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18 Novembre 2025

Antibiotico-resistenza: in Italia 12 mila morti l’anno

L’ISS lancia l’allarme e indica dieci cose da fare sapere ai pazienti. Anche gli odontoiatri sono chiamati a fare la propria parte


Antibiotici paziente mangia

In Italia, la resistenza agli antibiotici resta un problema sanitario di primo piano. Nel 2024, le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici per gli otto patogeni sotto sorveglianza si mantengono elevate, anche se per alcune combinazioni patogeno/antibiotico si osserva un trend stabile o in lieve diminuzione. Fa eccezione l’Enterococcus faecium resistente alla vancomicina, in continuo e preoccupante aumento.

La fotografia arriva dalle sorveglianze coordinate dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e presentata durante la Settimana Mondiale della Consapevolezza sugli Antibiotici, nel meeting finale del progetto Inf-Act.“Oggi, nel nostro Paese, l’antibiotico-resistenza causa circa 12 mila decessi ogni anno, pari a un terzo di tutti i decessi registrati tra i pazienti ricoverati in ospedale”, ha dichiarato il presidente dell’ISS, Rocco Bellantone. “Questi numeri non sono meri dati statistici: rappresentano persone, famiglie, comunità colpite da infezioni che, in buona parte, avremmo potuto evitare o curare efficacemente”.

Il direttore generale dell’ISS, Andrea Piccioli, ha richiamato l’attenzione sul messaggio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: “Non è un caso che quest’anno lo slogan scelto dall’OMS sia ‘È ora di agire: proteggiamo il nostro presente, difendiamo il nostro futuro’. Abbiamo dinanzi a noi una sfida grande, complessa, difficile. Dobbiamo trasformarla in un’opportunità per costruire sistemi nazionali più robusti, interconnessi e resilienti contro le minacce sanitarie transfrontaliere”. 

Antibiotico-resistenza: segnali di miglioramento, ma restano criticità

Il monitoraggio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità attraverso la sorveglianza AR-ISS, in linea con i programmi OMS ed ECDC, evidenzia nel 2024 alcuni segnali incoraggianti nella lotta contro la resistenza agli antibiotici, pur confermando la persistenza di situazioni ad alto rischio.

Tra i batteri Gram-negativi, Acinetobacter spp. mostra una lieve riduzione della multi-resistenza (dal 72,3% al 69,7%), mentre Klebsiella pneumoniae registra un calo degli isolati resistenti ai carbapenemi (24,0% contro 26,5% nel 2023). In controtendenza, Escherichia coli segna un incremento della resistenza alle cefalosporine di terza generazione (27,7% rispetto a 26,7%). Pseudomonas aeruginosa, invece, presenta una diminuzione della resistenza in tutte le principali classi di antibiotici.

Sul fronte dei Gram-positivi, si osserva una lieve flessione dei ceppi di Staphylococcus aureus meticillino-resistenti (MRSA), scesi al 25,7%, mentre Enterococcus faecium continua a destare preoccupazione con un aumento della resistenza alla vancomicina (34,9%). Anche Streptococcus pneumoniae mostra un incremento della resistenza all’eritromicina, raggiungendo il 27,4%.

Le Terapie Intensive restano i reparti più colpiti, con percentuali di resistenza più elevate per K. pneumoniae, P. aeruginosa e Acinetobacter spp. resistenti ai carbapenemi. Sul piano epidemiologico, la sorveglianza CRE segnala nel 2024 3.735 casi di batteriemie da enterobatteri resistenti ai carbapenemi, con un tasso di incidenza di 5,2 per 100.000 residenti: un dato in lieve calo rispetto al 2023, ma ancora superiore ai livelli del periodo 2016-2021.

Il tema della resistenza agli antibiotici va affrontato nella sua complessità”, sottolinea Anna Teresa Palamara, direttrice del Dipartimento Malattie Infettive dell’ISS. Serve uno sforzo collettivo per preservare l’efficacia degli antibiotici, la nostra arma più preziosa contro le infezioni. I numeri indicano che, pur restando criticità, iniziamo a vedere i primi frutti degli interventi messi in campo”.

