Dopo il ritiro degli emendamenti inseriti nel Ddl concorrenza sul tema Società di Capitale ed odontoiatria e le differenti reazioni di AIO, soddisfatta per l'approvazione dell'emendamento sul direttore sanitario unico, ed ANDI, contrariata per il ritorno delle norme che avrebbero creato limitazioni alle Società ne è nata una polemica tra le sfociata in una accusa da parte di ANDI ad aver cercato di sminuire agli occhi della politica il provvedimento.
Il Presidente ANDI Gianfranco Prada ha accusato AIO di aver sminuito agli occhi della politica l'emendamento che avrebbe garantito una maggioranza di odontoiatri nelle società odontoiatriche. Quelle di AIO sono sembrate parole assolutorie verso una politica che nei fatti continua a spingere verso le Srl.
Noi non abbiamo ostacolato niente. Dopo il passaggio del Ddl da Camera a Senato, nell'ambito di una strategia che mirava anche all'appoggio dell'emendamento ANDI, ho inviato una documentazione a supporto della nostra specifica proposta a senatori a me vicini. Se questo è ostacolare mi chiedo cosa si debba fare per aiutare. Tra l'altro i parlamentari che hanno letto le nostre proposte si sono ulteriormente rafforzati nella convinzione di appoggiare quelle sulla maggioranza del capitale agli odontoiatri e ne sono tra i firmatari. E' vero che la nostra richiesta ha rappresentato una misura concreta di attivazione di una categoria al servizio dei cittadini, e come tale è stata molto considerata dal Parlamento, che l'ha vista come essenziale per il rinforzo rispetto alla proposta dei 2/3, più esplicitamente mirata a entrare negli ingranaggi macroeconomici del Ddl concorrenza, e quindi più problematica per il Legislatore, sebbene da noi del tutto condivisa.
Però c'è chi rileva che l'emendamento di fatto armonizza le norme in materia già presenti sul territorio nazionale. Come commenta il fatto che anche l'Associazione delle Catene odontoiatriche plauda alla norma sul direttore sanitario unico?
Sono contento che vedano in modo positivo questo aspetto che, peraltro, loro non hanno, in alcun modo, richiesto che venisse introdotto nel Ddl. Mi auguro che, visto il loro apprezzamento per questo nuovo assetto organizzativo, prevedranno degli stipendi congrui per il professionista che si dedica a tempo pieno al ruolo come responsabile di una struttura.
Si dice che inserire un direttore sanitario odontoiatra per struttura comporterà il decuplicarsi dei costi di personale e di conseguenza dei costi per i pazienti...
Ci dobbiamo decidere: vogliamo mantenere una prestazione odontoiatrica di qualità o vogliamo solo abbassare i costi? La nostra proposta mira, nell'ambito dell'offerta privata, a salvaguardare il paziente e ad offrirgli una prestazione sanitaria efficace sicura e duratura. Si mira ad evitare da una parte che strutture in prevalenza profit siano guidate da una figura senza titoli adeguati e dall'altra che su un solo professionista si accentri la responsabilità di controlli sanitari su un numero di strutture sul cui andamento non può avere il polso (né può conoscere eventuali priorità sui singoli casi clinici). In questi anni, per la cronaca, lo scarso controllo ha consentito in Italia e all'estero la crescita e l'implosione di società di capitali in Italia che garantivano il paziente meno di quanto non alimentassero l'aspetto commerciale della loro attività.
Una parte dell'opinione pubblica pensa che le società di capitale permettano di curarsi a cittadini che altrimenti non si curerebbero per vari motivi tra cui quelli economici.
Non ho visto statistiche che diano conto di un fenomeno di questo tipo, ho visto piuttosto pubblicità che prospettano visite gratuite e persino ortopantomografie gratuite, indirizzando i cittadini verso determinate prestazioni - e in alcuni casi verso esami diagnostici non necessari. L'indagine di AltroConsumo ha certificato che nell'insieme di una terapia alla fine non c'è risparmio, singole prestazioni sono offerte a prezzi più alti rispetto agli studi monoprofessionali. Altre indagini come quella Censis non fanno che confermare il calo complessivo delle prestazioni odontoiatriche e dei pazienti che le chiedono. Rimane solo l'effetto Bersani: la legge sulle liberalizzazioni che come AIO combattiamo da sempre mirava a ribassare le tariffe e a favorire la concorrenza ma ha solo avuto l'effetto di veicolare un'informazione non corretta.
