Dal XXIX Congresso COI-AIOG interessanti indicazioni per odontoiatri ed igienisti dentali. La prevenzione periodica appresenta una fase chiave nella gestione del paziente fumatore
Il XXIX Congresso Nazionale COI-AIOG, svoltosi lo scorso mese di febbraio, ha affrontato nelle diverse sessioni temi di grande attualità. Tra gli argomenti affrontati, nella sessione dedicata alle strategie di prevenzione, si è dibattuto sulle strategie più efficaci per cercare di minimizzare gli effetti patologici degli stili di vita errati.
In particolare quello che vede come protagonista il fumo di tabacco. Insieme al prof. Gioacchino Calapai, farmacologo, e Umberto di Luzio Paparatti, otorinolaringoiatra, sono state affrontate e discusse le problematiche legate al fumo e a quali strumenti possono essere utili ad avviare un percorso che si prefigga come gold standard la cessazione definitiva di questa dipendenza.Paparatti nella sua dettagliata relazione ha accennato anche ai primi riscontri evidenziati in studi tutt’ora in progress.
I dati statistici più aggiornati evidenziano come vi siano attualmente circa 1,1 miliardi di fumatori al mondo (1 italiano su 4: 24% della popolazione nel 2024), e sono attribuibili al fumo 8,7 milioni morti/anno nel mondo (circa 93.000 in Italia: 14,2% di tutti i decessi). Il fumo è, globalmente tra maschi e femmine, il secondo fattore di rischio per decessi attribuibili, a livello mondiale. E’ stato evidenziato come in ambito odontoiatrico numerose ricerche scientifiche dimostrano la correlazione tra fumo e carcinoma orale e parodontopatia, anche se le evidenze risultano suggestive ma non sufficienti a stabilire una correlazione diretta tra fumo e carie dentali e tra fumo e fallimento degli impianti dentali. Il fumo è una delle principali cause di discromia dei denti e di alcuni materiali dentali.
La prevenzione periodica appresenta una fase chiave nella gestione del paziente fumatore. Il gold standard rappresentato da tutte le azioni volte a dissuadere il paziente a continuare questa abitudine e consente inoltre la diagnosi precoce delle patologie fumo correlate e contribuisce al miglioramento della qualità di vita dei pazienti. Tuttavia, esiste un’ampia fascia di adulti che decidono di continuare a fumare nonostante gli inviti e di non intraprendere il percorso di cessazione. È stato ampiamente riconosciuto che gli effetti nocivi del fumo di sigaretta sulla salute non sono principalmente indotti dalla nicotina, ma dalle sostanze tossiche prodotte durante la combustione del tabacco. È questo lo scenario in cui la strategia di riduzione del rischio/danno può essere adottata con lo scopo di ridurre gli effetti negativi sulla salute del consumo di tabacco. Se il danno da fumo di sigaretta espone il fumatore ad un rischio esponenziale di sviluppo di patologie fumo-correlate, solo la cessazione può, nel tempo, ridurre totalmente questo rischio. L’uso di strategie alternative senza fumo potrebbe consentire di ridurre quanto più possibile il rischio, avvicinandolo alla curva ideale che si registrata nei pazienti che smettono di fumare. Il principio di riduzione del rischio/danno è stato già introdotto negli anni '70 e '80 in risposta a malattie infettive come l'epatite B e l'HIV e l’adozione di questo approccio è divenuta comune in svariati campi della medicina. Potrebbe essere quindi adottato anche nel caso del fumatore adulto che decide di continuare a fumare.
I prodotti senza fumo (smoke-free products - SFPs) sono:
1) le sigarette elettroniche (E-cig), che riscaldano dei liquidi con o senza nicotina e producono un aerosol che viene inalato dall’utilizzatore (esistono in sistemi aperti e chiusi);
2) prodotti a tabacco riscaldato (HTPs) che riscaldano stick di tabacco pressato, generando un aerosol che viene inalato dall’utilizzatore;
3) nicotine pouches, sacchetti non contenenti tabacco ma solo nicotina (sintetica o estratta dal tabacco) che viene assorbita dalla mucosa del cavo orale dopo apposizione del sacchetto nel fornice gengivale.
Non sono prodotti a rischio zero (lo è solo la cessazione) ma riducono significativamente (dal 92% al 97% secondo alcunistudi ) l’esposizione a sostanze tossiche (cancerogene e/o dannose per la salute generale e del cavo orale). Questa riduzione determina un’esposizione e queste sostanze ridotta significativamente rispetto al fumo di sigaretta e conseguentemente un rischio relativo inferiore anche se ovviamente non assoluto.
Questi dispostivi non possono essere comunque, si è ribadito, essere definiti “sicuri”.
L’effetto di decremento del rischio è legato alla diminuzione delle migliaia di sostanze chimiche tossiche (>7.000) prodotte dalla combustione del tabacco delle sigarette convenzionali che contribuiscono a provocare le gravi malattie e i decessi nei fumatori. Infatti, nei dispositivi smoke free le sostanze tossiche/cancerogene diminuiscono quantitativamente o non sono presenti. Sufficienti evidenze precliniche, nell’animale da esperimento, hanno dimostrato una significativa riduzione del danno con l’uso di SFPs rispetto al fumo di sigaretta.
Si stanno accumulando evidenze preliminari indicanti come il passaggio da sigarette a SFPs, a seguito della significativa minor esposizione a sostanze tossiche prodotte dalla combustione, si traduce in una modifica positiva di alcuni marcatori biologici surrogati di rischio di danno cardiovascolare nel setting clinico, almeno nel breve termine. Iniziano ad essere disponibili anche dati indicanti che i soggetti che passano a questi prodotti, presentano un rischio significativamente inferiore di recidiva di eventi clinici maggiori (ad es. dopo intervento di angioplastica coronarica). Il passaggio da sigaretta a SFPs, migliora significativamente la funzionalità respiratoria e riduce le esacerbazioni cliniche della malattia in pazienti con Bronco-Pneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO), a distanza di periodi variabili da 3 a 5 anni, rispetto a chi continua a fumare.
Per quanto riguarda la salute del cavo orale, studi in vitro su cellule epiteliali buccali e gengivali umane, mostrano che l’aerosol di HTPs si accompagna ad una sostanziale assenza di modificazioni morfologiche rispetto alle sigarette (in maniera simile a quanto avviene con la sola esposizione all’aria ambiente) e che la risposta infiammatoria risulta significativamente ridotta sempre rispetto al fumo di sigaretta. Inoltre, l’uso di HTPs, dopo tre settimane di esposizione, non provoca sostanziali variazioni cromatiche dei compositi dentali, dello smalto e della dentina, che risultano invece alterati a seguito dell’esposizione a fumo di sigaretta.
Il contributo clinico offerto da ricerche condotte dal gruppo del prof. Polosa a Catania si aggiunge a queste evidenze in costante aumento. I primi risultati dello studio SMILE (multicentrico, randomizzato) sullo switch a prodotti senza combustione, ad esempio, dimostrano, tra i cambiamenti della salute orale nei fumatori che passano a SFPs rispetto ai fumatori che continuano a fumare e agli ex o non fumatori, che la bianchezza dei denti è visivamente migliore negli utilizzatori di SFPs rispetto ai fumatori (e simile a quello osservabile negli ex-fumatori).
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