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23 Marzo 2018

Veterinario odontoiatra, una specializzazione in crescita

Intervista a... Margherita Gracis

Carla De Meo

Magherita Gracis, medico veterinario, Specialista Europeo in odontostomatologia veterinaria, racconta le opportunità di una professione destinata a crescere molto anche in Italia.

Lei si occupa di odontostomatologia e chirurgia orale e maxillofacciale veterinaria. Si è specializzata negli Stati Uniti a metà degli anni Novanta e ha lavorato per alcuni anni a Philadelphia. Perché questa scelta professionale?

La scelta di questa specialità è nata da una passione che si è sviluppata nel periodo universitario. All’epoca non era molto comune. Ho lavorato alcuni anni in una clinica privata come medico generico e poi sono partita per gli Stati Uniti per specializzarmi.

Che cosa l’affascina di questa attività?

Ovviamente la passione per gli animali e per la medicina. In particolare, dell’odontoiatria amo il fatto che è una disciplina molto pratica e che spesso permette di vedere risultati in tempi brevi. Mi consente di lavorare in diversi campi, interagendo con colleghi di altre specialità e di utilizzare mezzi e strumenti tecnologici in evoluzione. È tutto molto affascinante e io sono entusiasta del mio lavoro come il primo giorno.

Ha al suo attivo una doppia esperienza professionale, negli States e in Italia. Esistono macro differenze?

Sicuramente le differenze ci sono, sia per l’insegnamento sia per il mondo del lavoro, anche se negli ultimi anni si stanno riducendo e ci avviciniamo sempre più al mondo anglosassone e americano, dove le specializzazioni veterinarie sono nate.
Le università americane e inglesi (e probabilmente quelle di altri paesi) offrono agli studenti ancora oggi maggiori possibilità di fare pratica, con aperture verso il mondo del lavoro e l’estero. L’Europa e l’Italia si sono aperte a questo tipo di percorsi con un certo ritardo, ma la facilità con cui studenti e neolaureati possono ora fare esperienze all’estero, e magari pensare di specializzarsi, ha senz’altro aiutato a ridurre le distanze culturali e ad aumentare anche le opportunità di lavoro.
Sicuramente le differenze economiche tra i diversi paesi influiscono sulla clientela e sulla disponibilità a far affrontare procedure specialistiche ai propri animali. Nei paesi anglosassoni sono molto diffuse le assicurazioni per gli animali che permettono di proporre e fare procedure e trattamenti che per noi non sono sempre così ovvi.

Quali sono le branche dell’odontostomatologia che si praticano anche in veterinaria?

Direi quasi tutte: dalla parodontologia all’ortodonzia, dalla chirurgia orale e maxillo-facciale all’endodonzia. E poi, patologia orale, terapia conservativa oltre a branche più discusse (per motivi etici) come implantologia e ortodonzia.

Quanti sono in Italia i colleghi con diploma EVDC, European Veterinary Dental College?

Attualmente siamo in tre. E siamo 57 specialisti in tutta Europa. Alcuni colleghi sono specializzati solo in odontoiatria equina, una sotto specialità nata da pochi anni, mentre tutti gli altri hanno una specializzazione che include anche altri animali, tra cui cani e gatti.

Quali sono le ragioni di un numero così esiguo di specialisti?

Credo che la ragione sia da ricondurre all’università. Purtroppo ancora oggi l’odontostomatologia veterinaria viene considerata una disciplina secondaria. In Europa le università che offrono agli studenti qualche tipo di insegnamento in questo campo sono pochissime. Sarebbe invece indispensabile partire proprio da lì: coinvolgere gli studenti, fornire le conoscenze di base per affrontare casi clinici che incontreranno nella professione, vista l’alta incidenza dei problemi orali. Gli studenti informati possono poi diventare colleghi appassionati e convinti dell’importanza e della bellezza di questo lavoro, e aiutare a far crescere la disciplina in Italia. Fino al 1996, quando sono andata in America, solo l’università della Pennsylvania offriva corsi universitari e post-universitari di odontostomatologia veterinaria, grazie a quello che sarebbe diventato il mio mentore, il professor Colin Harvey. Negli ultimi vent’anni ha però registrato una diffusione capillare: quasi tutti gli atenei hanno un servizio dedicato, prevedono corsi teorici e pratici per gli studenti e offrono una formazione post-laurea. Il congresso annuale di odontostomatologia veterinaria, organizzato da F4VD (Foundation for Veterinary Dentistry) e da AVDC (American Veterinary Dental College) riunisce diverse migliaia di partecipanti ogni anno.

