Si chiama Dental Office Manager ed è una figura manageriale che, al fianco del titolare dello studio o del direttore sanitario, si occupa del management e dello sviluppo dello studio senza ricoprire mansioni cliniche, ma collaborando a stretto contatto con il dentista e lo staff dello studio.
“Si tratta di un profilo completo con abilità comunicative, analitiche, gestionali e di leadership che, ricoprendo diverse mansioni e attività, e agendo trasversalmente all’operatività dello studio, ha l’obiettivo di massimizzare efficienza ed efficacia, oltre a quello non meno importante di sorvegliare sulla strategia complessiva dell’impresa studio”, spiega Roberto Rosso (nella foto) presidente Key-Stone e organizzatore di un master specifico per questa importante figura dello studio odontoiatrico.
“Se osserviamo il panorama dentale attuale e la complessità che caratterizza il mercato –continua- è chiaro come la capacità clinica e il fatto stesso di essere il titolare di uno studio possano bastare al piccolo ambulatorio dentistico mono professionale. Ma le cose cambiano radicalmente quando ci troviamo di fronte all’esigenza di mettere a disposizione e organizzare importanti risorse economiche e umane in un sistema aziendale più complesso e strutturato”. Gli studi professionali, compresi quelli dentistici, si struttureranno sempre più come dei sistemi imprenditoriali, nei quali ampie competenze e risorse formate su ambiti extra-clinici diventano fondamentali.
“Sono circa 5.000 i centri strutturati con almeno 5 poltronee che fatturano oltre un milione di euro” e Rosso ricorda come proprio questi sono coloro che necessitano e sono alla “ricerca di collaboratori da inserire nel sistema manageriale dello studio, magari inizialmente come figure “junior” ma con ampie possibilità di sviluppo”.
Sbocchi professionali e guadagni
Gli Office manager vengono inseriti negli studi odontoiatrici normalmente come dipendenti, più raramente scelgono di portare avanti la professione in qualità di consulenti. Nelle cliniche di medio grandi dimensioni, solitamente esiste una figura professionale di questo tipo per ogni sede, mentre per gli studi tradizionali con più sedi ci sono esempi di office manager che si occupano contemporaneamente delle diverse cliniche. Nel caso di inserimento in organico come dipendenti, si tratta di soggetti inquadrati nell’ambito impiegatizio, che svolgono attività di concetto, e che possono assumere un diverso livello a seconda dell’esperienza accumulata e della carriera alle proprie spalle: medio se è un soggetto junior alle prime esperienze, mentre nelle realtà più strutturate può aspirare a una posizione di quadro o funzionario.
Diverso è l’aspetto del consulente, che svolge il proprio lavoro anche in più studi contemporaneamente: si tratta del “temporary manager” che gestisce in modalità part-time le attività di due o più studi di medio-piccole dimensioni contemporaneamente.
È ovvio che tale attività deve includere anche la risoluzione di eventuali conflitti di interesse e concorrenza, legati soprattutto all’ubicazione geografica e alle mansioni affidategli, se più vicine al marketing e sviluppo commerciale o alla gestione interna.
“In Italia, dove la dimensione degli studi è mediamente ridotta, tale soluzione potrà avere notevole diffusione”, dice Rosso ricordando che la massa critica dello studio è fondamentale per valutare la necessità e sostenibilità dell’office manager, in quanto incide tra le voci di costo della struttura in maniera differente se inserito come dipendente a tempo pieno o consulente part-time. Inoltre, se da un lato occorre effettuare le dovute valutazioni economiche di costo, dall’altro si deve stimare il potenziale ritorno dell’investimento, in termini di maggiore efficienza, efficacia e di possibile sviluppo del business”.
Negli USA, dove la professione è ormai ampiamente diffusa, gli stipendi lordi si aggirano intorno ai 46-50mila dollari annui a cui vanno aggiunti i compensi variabili di difficile valutazione.
In Italia, dove lo sviluppo di questa figura professionale è ancora agli esordi, possono essere considerati già interessanti le prospettive di guadagno, associabili agli ambiti impiegatizi industriali “ma con maggior possibilità ed efficacia di una parte variabile vincolata al raggiungimento degli obiettivi”, dice Rosso aggiungendo che se la scelta ricade sullo svolgimento dell’attività in modalità consulenziale, le opportunità di guadagno dipendono ovviamente dalle capacità del singolo soggetto e di risultati conseguiti”.
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