L'associazione delle Catene odontoiatriche dice che quella degli Odontoiatri in parlamento è una battaglia per fare fuori dei concorrenti.
Sarebbero concorrenti se si ponessero su un piano sanitario. Qui però siamo di fronte a società che possono avere un direttore sanitario supervisore di più strutture operanti in province diverse, e a situazioni non ben controllabili dalla deontologia, a differenza di noi iscritti agli albi professionali. Queste strutture, com'è emerso dalla nostra indagine a Roma, impiegano personale odontoiatrico sottopagato, anche con solo 15 euro lordi all'ora, cui non fanno gestire le cartelle dei pazienti, le priorità d'intervento e l'agenda appuntamenti. Alcune presentano piani di terapia per i quali il paziente deve pagare in anticipo altrimenti non potrà continuare la cura. In media, quando pagano le tasse denunciano fatturati alti ma redditi imponibili più bassi dell'odontoiatra persona fisica: lo dicono le tabelle degli studi di settore. Questo tipo di concorrenza ci crea dei gap che colmeremmo solo se iniziassimo ad agire con criteri non conformi alla deontologia - criteri che invece accettiamo perché ci consentono un dialogo vero con il paziente. Del resto, neanche usare i mezzi delle società alla fine ci salverebbe: ci sono società con sede all'estero che hanno strutture che costano un terzo delle nostre, dipendenti che costano ancora meno e subiscono una tassazione che è un quinto di quella italiana. La domanda è: a chi giova incentivare le società odontoiatriche attraverso un regime di controlli laschi e adempimenti semplificati, e lasciare gli altri professionisti in balia di questa pseudo-concorrenza?
Di recente un documento CAO ha affermato che solo le società di professionisti possono intestarsi atti odontoiatrici se iscritte all'albo apposito. Non era meglio un emendamento diretto a favorire direttamente lo sviluppo di Stp in questo ambito (e dell'albo)?
Il nostro sindacato ha ripetutamente prodotto documenti che testimoniano come le Stp abbiano dei limiti normativi, non per colpa loro ma di un sistema fiscale che trova più conveniente - per motivi politici e, limitatamente ad alcuni aspetti, economici - consentire un proliferare di Srl ed altre forme societarie convenzionali non riferite a professionisti per fornire prestazioni sanitarie. Noi sosteniamo le Stp come alternativa, ma il loro appeal è minimo e finché non sarà detta una parola che sganci le società di capitali dall'erogazione di prestazioni di cura non potremo fare proposte senza guardare il problema, e dunque non potremo esimerci dall'essere coinvolti sulla regolamentazione delle "altre" società.
ANDI ha proposto un referendum una raccolta firma per una legge d'iniziativa popolare contro le norme in tema della pubblicità volute dalla Bersani. Vi aggregherete?
Saremo in prima linea per un referendum contro le liberalizzazioni. Mi suona strano che ANDI promuova il referendum ora, noi lo vorremmo da dieci anni ma il nostro era un "grido nel deserto". Nel 2006 all'indomani del varo della legge Bersani in piazza a protestare c'eravamo solo noi, e di recente, durante il contrasto con l'Antitrust, quando in FNOMCeO alcuni nostri esponenti sono andati a chiedere una posizione netta, sono stati messi all'angolo, e la FNOMCeO non ha fatto votare gli odontoiatri sul codice deontologico quando dicevamo che certi articoli andavano cambiati e occorreva prendere posizione. Dov'era ANDI in tutto questo? Noi siamo disponibili ad affiancarci alla loro iniziativa ma è strano che all'improvviso, mentre ci accusano di "connivenze" con i politici, portino come vessillo una nostra battaglia di sempre. La nostra posizione è sempre stata chiara: meno vincoli alla pubblicità uguale meno trasparenza tra erogatore delle cure e paziente. Di fronte a chi attenta al rapporto fiduciario, la professione deve fare la guerra. Tanto più che le sanzioni per la guerra l'Antitrust ce le aveva messe già...
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