Ha ragione il presidente della FNOMCeO Filippo Anelli quando all’Agenzia ANSA denuncia che “in una fase così delicata per il nostro Paese, con un'epidemia in corso e con una campagna vaccinale anti-Covid che deve correre, migliaia di medici rischiano la sospensione dalla professione perché non hanno una casella di Posta Elettronica Certificata (Pec) o ne sono titolari ma non l'hanno comunicata al proprio Ordine di appartenenza”.
Il presidente Anelli si riferisce alla norma contenuta nel Decreto Semplificazioni, diventato Legge nel settembre 2020, che ha imposto da ottobre a tutti i professionisti iscritti ad un Ordine professionale di comunicare il proprio indirizzo di posta elettronica e nel caso questo non avvenga diffidarlo e se non si adegua scatta la sospensione. Se veramente ancora non ne sapete nulla, a questo link uno dei nostri approfondimenti.
Ma non basta, e forse è qui il motivo che la Federazione da mesi si sta impegnando a fare modificare la scadenza: la norma prevede lo ''scioglimento e il commissariamento'' per gli Ordini che non attueranno questa disposizione.
"In questo momento meglio un medico che una Pec", dice il presidente Anelli.
Sulla stessa linea anche il presidente OMCeO di Torino Guido Giustetto.
“Ci chiediamo davvero perché il Governo non abbia ascoltato la richiesta di rinvio fatta della Federazione degli Ordini dei Medici e se, in un momento simile, sia davvero questa la priorità per i medici e per i professionisti che operano nella sanità, che da più di un anno sono in prima linea nell’affrontare l’emergenza Covid e adesso sono impegnati per garantire la campagna di vaccinazione”. Solo all’Ordine di Torino a rischio sospensione sarebbero un quarto (4.700) degli iscritti all’Albo dei medici. Più rispettosi dell’obbligo gli odontoiatri, come Odontoiatria33 ha informato in questo approfondimento.
Ribadito che privare il nostro Sistema Sanitario di migliaia di medici in un momento come questo per un “impiccio burocratico” è veramente un’assurdità, qualche considerazione la dobbiamo però fare.
Quella più ovvia, è se è colpa dello Stato che ha imposto la norma o dei medici che la disattendono.
L’obbligo imposto dal Decreto Semplificazioni non riguarda solo medici e dentisti ma tutti i professionisti iscritti ad un Albo ed anche le imprese. Decreto che impone sanzioni a chi non comunica ma non l’obbligo di avere una PEC, l’obbligo era già previsto dal novembre 2009. Legge però che non prevedeva sanzioni. Inoltre già nel 2014 il Ministero della Sviluppo Economico aveva avvertito gli Ordini che la non comunicazione avrebbe comportato il commissariamento dell’Ordine inadempiente.
Probabilmente, dopo 12 anni, il Governo vista la scelta di digitalizzare la Pubblica amministrazione e non solo, ha deciso di cercare di obbligare definitivamente professionisti ed imprese a comunicare l’indirizzo PEC per renderlo disponibile sul portale INI-PEC.
Ed anche la scelta del legislatore di non porre una sanzione ma mettere nelle condizioni il professionista di non poter più esercitare, dimostra probabilmente l’assoluta necessità di obbligarlo ad avere un indirizzo di Posta Elettronica Certificata.
Sullo strumento PEC il presidente Anelli, sempre all’ANSA dice: "Molto spesso in Italia prevalgono gli aspetti burocratici su quelli pragmatici e funzionali, compreso nel nostro campo, dove dovremmo fare i medici e non i burocrati. Sarebbe il caso di risparmiarci questo ennesimo adempimento in un momento così delicato della lotta al Covid, fermo restando che sicuramente il miglioramento tecnologico, le comunicazioni e la Pec sono strumenti importanti. Ma in questo momento abbiamo davvero altri problemi e possedere una Pec è meno importante che avere un medico operativo".
Ribadito nuovamente che l’obbligo non è arrivato ieri ma di 12 anni fa, la PEC è veramente un obbligo burocratico insormontabile?
Io, visto l’obbligo, l’ho attivata nel 2009 e comunicata al mio Ordine. Per anni non è servita a nulla poi nel tempo sono cominciate arrivarmi comunicazioni da parte degli Enti pubblici ed Istituzioni. Certo molte di queste non molto gradite, come le cartelle esattoriali, ma almeno non devo più recarmi all’ufficio postale a ritirare la raccomandata con ricevuta di ritorno.
Peraltro, PEC che utilizzo oggi al posto della raccomandata per le mie comunicazioni, con un notevole risparmio di tempo ed anche di soldi. La PEC si attiva in pochi minuti, basta anche un cellulare. Io la pago 5 euro all’anno perché il mio Ordine non la regala come invece fanno praticamente tutti gli OMCeO, molti dei quali assistono anche gli iscritti nell’attivazione.
Il fatto che la PEC sia un obbligo decisamente accettabile (io direi utile), è confermato dal notare che medici a parte, nessun’altra categoria professionale si sia lamentata di quanto imposto dal Decreto Semplificazioni. Ingegneri, architetti, geometri, avvocati, commercialisti la usano da tempo per il loro lavoro.
Perchè allora questo rifiuto dei medici verso la PEC?
Due possono essere le cause, come alcuni presidenti OMCeO hanno fatto notare.
Il primo è che molti di coloro che non hanno comunicato la PEC sono pensionati. Allora se il medico pensionato vuole rimanere iscritto per potersi fare le ricette e non andare come tutti noi dal medico di base, si attrezzi e prenda la PEC. Se vuole rimanere iscritto per “senso di appartenenza”, sarebbe ora di ricordare che l’Ordine non è un’Associazione, gli iscritti dovrebbero essere solo gli esercenti.
La seconda è quella che molti medici sono dipendenti e quindi a differenza di ingegneri, avvocati ed anche dentisti, la PEC non la usano.
Poi vi è una terza, che a mio parere pone molti interrogativi e conferma la bontà del provvedimento legislativo, e mi era stata sottolineata da un importante esponente della FNOMCeO intervistato nel 2014.
Alla domanda del perché i medici non comunicano l’indirizzo PEC così mi rispondeva. "Il fatto che non vi sia una sanzione non ha incentivato gli iscritti a dotarsi di un indirizzo PEC", "Poi, molti colleghi l'hanno attivata ma non la comunicano per vari motivi. Tra questi il rischio di essere portati in giudizio per inadempienza. Siccome gli indirizzi PEC dei professionisti sono pubblici, un paziente, per esempio, potrebbe richiedere al medico tramite PEC una visita domiciliare urgente. Se il medico non la effettua perché non ha la possibilità di guardare con assiduità la propria casella di posta, può subire una denuncia. Questa era una delle criticità che come Federazione avevamo indicato al legislatore".
Criticità estremamente sensata, decisamente di più dell’invocare una proroga perché un momentaccio: però comunque il problema rimane. Problema, quello del non comunico per non farmi trovare, che da paziente trovo assolutamente ingiustificabile e rafforza la decisione del legislatore di sanzionare chi da 12 anni disattende una Legge.
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