Mentre il Parlamento europeo si interroga su di un possibile “passaporto sanitario” necessario per poter viaggiare tra gli Stati, in sanità si sta cominciando a discutere della necessità o meno di “obbligare” gli operatori sanitari a vaccinarsi. Ovviamente quando ci saranno le dosi per tutti.
Ad oggi non sono ancora stati diffusi dati sul tasso di adesione alla campagna di vaccinazione degli operatori sanitari inseriti nella prima fase. Si cominciano ad avere dalle CAO provinciali quelli delle prenotazioni delle adesioni degli odontoiatri che variano tra il 60 ed il 70%, ma le adesioni sono ancora in corso.
A tornare sul dibattito della necessità o meno di obbligare per legge i sanitari a sottoporsi al vaccino anti Covid è stato il presidente FNOMCeO Filippo Anelli in qualità di presidente OMCeO di Bari commentando, positivamente, la notizia dell’approvazione da parte del Consiglio regionale della Puglia, della proposta di legge che estende l’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari anche al vaccino per Covid-19. “Non si tratta di un vero e proprio obbligo vaccinale –spiega Anelli in una nota- ma di un requisito che si inserisce nello spirito del testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro e della legge 24 del 2017 sulla sicurezza delle cure e della persona assistita. Come ha sottolineato la sentenza 137/2019 della Consulta, la legge della Regione Puglia sugli obblighi vaccinali dà la possibilità alla Regione di individuare reparti e ambiti di assistenza dove consentire l’accesso ai soli operatori che si siano attenuti al Piano nazionale di prevenzione vaccinale vigente, al fine di prevenire la diffusione di patologie infettive in ambito nosocomiale”.
“In questa ottica –continua Anelli- l’azienda sanitaria tutela il medico e i pazienti richiedendo la vaccinazione”.
In sostanza il presidente FNOMCeO considera il vaccino un presidio di protezione. Quindi se è legittimo obbligare i sanitari ad indossare guanti, mascherine, camici e schermi protettivi, deve esserlo anche per i vaccini.
Tema che sta coinvolgendo anche il mondo del lavoro in generale per capire se un lavoratore non vaccinato potrà andare a lavorare insieme agli altri. In quest’ottica Confcommercio ha chiesto al Governo di attivare un tavolo di confronto.
Questione, ovviamente, di non semplice soluzione. Da una parte la necessità per il datore di lavoro di garantire la sicurezza dei lavoratoti, dall’altra il diritto per i cittadini di non essere obbligati a subire un trattamento sanitario.
Ma qui si tratta di cercare di vincere una guerra, fanno notare alcuni.
In ambito sanitario la situazione potrebbe essere più semplice e non servire un atto legislativo in quanto l’essere vaccinato per non mettere a rischio la salute dei propri pazienti dovrebbe essere un obbligo morale ed etico per il medico e quindi potrebbe essere imposto nel codice di deontologia professionale.
E se non si può imporre, l’atra soluzione che viene ipotizzata nel dibattito, e percorsa dalla Regione Puglia, è quella di impedire ai medici che hanno scelto di non vaccinarsi, di curare i pazienti. Il principio che sta cercando di seguire l’Unione Europea: sei libero di non vaccinarti ma se non lo fai non puoi viaggiare tra i Paesi. Ma c’è chi vorrebbe limitare anche ad altro: non vai al cinema, a vedere la partita, al concerto, al ristorante, a scuola e magari neppure dal dentista.
Capisco che portare questo tema all’attenzione di Odontoiatri, Igienisti dentali ed ASO, in questo momento, sia come decantare la bontà dei dolci siciliani ad un diabetico. Ma prima o poi, al settore, sarà data la possibilità di vaccinarsi e credo che sia doveroso che anche l’odontoiatria cominci a discuterne e dare la propria posizione su questo tema. Per non subire poi le decisioni di altri.
Ma nella discussione sui vaccini emerge anche un altro tema che mi è stato posto da alcuni lettori (in realtà pochi ma con ruoli importanti): l’odontoiatra è realmente una professione a rischio Covid?
Domanda che mi ha spiazzato, leggendo da mesi rivendicazioni che si basavano sulla certezza che dentisti, igienisti dentali ed assistenti sono tra le categorie più a rischio perché lavorano a contatto diretto e ravvicinato con la saliva dei pazienti.
Ma riflettendo sulle motivazioni l’ho trovata tutt’altro che banale. Mi è stato spiegato che se le ricerche che sono state effettuate in questi mesi hanno dimostrato che il tasso di contagio di dentisti e personale di studio è minimo e che se andare dal dentista è sicuro, “perché devono considerarci tra le categorie a rischio?”.
Io ho solo fatto notare che non vi siete contagiati perché siete vestiti da “palombari”, ma il dubbio credo possa essere legittimo. E quindi potrebbe essere giusto che prima dei dentisti vengano vaccinati gli anziani, le persone clinicamente fragili. E forse è la stessa considerazione che Ministero e Regioni hanno fatto quando non vi hanno inseriti tra gli operatori sanitari da vaccinare in via prioritaria.
Però allora anche i medici in ospedale sono protetti, perché fare la distinzione escludendo i dentisti? Ma di questo ne ho già scritto.
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