Per il dott. Faustini è l’aggregazione il modello che può valorizzare il merito e la qualità dei giovani professionisti dando continuità alla nostra professione
Come odontoiatra associato ANDI, desidero condividere alcune considerazioni sulla recente iniziativa “Young Dentist Academy” proposta da ANDI in collaborazione con Adecco. Innanzitutto, il concetto di apprendistato in somministrazione applicato a liberi professionisti è quantomeno discutibile. L’odontoiatra neolaureato non è un dipendente generico da formare, ma un professionista che ha già completato un lungo percorso di studi e dovrebbe essere messo nelle condizioni di esercitare la professione in modo autonomo e dignitoso.
Il costo dell’apprendistato per gli studi odontoiatrici (1.700€ mensili il primo anno, 2.300€ successivamente) non sembra rappresentare un incentivo reale, questo modello non risolve il problema della sostenibilità economica di un giovane odontoiatra che, anziché entrare nel mondo del lavoro con prospettive concrete, rischia di essere allontanano dall’indipendenza professionale senza maturare risorse adeguate da investire nella formazione post laurea.
Altro punto critico riguarda il reale impatto di questa iniziativa sul passaggio generazionale. Affiancare un giovane a un titolare di studio non garantisce automaticamente una continuità professionale: il vero problema risiede nella difficoltà di subentrare nella gestione di uno studio, per questioni fiscali, burocratiche e finanziarie, che questa iniziativa non sembra affrontare in modo concreto.
La vera direzione da prendere dovrebbe essere quella di un modello di studi associati, come avviene nei paesi anglosassoni, dove il passaggio generazionale avviene con l’ingresso progressivo di giovani professionisti come soci junior, con un percorso chiaro per diventare partner a pieno titolo.
Questo sistema consente di premiare il merito, garantire stabilità alla struttura e incentivare la crescita dei professionisti senza ricorrere a forme precarie di apprendistato. Con il tempo, si potrebbe prevedere un percorso di crescita che includa anche una partecipazione agli utili, permettendo al collaboratore di iniziare a condividere i benefici economici dello studio, pur senza essere ancora un socio di capitale.
Questo passaggio consentirebbe di premiare il merito e l’impegno, offrendo un incentivo concreto alla continuità professionale.
Parallelamente, il titolare potrebbe favorire un graduale passaggio di proprietà attraverso la cessione progressiva di quote dello studio, magari prevedendo formule di pagamento agevolate, come una rateizzazione che sfrutti parte dei compensi maturati nel tempo. In questo modo, il giovane professionista potrebbe acquisire una partecipazione crescente senza dover affrontare un esborso immediato troppo oneroso.
Per rendere questo processo realmente accessibile, sarebbe fondamentale prevedere strumenti di credito agevolato, magari attraverso convenzioni con istituti bancari o l’ente previdenziale di categoria, in modo da facilitare l’acquisto delle quote da parte dei giovani odontoiatri e rendere sostenibile il passaggio generazionale.
Questo modello rappresenterebbe un'alternativa più efficace rispetto all'apprendistato, perché garantisce continuità e stabilità allo studio odontoiatrico, permettendo ai nuovi professionisti di crescere realmente all'interno di una struttura avviata, dando loro l’opportunità di acquisire esperienza, responsabilità e, progressivamente, anche un ruolo gestionale. Questo significa inserirli in un percorso concreto di evoluzione professionale, piuttosto che relegarli a posizioni di subordinazione prive di prospettive.
Un modello basato sull'associazione tra professionisti, poi, scongiura il rischio di sfruttare i neolaureati con la scusa della formazione. Al contrario, valorizza il loro contributo fin da subito, riconoscendo il loro ruolo non solo come esecutori ma come futuri titolari di studio. Se l’obiettivo è garantire un futuro solido alla professione, dobbiamo puntare su modelli che permettano ai giovani di diventare titolari e non semplici apprendisti.
Serve una visione di lungo termine che valorizzi il merito, la qualità e la continuità della nostra professione, ma anche una maggiore consapevolezza da parte dei titolari di studio che si avviano al passaggio di testimone.
Solo con un interesse comune tra chi esce e chi entra sarà possibile perpetuare un valore autentico, costruito nel tempo, e garantire una transizione che preservi la qualità e l’etica della professione odontoiatrica.
Dottor Fabio Faustini
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