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04 Luglio 2012

Quante volte i pazienti si sottopongono a cure e quali prestazioni richiedono?

Gli effetti della crisi sulle cure dei pazienti

di Norberto Maccagno


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Appurato che nove italiani su dieci hanno più fiducia verso il dentista che opera in un uno studio privato, quando sono andati l'ultima volta dal dentista e per quale cura? A darci utili indicazioni sono sia la ricerca presentata di Renato Mannheimer sia quella di UniSalute, con dati molto simili.
Secondo quella svolta dal più conosciuto sondaggista italiano tre italiani su dieci (33%) dichiarano di essere andati l'ultima volta meno di sei mesi fa, e due su dieci (24%), meno di una anno fa. Sono quindi quasi sei su dieci (57%) gli italiani che hanno dichiarato di aver seguito le indicazioni dei dentisti: almeno una volta l'anno. Tra questi soprattutto i più istruiti e giovani (18-34enni).
Per UniSalute il 39% degli intervistati va abitualmente almeno una volta all'anno dal dentista, mentre l'1% ci va perché la visita è pagata dall'assicurazione o dal fondo integrativo (ma non ci andrebbe se questo non accadesse). Tra i frequentatori "annuali" dello studio dentistico c'è anche il 9% di cittadini che utilizza le visite gratuite offerte dal mese della prevenzione. Quelli che hanno dichiarato (ricerca Mannheimer) di esserci andati tra uno e due anni fa sono il 23%, il 10% tra 3 e 5 anni fa, il 9% oltre 5 anni fa. L'1% degli intervistati ha dichiarato di non essere mai andato dal dentista.

Le motivazioni dei pazienti
Indagando le motivazioni che hanno spinto i pazienti a rivolgersi al dentista, risulta che il 21% lo ha fatto per una visita di controllo, il 20% per una pulizia, il 20% per effettuare una cura mentre meno del 9% per interventi protesici e implantologia. Da notare, quindi, come il 61% dei cittadini si reca dal dentista per fare prevenzione o piccole cure.

Quali cure? E quali rinunce?
Circa otto su dieci ricorrerebbero subito al dentista per un'otturazione (75%), mentre circa cinque su dieci lo farebbe per un impianto o una dentiera (51%) e per l'apparecchio (46%). Solo un intervistato su dieci circa dice che non spenderebbe mai soldi per queste tre prestazioni. Il che significa che il fatto che non facciano interventi protesici potrebbe essere non tanto a causa delle crisi ma perché, per ora, non ne hanno bisogno.
Sarebbero soprattutto i lavoratori autonomi, con possibilità economiche normalmente maggiori, a fissare subito un appuntamento, ha spiegato Mannheimer. Ma dall'indagine emerge anche una certa propensione ad andare dal dentista, e quindi a non rinunciarvi, per problemi estetici. Due italiani su dieci ricorrerebbero subito al dentista per un trattamento di filler (19%) e uno sbancamento (15%), mentre uno su dieci lo farebbe per modificare il proprio sorriso con faccette in ceramica (11%); tra questi sono soprattutto i giovani adulti (35-44enni) a essere pronti a fissare subito un appuntamento. Al contrario sono circa tre su dieci gli italiani che dichiarano che non spenderebbero mai soldi per questi tre interventi: tra loro, i più convinti sembrano essere gli adulti senior (55enni e più). Considerando gli aspetti curativi e quelli estetici, circa due italiani su dieci (22%) esprimono una forte propensione a sottoporsi subito a tutti gli interventi, quasi quattro su dieci (36%) solo a quelli curativi.

L'alternativa
Poche le alternative allo studio del dentista privato prese in considerazione dagli italiani. A oggi, l'unica sostanziale alternativa sembra essere l'ambu-latorio pubblico. Quasi quattro italiani su dieci dichiarano di essersi rivolti all'Asl almeno una volta (37%) e un quarto del campione (24%) afferma che, pur non avendo mai scelto questa opzione, potrebbe farlo in futuro. A essere dubbiosi sono soprattutto i lavoratori dipendenti con bassa qualificazione e i giovani (18-34enni).
Non vengono considerate (per ora) le altre forme di esercizio professionale. Ad affermare di essersi rivolti a un "negozio su strada" ­- così ha chiamato i centri in franchising Mannheimer - o in un centro commerciale è il 5% della popolazione, percentuale che sale al 20% tra coloro che potrebbero considerare questa ipotesi. È invece il 75% degli intervistati a dichiarare di non aver alcuna intenzione di provare questa soluzione, ma vi è un 20% che potrebbe farlo.
Pochi anche gli italiani che si sono curati almeno una volta all'estero in uno studio (4%): comunque rapportando il dato su tutta la popolazione italiana (considerando il più o meno 3% di margine di errore previsto da Mannheimer) significa 2 milioni di cittadini.
Dichiarano di essere disposti a prendere in considerazione il dentista all'estero quasi due italiani su dieci (15%). A dirsi per nulla interessati alle cure fuori Italia sono invece rispettivamente circa otto (81%) e nove (87%) italiani su dieci.
Oltre il 50% di coloro che hanno provato il turismo odontoiatrico dichiara di non avere intenzione di rifarlo.

Leggi anche l'Intervista a Carla Collicelli, Censis:
- Tempi di crisi: quale sostenibilità per le cure odontoiatriche?

GdO 2012;7:2-3

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