Qual è oggi la strada che deve seguire un giovane in Italia per specializzarsi?

Deve fare un training programme offerto da alcune facoltà (negli Stati Uniti) o da colleghi che lavorano nel privato, come me. I programmi possono essere full o part-time, alcuni sono retribuiti, altri no. A livello mondiale ci sono due associazioni che regolano e controllano le specialità in veterinaria: l’European Veterinary Board of Specialization e l’American Veterinary Board of Specialization. I college di specialità in Europa sono 26 (tra cui quelli di odontostomatologia, dermatologia, chirurgia, medicina interna, oftalmologia, neurologia, cardiologia e tanti altri). Ogni college offre percorsi di training specifici (chiamati residency) della durata di tre-quattro anni (se part-time hanno di solito durata doppia).
Generalmente i colleghi che intraprendono questo percorso (chiamati resident) devono trattare un certo numero di casi, pubblicare articoli, partecipare a congressi dove presentare relazioni scientifiche e completare altri requisiti che possono essere diversi a seconda della disciplina. Alla fine del training programme, i resident affrontano un esame finale che per il college di odontostomatologia dura tre giorni, ed è diviso in pratica e teoria. Superato l’esame si diventa veterinario Specialista Europeo (o Americano) in quella disciplina, che viene definito in inglese come diplomate.

In che cosa consiste la sua attività di education?

Per quanto riguarda la specializzazione europea io, come tanti altri colleghi diplomate, offro training programme a chi vuole intraprendere questo percorso. In questo momento sto facendo da mentore a una collega che tra un paio di anni dovrebbe affrontare l’esame. Uno dei tre specialisti italiani ha fatto il residency con me, ormai diversi anni fa. Inoltre, ho un’intensa attività di insegnamento post-universitario per i colleghi che si vogliono avvicinare alla disciplina anche se non in maniera specialistica ed esclusiva. Insegno in molti corsi pratici e faccio spesso presentazioni a congressi e incontri scientifici.

Parliamo della sua attività in studio: dove lavora, quali animali cura?

Lavoro in due strutture private a Milano e Novara e mi occupo soprattutto di animali da compagnia, cani e gatti. Però capita di trattare anche animali diversi che genericamente chiamiamo esotici. Ho per esempio eseguito un trattamento endodontico al canino di un leone presso l’università di Milano, a Lodi, qualche anno fa.

Ci sono sintomi in cani e gatti che devono allarmare il proprietario sullo stato di salute della bocca?

I sintomi e i segni clinici legati ai problemi orali sono variabili e possono includere alitosi (spesso una delle prime indicazioni di problemi del cavo orale), tumefazione facciale/periorale, perdita di cibo dalla bocca, rifiuto a masticare cibi consistenti o a giocare con la bocca, perdita di saliva, ridotta assunzione di cibo, grattamento insistente del muso, depressione o addirittura aggressività. In presenza di uno di questi sintomi è bene portare l’animale a fare una visita dal veterinario. Cani e gatti tendono a nascondere il dolore causato dai problemi orali e odontoiatrici, in particolare. È fuorviante pensare che il dolore si esprima solo con sintomi evidenti, come la mancata assunzione di cibo che può svilupparsi ma solitamente solo in fasi molto avanzate delle malattie che colpiscono le strutture orali. Se hanno male da un lato della bocca, masticano magari dall’altro, oppure ingoiano il cibo.
Inoltre molti soggetti, in particolare i gatti, per la maggior parte del tempo vivono a bocca serrata e per i proprietari può essere difficile accorgersi di problemi. Purtroppo capita spesso di fare diagnosi tardive, per esempio nelle forme tumorali orali del gatto. È pertanto molto importante portare gli animali a fare visite saltuarie, almeno una volta l’anno.

Su quali problematiche interviene il veterinario non specialista?

