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16 Giugno 2008

Cancro orale: anche una corretta comunicazione fa parte della prevenzione

di Renato Torlaschi


Il dialogo tra medici e pazienti è difficile. Il dialogo tra medici e pazienti in tema di cancro è ancora più difficile.
Lo scorso 10 aprile, il professor Lo Muzio (Sipmo) e il professor Pelo (Siocmf), rappresentanti delle due Società scientifiche, hanno presentato alla Federazione nazionale degli ordini dei medici i dati relativi all’incidenza del tumore del cavo orale nell’ambito delle patologie oncologiche.
La settimana successiva, a Roma, nell’ambito del Collegio dei docenti di odontoiatria, questi dati sono stati resi pubblici e le cifre non sono rassicuranti: elevata l’incidenza, elevata la mortalità, diffusione in particolare aumento tra le donne.
Quanto sia cruciale raccogliere la sfida posta da questa malattia è ben evidenziata dalle parole di Giuseppe Renzo, presidente della Commissione per gli iscritti all’albo degli odontoiatri della Federazione: “Siamo pronti a una piena collaborazione in linea con il nostro obiettivo fondamentale di promuovere la migliore tutela della salute pubblica”. E poi: “la prevenzione e la diagnosi precoce sono la migliore garanzia per un efficace lotta alle patologie oncologiche e un’opera in questo senso è assolutamente necessaria per raggiungere un obiettivo che deve vedere riuniti la federazione, gli ordini, le istituzioni e le società scientifiche”.
Negli stessi giorni c’è stato un incontro tra la Cao nazionale, le società scientifiche (rappresentate dal Cic) e altre rappresentanze professionali. In quell’occasione si è avviata una discussione sul vero o presunto “allontanamento” tra dentisti e cittadini, assimilabile a quello più generale che vede protagonista l’intero mondo medico. Si è parlato di sensibilizzazione, di relazione, della stretta di mano fino al consenso informato, e si è puntualizzato come l’informazione sia da trasmettere anche ai cittadini.
Uno degli scogli che possono rendere arduo il rapporto tra medico e paziente sta nella carenza di health literacy - la capacità delle persone comuni di comprendere le informazioni che riguardano le tematiche mediche e di riuscire a utilizzarle per compiere scelte consapevoli, concetto relativamente recente, per il quale nemmeno esiste un adeguato termine in italiano. Quando l’argomento di comunicazione è il cancro, altre specificità entrano in gioco, prima fra tutte l’inestricabile mescolanza di timori fondati e paure irrazionali che da sempre sono associate a questo gruppo di malattie.
Alcune considerazioni interessanti su questo argomento sono sviluppate sulle colonne di Jcda, il giornale dell’Associazione dei dentisti canadesi, che ha dedicato gran parte del numero di aprile proprio al cancro orale. Gli autori - Brenda L. Currie, P. Michele Williams e Catherine F. Poh - fanno notare come nel paese nordamericano, pur noto per l’alto livello di scolarità, esista un’ampia percentuale della popolazione che sconta gravi carenze nel comprendere i concetti e la terminologia medica. Se la comunicazione non si rivela efficace, la conseguenza è una diagnosi che, salvo casi fortuiti, avviene quando il tumore è ormai in fase avanzata ed è ben evidente quanto drammaticamente ne risenta la possibilità di una guarigione.
Nell’affrontare lo screening per il cancro orale, emergono nei pazienti alcune preoccupazioni e domande tipiche. Le più comuni sono:“Ho davvero bisogno di controllare se ho un cancro alla bocca? Lei pensa che io possa avere un cancro? Dovrei essere preoccupato?".
Sulla rivista vengono poi proposti numerosi accorgimenti pratici che dovrebbero consentire un miglioramento nella comunicazione con il paziente. In primo luogo si tratta di capire che tipo di persona si ha di fronte e la sua capacità di comprensione. Quando si individua un paziente con bassa health literacy, occorre adattare le proprie spiegazioni usando una terminologia semplice e frasi brevi e chiare. È inoltre importante acquisire una consapevolezza degli ostacoli posti da differenze culturali e disabilità fisiche, da mancanzadi fiducia o semplicemente da difficoltà uditive.
Gli autori propongono addirittura uno schema di comunicazione, che parta dall’introduzione delle tematiche connesse allo screening del cancro orale all’acquisizione dei principi fondamentali della prevenzione, e nel quale viene verificato a ogni passo la reale comprensione del paziente. Ovviamente la trasmissione di concetti e principi è solo un elemento del rapporto tra medico e paziente che, per raggiungere davvero il traguardo dell’alleanza terapeutica, deve anche essere caratterizzato dal conseguimento di una piena e reciproca fiducia. Informazione ed empatia: da sole non guariscono dal cancro, ma senza di loro le sue vittime sono molto più numerose.

GdO 2008; 8

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