I consigli su come rapportarsi al meglio ma anche quali accorgimenti devono essere presi durante la cura e per accoglierlo in studio. Ne parliamo con Mauro Dori
Lo scorso 11 maggio presso l’Ordine TSRM e PSTRP di Varese si è svolto un primo corso di sensibilizzazione alla Lingua dei segni LIS per professioni sanitarie.
“Questo appuntamento sulla Lingua dei Segni vuole essere un segno anche di attenzione verso lo sviluppo di competenze che possono essere utili alla presa in carico a 360° dei nostri pazienti”, ha spiegato la presidente dell’Ordine Elena Cossa.
“Apprendere le nozioni base della LIS sostiene ulteriormente il professionista verso un approccio relazionale con persone sorde; sicuramente conoscere la LIS ci completa come professionisti sanitari e ci avvicina ulteriormente all’utenza con cui noi quotidianamente ci relazioniamo”, sottolinea la vice presidente e responsabile scientifica dell’evento Sonia Cuman.
Docenti dell’corso sono stati Mauro Dori e Daniele Barbera affiancati dalla facilitatrice linguistica Antonella Chiurazzi (tutti nella foto con Sonia Cuman e Silvestri Antonella, igienista dentale e consigliera dell’Ordine TSRM e PSTRP di Varese).
Odontoiatria33 ha posto alcune domande a Mauro Dori, docente di LIS (Lingua dei Segni Italiana) per capire come odontoiatra, igienista dentale e Team odontoiatrico possono rapportassi con pazienti sordi e quali gli eventuali accorgimenti da adottare in studio.
Come si può stabilire una comunicazione efficace con un paziente sordo?
Serve soprattutto all’inizio un approccio diretto, “faccia a faccia”, concordando precedentemente il tipo di comunicazione che il paziente preferisce, se ad es. il paziente è oralista oppure segnante, oppure bilingue. Per ogni tipologia di paziente l’approccio da attuare sarà diverso.
Quali sono gli strumenti e le strategie più utili per facilitare la comunicazione?
Lo strumento più efficace sicuramente è la conoscenza almeno base della LIS, la Lingua Italiana dei Segni, da parte dell’operatore sanitario, proprio per evitare l’intervento di una terza persona (familiare o interpreti). Ma poter parlare direttamente con la persona assistita, nel rispetto della privacy e del rapporto di cura intrapreso, coinvolgendo così i familiari e\o un interprete solo previo consenso può risultare utile.
E’ difficile imparare la lingua dei segni, quanto tempo serve?
Come per tutte le lingue, anche per la LIS serve costanza, esercizio periodico, magari incontrando le persone sorde anche al di fuori dei corsi, proprio come si farebbe per l’apprendimento di una qualsiasi lingua straniera. I corsi si svolgono nell’arco di circa 3 anni, esistono anche scuole per formare docenti dedicati (per chi è di Varese visitate questa pagina Facebook E-Mail: corsolisvarese@gmail.com). Come per tutte le lingue dipende anche dall’uso che se ne andrà a fare (lavoro, socialità, ecc.).
Come si può costruire un rapporto di fiducia e collaborazione con un paziente che ha difficoltà di comunicazione? Che consigli può dare?
Bellissima domanda. Importante è che prima di una visita di controllo oppure di una seduta di igiene orale professionale, l’odontoiatra oppure l’igienista dentale si preoccupi di conoscere il paziente e il suo tipo di sordità. Capire se il paziente è oralista o bilingue o solamente segnante può essere molto utile per lavorare meglio. Il primo prediligerà la lettura labiale, il secondo sia labiale che un po’ di gestualità o dei simboli accordati prima, mentre il segnante è più pronto alla gestualità. Un consiglio che sento di dare potrebbe essere quello di aprire la comunicazione con l’utilizzo di uno degli altri cinque sensi: “il tatto”. Anche solo un piccolo tocco sulla spalla, per esempio, può aiutare a mettere il paziente a proprio agio e il professionista in connessione empatica con la persona che ha di fronte, per poi automaticamente proseguire guardandosi negli occhi e continuare la seduta. Per i sordi è fondamentale “la vista”, che viene valorizzata ancora di più, infatti risulta fondamentale, specie durante il primo approccio togliere la mascherina, dando la possibilità di vedersi in volto, istaurare un rapporto di conoscenza reciproca, fiducia e far leggere correttamente il labiale. L’ideale sia per persone sorde, ma apprezzata anche dai bambini, ai pazienti disabili o autistiche sarebbe utilizzare in tutti gli studi dentistici sia pubblici che privati una tipologia di mascherina trasparente.
