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27 Settembre 2017

Un flusso di lavoro digitale: dalla macchina fotografica alla cementazione. I consigli di 5 esperti d'eccezione


Il tema dell'estetica in odontoiatria sta diventando sempre più importante, sia per le richieste dei pazienti sia per le opportunità che gli odontoiatri stessi possono offrire loro.

In questo reciproco scambio d'informazioni e di esigenze si inserisce, come mezzo di comunicazione e di realizzazione dei restauri, il flusso di lavoro digitale.

Un "workflow" - per usare una dizione anglosassone - che parte dall'analisi del volto e del sorriso del paziente con fotografie ormai solo digitali, che si avvale di applicazioni dedicate per analizzare e progettare il "nuovo" sorriso per poi sfociare nella realizzazione delle ricostruzioni, con metodiche indirette, per mezzo di stampanti 3D o di fresatori, terminali ideali in un processo che vede i sistemi CAD/CAM a farla da padrone.

Con i membri della Digital Dental Academy (nella foto) abbiamo cercato di affrontare alcuni argomenti del flusso di lavoro digitale, il tema sarà anche approfondito in un prossimo corso FAD EDRA.

Dottor Nuvina, la qualità della macchina fotografica è così importante in questo processo?

Anche con gli smart-phone è possibile ottenere immagini eccellenti del cavo orale; tuttavia, quando la ripresa fotografica diviene parte integrante di un processo analitico la fedeltà e la riproducibilità delle immagini, nonché il dettaglio delle stesse, sono ottenibili solo attraverso sistemi di ripresa sofisticati che, badate bene, non vuole dire molto costosi.

Molinelli e Rossi, il processo digitale come ha cambiato l'approccio al trattamento estetico del paziente odontoiatrico?

Il processo digitale ha semplificato molti dei passaggi che precedentemente venivano eseguiti con modelli in gesso, l'analisi degli stessi, i montaggi su articolatori, le cerature diagnostiche ecc. Questo non significa che queste fasi siano del tutto dimenticate, ma con il sistema digitale abbiamo la possibilità di fare molte prove di visualizzazione, condividerle con il paziente, fornire all'odontoiatra mezzi per esemplificare al meglio quale sarà il risultato finale. A questo possiamo aggiungere che la pre-visualizzazione digitale rappresenta la base su cui costruire, attraverso sistemi di fresatura o con stampanti 3D, dei "mock-up" (mascherine di prova) con le quali mostrare una prima simulazione reale al paziente per eliminare tutti i dubbi e le incertezze. Queste stesse saranno poi la guida per il trattamento vero e proprio.

Dottor Spreafico, le preparazioni per faccette o corone in materiali estetici hanno subito delle variazioni nell'epoca del digitale?

I concetti di base sono sempre gli stessi; è bene non avere spigoli vivi che sono registrati con difficoltà dagli scanner intraorali e, alla stessa stregua, sono mal riprodotti dai fresatori. La versatilità dei materiali - che spaziano dai compositi rinforzati con ceramiche, alle ceramiche nelle loro accezioni più vaste sino alle zirconie monolitiche - concede al clinico un'opportunità di lavoro assolutamente unica e, nel caso di insoddisfazione da parte del paziente, la possibilità di intervenire senza grosse difficoltà da parte di entrambi.

Qual è il suo parere in merito, dottor Robello?

Aggiungo un elemento a quanto affermato dal dottor Spreafico, e cioè che la stretta connessione con l'odontotecnico risulta fondamentale per "personalizzare" il prodotto che, in formato digitale strettamente detto, può risultare poco soddisfacente. Personalmente uso un'espressione nuova: odontoiatria digitale "chair-side", cioè assistita. Voglio eseguire tutto il possibile con le metodiche digitali, ma voglio avere l'occhio dell'odontotecnico (nel mio caso l'eccellente Massimiliano Pisa) a supportare le mie scelte e a migliorarle. Spesso è possibile ottenere risultati esteticamente validissimi solo con un paio di ritocchi, per esempio aggiungendo, con tecnica "cut-back", uno strato di ceramica a una base in zirconia o in disilicato. Per fare ciò l'odontotecnico, con la sua sensibilità e la sua competenza, non potrà mai essere rimpiazzato.

Dottor Brenna che consigli ha da darci sul tema della cementazione dei restauri estetici?

La cementazione è sempre la fase più delicata, perché la fissazione alla struttura dentale, per quanto banale, deve essere sempre eseguita con perizia e senza distrazioni poiché un semplice errore o una dimenticanza possono vanificare un lavoro molto complesso, sia nell'immediato che nel lungo periodo. Personalmente eseguo, facendo anche molti sforzi, la cementazione sotto diga di gomma; laddove i margini della preparazione sono in smalto prediligo un passaggio con mordenzatura dello smalto separata. Nei casi, invece, in cui i materiali sono ceramica o compositi eseguo un condizionamento specifico delle superfici del restauro, fatto fondamentale in protesi adesiva. Non ho particolari preferenze per sistemi di cementazione dedicati, poiché i compositi fluidi altamente caricati o quelli tradizionali riscaldati e resi più scorrevoli dalle vibrazioni ultrasoniche assolvono perfettamente il compito richiesto. Certamente le nuove generazioni di cementi duali potranno aggiungere molto a questo settore e li terremo in debita considerazione nel prossimo futuro.

A cura di: Massimo Gagliani, Coordinatore scientifico area odontoiatrica Gruppo EDRA

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