 Le dieci cose che per l’ISS si dovrebbero sapere sull’antimicrobico resistenza: 

  1. Ogni anno, 1,2 milioni di persone nel mondo perdono la vita a causa della resistenza agli antimicrobici e stiamo esaurendo le opzioni per curare le infezioni gravi nell'uomo, negli animali e nelle piante. Se non si interviene, entro il 2050 39 milioni di persone potrebbero morire a causa dell'AMR. Solo in Europa, il trattamento delle infezioni causate da microbi resistenti agli antimicrobici costa quasi 12 miliardi di euro all'anno. Le infezioni resistenti comportano malattie più lunghe, meno opzioni terapeutiche e degenze ospedaliere più lunghe.
  2. Le infezioni da patogeni resistenti negli animali destinati alla produzione di alimenti comportano anche trattamenti più costosi, una minore produttività e gravi implicazioni per la sicurezza alimentare. Se non agiamo ora si stima che entro il 2050 l'AMR sarà responsabile di perdite nella produzione animale pari al fabbisogno di consumo di oltre 2 miliardi di persone all'anno. Si tratta di circa 1 persona su 5 della popolazione mondiale prevista. 
  3. La salute umana, la salute degli animali, e la salute dell'ambiente sono intrinsecamente interconnesse e interdipendenti. L'uso massivo ed inappropriato di antimicrobici in ambito umano e veterinario, e la loro diffusione nell’ambiente ha favorito la comparsa di ceppi via via sempre piu’ resistenti. Poiché oltre il 60% dei patogeni che causano malattie umane proviene da animali domestici o selvatici, proteggere la salute degli animali e dell'ambiente significa anche proteggere la salute umana. Pertanto, contenere la resistenza agli antimicrobici richiede un approccio coordinato “One Health” (Una sola salute) che tenga conto di questa interdipendenza.  
  4. Gli antibiotici e altri antimicrobici devono essere assunti solo quando prescritti da un medico o da un professionista sanitario qualificato e sempre seguendo le istruzioni fornite. Quando saltiamo delle dosi o interrompiamo un trattamento antimicrobico troppo presto perché ci sentiamo meglio, i microbi più resistenti possono sopravvivere. Questi microbi possono farci ammalare ancora di più e diffondersi ad altre persone, aumentando il rischio di contrarre superbatteri più difficili da curare per tutti. 
  5. Lavarsi le mani regolarmente – prima di cucinare o mangiare, o dopo aver usato il bagno, aver toccato animali o essere stati all'aperto – aiuta a prevenire le infezioni prima che si manifestino. Non importa dove ci troviamo – a casa, in strutture sanitarie, nelle fattorie, nelle scuole o nelle cucine – una buona igiene delle mani è un modo semplice ma efficace per proteggere le persone, gli animali e la nostra salute comune. 
  6. Semplici abitudini come lavarsi le mani prima e durante la preparazione dei cibi, utilizzare superfici e utensili puliti, separare gli alimenti crudi da quelli cotti per evitare la contaminazione, cuocere bene carne, pollame, uova e frutti di mare, conservare gli alimenti deperibili in frigorifero in modo appropriato e lavare bene frutta e verdura riducono il rischio  di infezioni, con minore necessità di antimicrobici e diminuendo di conseguenza e la possibilità che si sviluppino microbi resistenti.  
  7. Abitudini come indossare una mascherina o rimanere a casa quando si è malati aiutano a ridurre la diffusione delle infezioni sia verso altre persone, sia verso gli animali poiché alcuni microbi resistenti possono passare tra esseri umani e animali in entrambe le direzioni.
  8. I batteri resistenti e altri superbatteri possono infettare i nostri cani, gatti e altri animali da compagnia, compromettendo gravemente la loro salute. In alcuni casi, gli animali domestici possono aver bisogno di trattamenti più forti o più lunghi, che possono essere costosi e stressanti. Prendersi cura dei nostri animali domestici attraverso buone pratiche come controlli regolari, un rifugio pulito, una corretta igiene, una buona alimentazione e vaccinazioni aiuta a prevenire le infezioni prima che si manifestino. 
  9. Gli antimicrobici devono essere somministrati agli animali solo su prescrizione di un veterinario e devono essere utilizzati secondo le istruzioni raccomandate.  Gli antibiotici previsti per uso umano non devono mai essere utilizzati per uso veterinario anche per lo sviluppo di nuoive resistenze.
  10. Lo smaltimento improprio degli antimicrobici danneggia l'ambiente e può contribuire alla comparsa e diffusione di batteri resistenti. Non conservare antimicrobici inutilizzati o scaduti; non gettarli nella spazzatura né scaricarli nel water. Portali in farmacia o segui le indicazioni locali per uno smaltimento sicuro.    


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