità.
Il giovane odontoiatra va colmando la sua inesperienza sovraesponendo la sua figura professionale nell’azzardo del prestanomismo e nell’agevolazione pratica dell’abusivismo professionale odontoiatrico. Di contro il sistema assicurativo professionale sta provvedendo a misure ben più definite e limitate ove la presumibile “rete anticaduta” non è per nulla una garanzia di protezione Kasko.
Per quanto rilevabile con oggettività e merito bisogna aprire un tavolo tecnico urgente dove tutte le parti in causa dovranno concorrere responsabilmente nella finalità di una serie di iniziative per cercare di stabilire regole nuove all’accesso alla titolarità di studio professionale con proposte che vanno dalla definizione del periodo di tutorato post-laurea al riconoscimento della figura del collaboratore professionista odontoiatra e della sua retribuzione, dall’introduzione di una formazione ben più strutturata, continua e tridirezionale ad un progetto formativo intercompartimentale tra università, pubblico e privato.
In tale ambito gli Ordini Professionali, i Sindacati di Categoria unitamente alle Società Scientifiche devono avere un ruolo centrale: i primi per la tutela e a favore delle persone assistite, i secondi per le più idonee garanzie contrattuali e formative prevedibili per i giovani Odontoiatri!
Ci sarà, quindi, la necessità di individuare forme di contratto stabili e giustamente remunerate che consentano ai giovani odontoiatri di concentrarsi elettivamente sull’aspetto formativo senza dover affrontare la quotidiana incertezza economica. Inoltre è necessario che le Università mettano a punto piani integrati nazionali al fine di promuovere un sistema di tutoraggio più efficace in grado di aiutare i giovani odontoiatri a orientarsi meglio nell’elezione della loro specialità vocazionale lavorativa.
Se tutte queste iniziative riusciranno ad estendersi su scala più ampia si potrà sperare in un miglioramento sostanziale della qualità del percorso formativo e della preparazione dei giovani odontoiatri, garantendo loro migliori opportunità, un futuro professionale più equo ed una professionalità votata alla qualità piuttosto che alla quantificazione indiscriminata delle prestazioni e, per giunta, nell’accezione della mediocrità! I giovani odontoiatri non devono più vedere un mercato dell’odontoiatria e le relative versioni oramai spregiudicatamente entrate nel senso comune: “low e high cost”! Devono, invece, sentirsi responsabilizzati alla “good and safe practice in dentistry”!
Un ultimo aspetto che va trattato nel percorso di valorizzazione dell’Odontoiatra è quello della necessità di affrontare con sistematicità giuridica la sua posizione professionale nel contesto dei “Modelli Operativi di intervento per le emergenze derivanti da rischi epidemici per la popolazione”. E’ necessario istituire una Commissione di Inchiesta Parlamentare che venga a definire le reali motivazioni che hanno condotto nella pandemia da COVID 19 al mancato riconoscimento del Laureato in Odontoiatria ad un ruolo equiparabile a quello del Laureato in Medicina e Chirurgia. Le Unità di Crisi Regionali, i Dipartimenti della Protezione Civile, il Presidente del Consiglio, il Ministro della Salute, i quadri nazionali, regionali e locali devono rispondere una volta e per tutte sotto ogni profilo ammissibile per la puntuale esclusione degli Odontoiatri dall’informazione/sorveglianza, dall’esecuzione dei test diagnostici, dal sistema del contact tracking e dai programmi di esecuzione vaccinali. Questo punto va chiarito in tempi molto rapidi e certi e non resterà un tentativo isolato rientrando a pieno titolo nel più ampio panorama di definizione del professionista sanitario Odontoiatra e, non ultimo, come dovere nei confronti di innumerevoli professionisti che si sono fatti carico del comparto in piena autonomia durante il disastro economico pandemico ove le misure di compensazione sono risultate del tutto improvvide!
Certamente, infine, il chiarimento è necessario anche per eliminare quel sottile “imbarazzo” riconoscitivo della parità dei diritti e delle opportunità in ambito ordinistico.
Antonio Della Valle: Odontoiatra; Specialista in Chirurgia Odontostomatologica; Antropologo e Odontologo forense; Assistente Patologo Forense; Consulente INAIL; Socio Fondatore S.I.Sc.O Società Italiana di Scienze; Odontostomatologiche; Libero Professionista a Caserta
Roberto Duraccio: Odontoiatra; Specialista in Chirurgia Odontostomatologica; Patologo Orale ed Esperto in Medicina Orale; Past Presidente S.I.Sc.O Società Italiana di Scienze Odontostomatologiche; Libero Professionista a Napoli
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