Come si capisce se il paziente ha compreso appieno le informazioni relative al trattamento?
Porgendo al paziente una domanda trabocchetto: “puoi ripetere con parole tue quello di cui abbiamo appena parlato insieme”, ad esempio la spiegazione di una terapia o piano di cura.
C’è anche un problema di sicurezza per il paziente durante le cure, si deve modificare le tecniche cliniche utilizzate?
Il paziente sordo apprezza molto l’utilizzo di uno specchio oppure della telecamera intra-orale durante la seduta, per mostrare al paziente cosa sti sta facendo durante la seduta, motivarlo e istruirlo alle corrette manovre di igiene orale domiciliare, ad esempio con l’utilizzo di video tradotti in lingua dei segni e con sottotitoli (ne abbiamo parlato in questo approfondimento con video). E’ importante guardare negli occhi il paziente, valutandone le espressioni. In questo caso la presenza di un membro del team odontoiatrico, come ad esempio l’igienista dentale, un’assistente di studio odontoiatrico o l’odontoiatra, istruito al compito potrebbe essere utile e fare la differenza per far sentire accolto e a proprio agio i pazienti sordi.
Serve rendere l'ambulatorio odontoiatrico più accessibile ai pazienti sordi oppure no? Se si come?
La cartella clinica deve specificare che il paziente è sordo nella parte anamnestica, in modo che tutto il team odontoiatrico sia a conoscenza della peculiarità e delle necessità di un paziente sordo. Piccoli consigli pratici possono essere: per chiamare il paziente sordo si userà un display, se presente, oppure un tocco sulla spalla, prediligere un operatore che conosca la LIS e se possibile mantenere una continuità, organizzando appuntamenti con lo stesso operatore ogni volta, consegnare un foglio dettagliato con il piano di trattamento e i costi, preventivando anche un tempo consono per la lettura e la comprensione e dare al paziente qualche giorno per formulare e chiarire eventuali domande. Sulle pagine di Facebook o di Instagram o altre piattaforme social dello studio si potrebbero fare dei post accessibili interamente sottotitolati, in modo tale che il paziente sordo sia ben informato degli aggiornamenti o di come è composta la struttura. Inoltre sarebbe bello avere una convenzione con un’associazione di interpreti sia a distanza che in presenza per facilitare o meglio velocizzare alcune situazioni.
Come si può sensibilizzare e formare il personale odontoiatrico per migliorare la cura dei pazienti sordi?
Con corsi LIS e corsi per sensibilizzare alla sordità in generale.
Per finire le cose da fare e non fare nel trattare un paziente sordo?
La parola d’ordine per rispondere a questa domanda è spiegare, spiegare e spiegare! Spiegare ogni passaggio nel dettaglio con contatto visivo, con tecnica tell-show-do, evitare le telefonate del giorno prima, ma optare per sms o email per le conferme o spostamenti di appuntamento, così da non avere spiacevoli inconvenienti comunicativi. dedicare un po’ più di tempo soprattutto in prima visita. Cosa sarebbe bene non fare: dare le spalle al paziente, prendere scelte terapeutiche al posto del paziente, lavorare di fretta senza dare importanza alla comunicazione, evitare eccessiva confusione nella sala operativa con colleghi che entrano di continuo ma favorire un’ambiente tranquillo e accogliente, dedicare un po’ più di tempo nell’accoglienza e soprattutto in prima visita odontoiatrica.
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