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23 Maggio 2022

UE: per i sanitari il Covid deve essere considerata una malattia professionale

Via libera UE a risarcire medici caduti per il Covid.  Oliveti (Enpam): “Ѐ tempo di un indennizzo per tutti”


L’Unione europea ha raggiunto proprio in queste ore un accordo che riconosce il Covid-19 come malattia professionale e ha chiesto a tutti i Paesi membri, e dunque anche all’Italia, di aggiornare il proprio elenco nazionale delle patologie legate alle attività lavorative. “Si tratta di un’importante presa di posizione soprattutto nei confronti di medici e odontoiatri – ha commentato il presidente dell’ENPAM Alberto Oliveti – soprattutto perché conferma quello che noi abbiamo sostenuto fin dall’inizio della pandemia, quando i primi nostri colleghi sono purtroppo caduti nel vano sforzo di contrastare il dilagare del Covid-19”. 

In Italia, un primo intervento per sanare in ambito lavorativo la mancanza di una copertura assicurativa per i decessi da Covid-19 è stato già attuato dall’INAIL, che ha riconosciuto un risarcimento ai medici dipendenti, parificando retroattivamente il Covid-19 a infortunio sul lavoro. La misura però non ha avuto effetto per liberi professionisti e parasubordinati non iscritti all’INAIL. Sono così rimasti esclusi i familiari superstiti dei medici di famiglia, che tuttavia sono una delle categorie che ha pagato un tributo di vite tra i più alti per fronteggiare le prime ondate della pandemia. 

La decisione dell’Ue apre ora la strada a un riconoscimento della malattia professionale a tutti i camici bianchi– sottolinea Oliveti – e dovrebbe spingere lo Stato, come da noi auspicato, a riconoscere retroattivamente a tutti i medici caduti per Covid-19 quel risarcimento che finora ha riguardato solo una parte di loro”. 

Per questo scopo tra l’altro, esiste già uno strumento che potrebbe essere efficacemente utilizzato. “Si tratta del fondo di Stato per i morti sul lavoro – spiega ancora Oliveti -, istituito con la legge finanziaria 2007, il quale stabilisce il diritto a un’indennità una-tantum per tutti i lavoratori morti a seguito di infortunio professionale, indipendentemente dal fatto che siano iscritti all’INAIL o meno. Il fondo, gestito anch’esso dall’INAIL, registra purtroppo però una dotazione insufficiente per coprire tutti gli aventi diritto. Ebbene – conclude Oliveti - un aumento di questi fondi, alla luce della decisione dell’Unione europea di riconoscere finalmente il Covid-19 come malattia professionale, sarebbe un gesto significativo da parte dello Stato, che permetterebbe di assegnare un’indennità ai familiari superstiti di tutti i medici e odontoiatri caduti lottando contro la pandemia”.


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