Uno studio a cui hanno collaborato anche ricercatori italiani indica l’efficacia di nuove possibilità di cura anche per i giovani adulti
Circa il 6% della popolazione mondiale adolescente e adulta è afflitta da una malocclusione mandibolare nota come prognatismo (classe III). Si tratta di una condizione in cui la mandibola è sporgente rispetto alla mascella superiore, tanto che i denti inferiori “sorpassano” quelli superiori quando la bocca è chiusa. Questo può comportare una serie di conseguenze sulla salute digestiva e scheletrica e, dal punto di vista estetico, un profilo protruso, con un altissimo impatto sull’estetica facciale e del sorriso. Si tratta di una patologia il cui esordio risale all’infanzia, ma che tende a rendersi più severo e visibile durante l’adolescenza. Pertanto le linee guida internazionali consigliano di iniziare il trattamento correttivo prima possibile. Tuttavia la tecnica ortodontica dell’ancoraggio scheletrico consente di raggiungere risultati apprezzabili anche con un inizio leggermente più tardivo, fino anche al periodo adolescenziale, riducendo possibili effetti collaterali e indesiderati del trattamento e migliorandone effetto estetico.
Un recente studio pubblicato su Progress in Orthodontics, la più importante rivista scientifica nel settore ortodontico a livello internazionale, dimostra l’efficacia della tecnica dell’“ancoraggio scheletrico” anche sulla popolazione adulta, che in alcuni casi può ridurre la necessità di un approccio chirurgico.
“L’ancoraggio scheletrico - spiega Giorgio Iodice, Vice Presidente del Board Italiano di ortodonzia e socio di FACExp, tra i firmatari dello studio - è una metodica innovativa in ortodonzia, utilizzata per ottenere un punto fisso stabile a cui applicare forze ortodontiche, senza coinvolgere i denti come punto di appoggio. Si tratta dell’inserimento di piccole viti o mini-impianti, chiamati anche TADs – Temporary Anchorage Devices, direttamente nell’osso mascellare o mandibolare, dopo opportuna anestesia locale. In casi specifici, la pianificazione e il loro inserimento può anche essere supportato da guide tridimensionali, che consentono di individuare con estrema precisione la loro posizione, rendendola una procedura estremamente sicura, personalizzata e predicibile. Una volta inserite, le TAD permettono al clinico una maggiore resistenza durante i movimenti ortodontici (definita ‘ancoraggio’), massimizzando gli effetti desiderati e minimizzando o talvolta azzerando quelli indesiderati. Una volta terminato il periodo di trattamento ortodontico le ‘vitine’ vengono rimosse dall’ortodontista, senza alcun dolore per il paziente e senza lasciare alcun segno o alcun danno sulla parte trattata”.
Lo studio dimostra che l’impiego della tecnica dell’ancoraggio mediante TADs aumenta l’effetto scheletrico della terapia rispetto alle metodiche convenzionali, riducendo gli effetti indesiderati sia dentari che scheletrici e la conseguente possibile compromissione estetica.
Risultati altrettanto entusiasmanti sono stati riportati sia nel trattamento della malocclusione di Classe II, ossia quando una dimensione ridotta della mandibola, oppure una sua posizione arretrata, determinano un profilo convesso del paziente, con mento sfuggente e denti superiori tipicamente sporgenti, sia nei casi di palato stretto, che richiede un intervento di espansione mascellare e che provoca il fenomeno del morso inverso o “crossbite”, che si verifica quando i denti dell’arcata superiore chiudono all’interno rispetto a quelli dell’arcata inferiore. Anche in questi casi, l’ausilio dell’ancoraggio risulta particolarmente efficiente nei pazienti in età puberale ed adolescenziale.
“Alla luce delle più recenti ed importanti evidenze scientifiche - conclude Erica Barina, presidente di FACExp - possiamo quindi concludere che i risultati sono estremamente positivi e che l’impiego delle TADs e dell’ancoraggio scheletrico in ortodonzia consente un trattamento ortopedico ortodontico anche in età di maggiore maturità scheletrica, aumentandone e migliorando i possibili effetti e rendendolo possibile, non solo per i bambini, ma anche per persone di età più avanzata rispetto alle comuni metodiche ortodontiche convenzionali. La diffusione più ampia possibile delle più recenti metodiche convalidate dalla letteratura scientifica è fondamentale per il miglioramento delle cure sul paziente e per la consapevolezza del pubblico delle possibilità di trattamento e dell’avanzare della ricerca scientifica in ortodonzia”.
A cura di: FACExp
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