Quasi tutti i veterinari trattano l’odontostomatologia di base: dall’ablazione del tartaro alle estrazioni dentali. Lo specialista viene cercato dai colleghi per procedure più particolari o per interventi complessi, in particolare in soggetti anziani o con problemi medici che rendono le procedure anestesiologiche più delicate.

È di poche settimane fa la notizia che dodici cammelli sono stati squalificati a un concorso di bellezza a Riad per l’uso del botox: iniezioni che avrebbero reso più grandi e carnose le loro labbra. Esiste la medicina estetica per animali?

Non dovrebbe esistere, se tutti i medici veterinari seguissero il Codice Deontologico che vieta di fare trattamenti per meri motivi estetici. Purtroppo ci sono proprietari e allevatori di animali da riproduzione o da esibizione che ricercano la perfezione richiesta dagli standard di razza anche per soggetti che non sono perfetti. Le richieste di trattamenti ortodontici o implantari in caso di agenesia dentale sono ad esempio quasi quotidiane. Tuttavia, anche le regole delle associazioni canine, che sovraintendono a queste competizioni (per esempio, ENCI), sono chiare: la modifica del morso nei soggetti iscritti non è consentita. Personalmente ho fatto una scelta di tipo etico e professionale nel rispetto del mio Codice Deontologico, scegliendo di non fare trattamenti puramente estetici, in mancanza di motivazioni mediche. Ho anche una mia personale visione: trovo abbia poco senso penalizzare un cane con difetti veniali, come la mancanza di un primo premolare, un dente di piccole dimensioni, funzionalmente poco importante. Queste regole rigide forzano in qualche modo allevatori e proprietari a cercare trattamenti meramente estetici, sottoponendo i soggetti a procedure anestesiologiche magari ripetute e a trattamenti dolorosi.

Sul fronte della salute degli animali c’è qualcosa che andrebbe migliorato?

C’è una battaglia che mi sta molto a cuore nei confronti dell’Anesthesia Free Dentistry. È una “moda” nata negli Stati Uniti che si sta diffondendo anche in Europa. Si tratta di procedure odontoiatriche, eseguite in cani e gatti svegli, senza anestesia generale, offerte da toelettatori e purtroppo anche da diversi veterinari. Per andare incontro alle esigenze dei proprietari, che spesso temono l’anestesia generale per i loro animali, vendono questo servizio equiparandolo alle procedure odontoiatriche eseguite in anestesia. Tuttavia, come spieghiamo nel sito AVDC, queste procedure sono inutili o addirittura dannose e non permettono una valutazione diagnostica precisa, rischiando di lasciare in sede denti patologici e altri gravi problemi.

Come vede l’evoluzione della specialità?

Avrà sicuramente un’evoluzione che, devo ammettere, speravamo di vedere prima. Prenderà piede come negli Stati Uniti, ne sono certa. Le prospettive professionali per i giovani sono ottime: un mercato molto ampio e, al momento, pochissimi specialisti.

Che cosa vi aspettate dalle istituzioni?

Il riconoscimento del nostro diploma in tutta Europa. Diversi paesi non lo riconoscono ancora e purtroppo l’Italia è fra questi. È una delle battaglie più importanti dell’EBVS, l’European Board of Veterinary Specialisation. Siamo in attesa che la Comunità Europea si pronunci a breve sull’istanza che è stata inoltrata recentemente. Il riconoscimento sarebbe importante anche per far conoscere al pubblico chi è, e che cosa fa, lo Specialista Europeo.

Proprio in quest’ottica di maggiore informazione, insieme a due colleghi ha fondato VIDiCE, associazione dei Veterinari Italiani Diplomati dei College Europei riconosciuti dall’EBVS?

Sì, abbiamo un sito dove spieghiamo che cos’è la specializzazione veterinaria e informiamo i giovani veterinari che vogliono approcciare questo percorso, e che stiamo incontrando anche con appuntamenti dedicati nelle università. Vorremmo rappresentare i diplomati europei che lavorano in Italia per portare avanti le nostre istanze. L’ambizione è fare gruppo e avere una voce più forte. Il sito è stato creato anche per i proprietari che cercano in rete il nominativo di veterinari specializzati nelle diverse discipline con un servizio di geolocalizzazione.

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