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10 Aprile 2015

Leucoplachia villosa: non sempre è associata a HIV o immunodepressione importante. Può essere scatenata anche dall'assunzione di determinati farmaci

di Lara Figini


Manifestazione clinica di leucoplachia villosa non associata ad HIVManifestazione clinica di leucoplachia villosa non associata ad HIV

L'odontoiatra è sempre più al centro della prevenzione non solo per quanto riguarda le malattie odontoiatriche ma anche per quanto riguarda la salute  generale dei pazienti, essendo insieme al medico di famiglia il sanitario che ha contatti più frequenti con il cittadino. Buona parte delle patologie sistemiche presenta anche manifestazioni orali o comunque va ad alterare l'equilibrio e lo stato di salute orale. L'odontoiatra non si deve limitare alla sola cura dei denti ma deve essere sempre molto attento ad eventuali anomalie che compaiono a carico delle mucose del cavo orale e condurre le necessarie indagini. Capita frequentemente per esempio che l'odontoiatra rilevi macchie bianche persistenti, non facilmente asportabili, (sulle mucose orali, gengive, guance, lingua e pavimento orale) definite leucoplachia.

Un tipo di leucoplachia particolare, chiamata leucoplachia villosa o pelosa colpisce soprattutto le persone il cui sistema immunitario è stato indebolito da farmaci o malattie, soprattutto l'HIV / AIDS. La leucoplachia villosa cause macchie bianche che assomigliano a pieghe o creste sui lati della lingua. È spesso scambiata per il mughetto orale . La leucoplachia villosa, è il risultato di una infezione con il virus Epstein-Barr (EBV). Una volta che si è infetti, il virus rimane nel corpo per tutta la vita. Normalmente, il virus è latente, ma se il  sistema immunitario è indebolito, il virus può riattivarsi, portando a condizioni come appunto la leucoplachia villosa.

Le persone affette da HIV / AIDS sono particolarmente a rischio di sviluppare la leucoplachia villosa. Sebbene l'uso di farmaci anti-retrovirali abbia ridotto il numero di casi, la leucoplachia villosa colpisce ancora ben il 25 per cento dei sieropositivi e potrebbe essere uno dei primi segni di infezione da HIV, ecco perché l'odontoiatra gioca un ruolo fondamentale nella diagnosi precoce di patologie sistemiche.  La comparsa di leucoplachia orale pelosa può anche essere un'indicazione che la terapia antiretrovirale sta fallendo.

Non sempre però la leucoplachia villosa è associata a infezione da HIV, e di questo se ne parla in un recente studio (Twenty-first-century oral hairy leukoplakia-a non-HIV-associated entity. Chambers AE, Conn B, Pemberton M, Robinson M, Banks R, Sloan P; Oral Surg Oral Med Oral Pathol Oral Radiol. 2015 Mar;119(3):326-32). Gli autori in questo studio hanno selezionato, tra  gennaio 2007 e dicembre 2013, 35 pazienti con leucoplachia villosa non associata al virus dell'HIV (vedi foto). E' stata dimostrata l'infezione da virus di Epstein-Barr (EBV) mediante ibridazione in situ con  acido ribonucleico primario.
 
I risultati che hanno ottenuto gli autori di questo studio sono stati i seguenti:

• La maggior parte dei pazienti (34 su 35) mostrava  lesioni localizzate sulla lingua, con la predilezione per il  bordo laterale (25 di 34).
• Due pazienti evidenziavano lesioni bilaterali del bordo laterale della lingua.
• Il paziente restante aveva una lesione che coinvolgeva il pavimento della bocca.
• Ventiquattro lesioni hanno mostrato evidenza di co-infezione di Candida.
• Ventotto pazienti manifestavano problematiche  respiratorie intercorrenti (asma o broncopneumopatia cronica ostruttiva) che richiedevano l'uso regolare di steroidi per via inalatoria,
• Quattro stavano assumendo inalazioni combinate con terapia steroidea sistemica
• Quattro  pazienti erano affetti da malattie autoimmuni, che hanno richiesto il trattamento con steroidi o altri farmaci immunosoppressori

• Quattro pazienti erano affetti da  diabete

Si può quindi concludere che  la presenza di leucoplachia villosa non è patognomica di infezione da HIV o di immunosoppressione sistemica significativa ma la sua comparsa  può essere determinata dall'utilizzo di farmaci steroidi locali o sistemici inalatori.

A cura di: Lara Figini, Coordinatrice scientifica Odontoiatria33

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