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30 Dicembre 2018

Dal 2 gennaio le novità che ‘’aspettano’’ il settore dentale (e non solo)

Norberto Maccagno

Forse mai come oggi, ricordare i fatti che hanno caratterizzato l’anno che si sta per chiudere diventa un puro esercizio compilativo. Come da tempo non capitava, l’anno nuovo porterà molti cambiamenti nel settore dentale. Molte le norme che dal primo gennaio 2019 entrano in vigore e che porteranno cambiamenti strutturali, organizzativi e di mentalità. 

In quest’ultimo DiDomenica del 2018, commentare i contenuti della manovra finanziaria e le norme che entrano in vigore è doveroso. Un maxiemendamento del Governo che ha stravolto la legge finanziaria approvata alla Camera per riportarla nei paramenti della UE, e poi approvato dal Sentato e dalla Camera senza essere, di fatto, mai discusso dal Parlamento.  

Ma c’è un aspetto che riguarda questa manovra, ma anche le passate e le prossime su cui ci si dovrebbe interrogare. Si chiama ‘sterilizzazione delle clausole di salvaguardia’, ovvero evitare l’aumento delle aliquote IVA e delle accise (ad esempio sulla benzina) inserite nelle manovre finanziarie per coprire il debito che si va a creare. Di fatto come la garanzia che ci viene chiesta quando contraiamo un mutuo. 


Clausola di salvaguardia 

E’ questa la vera spada di Damocle che minaccia il 2019 e gli anni a venire di noi italiani. Nata con il Governo Berlusconi del 2011, prevedere un aumento automatico delle aliquote iva e delle accise nel caso in cui i conti dello Stato non rispettano le previsioni previste in finanziaria. Ovvero lo Stato dà all’Unione Europea ed ai mercati una garanzia: se non rispetto i parametri, il debito lo saldano i cittadini attraverso le tasse (Iva) che poniamo su prodotti, beni, servizi. E con questo sistema da 8 anni, ogni Governo, ha potuto “sforare” (chi più chi meno) mettendo a garanzia fondi che in realtà ci sono solo sulla carta. I precedenti Governi hanno sempre tenuto fermo l’ipotetico aumento iva a salvaguardia del bilancio dello Stato al 23,1%, questa legge finanziaria  che aveva bisongo di più risorse, porta a garanzia una aumento dell’aliquota ridotta (oggi al 10%) dal 2020 al 13% mentre l’aliquota ordinaria (oggi al 22%) passerebbe nel 2020 al 25,2% e nel 2021 al 26,5%. E questo comporta che la maggior parte delle risorse reperite, con tasse o tagli, dalle prossime manovre finanziarie serviranno per impedire l’aumento dell’iva (per scongiurare quanto previsto in questa finanziaria, serviranno nuove entrate per circa 51 miliardi), e non per creare occupazione o rilanciare l’economia. Certamente i prossimi Governi andranno a utilizzare lo stesso sistema per scongiurare gli aumenti, ma è ipotizzabile che un giorno (chissà quanto vicino o lontano) qualcuno rimarrà con il “cerino in mano” e dovrà recuperare imponendo agli italiani di pagare il conto, lasciato da pagare.  

Ma torniamo alle questioni che toccano il settore dentale di cui molti di voi avrebbero fatto volentieri a meno, ma che dal 1 gennaio 2019 il settore si troverà alla porta dello studio o del laboratorio odontotecnico (in questo caso meno). 


Tassa sulle società odontoiatriche 

Norma del 2017 prevede che entro settembre 2019 per ogni euro che uno studio odontoiatrico organizzato come società di capitale ha fatturato nel 2018, si dovrà versare nelle casse ENPAM (quota B) lo 0,5%. Al link un nostro approfondimento.  


Questione amalgama 

E’ forse la norma che comporta meno “sbattimento” se non quello di mettere mano al portafoglio. Dal primo gennaio gli studi dovranno essere dotati di sparatore di amalgama, almeno sul riunito in cui rimuovono le otturazioni in amalgama. Al link un nostro approfondimento.  


Fatturazione elettronica

Alla fine è stata messa “una pezza” ad una diatriba tra Agenzia delle Entrate e Garante della Privacy. Chi è tenuto ad inviare i dati al Sistema Tessera Sanitaria sarà obbligato a non emettere fatturazione elettronica per quelle i cui dati devono essere inviati. Quindi per tutte le fatture emesse, anche per quelle che i pazienti hanno espresso il rifiuto di invio, si continuerà a fare in formato “analogico”. Questo vuole dire che i dentisti sono esentati dall'emettere fattura solo per quelle tipologie di fattura che rientrano tra i dati da inviare al STS, per le altre, ad esempio quelle di collaborazione, dovranno emetterle in formato elettronico.

Le cose sono meno chiare per gli igienisti dentali o per i laboratori odontotecnici che emettono fatture direttamente ai pazienti. Non essendo tra le professioni obbligati ad inviare i dati al STS, ma essendo dati sanitari quelli trattati, come si dovranno comportare?

Per le Entrate devono emettere fatturazione elettronica, per il Garante le fatture che contengono dati sanitari non possono essere inviate al Sistema di Interscambio delle Entrate.
Si spera che prima del 2 gennaio qualcuno spieghi come si dovranno comportare. 

Per le fatture ricevute dai fornitori, invece non dovrebbero essere dubbi. Salvo chi rientra nel regime forfettario e flat tax, tutti gli altri devono archiviarle secondo le modalità previste dalla norma sulla fatturazione elettronica.  Al link un nostro approfondimento.


Pubblicità sanitaria 

Con l’approvazione dell’emendamento proposto dalla dentista On. Rossana Boldi, come già oggi previsto sarà consentita la pubblicità informativa prevista dalla Legge Bersani e le sue modificazioni. La norma, però, indica che le informazioni veicolate siano “funzionali a garantire la sicurezza dei trattamenti sanitari escludendo qualsiasi elemento di carattere promozionale o suggestionale, nel rispetto della libera e consapevole determinazione del paziente, a tutela della salute pubblica, della dignità della persona ed al suo diritto ad una corretta informazione sanitaria”.   

Ovviamente la norma lascia spazio ad interpretazioni, per esempio: se la comunicazione informa delle possibilità di pagare un euro il primo impianto, se ne metti almeno 3, sembra essere chiaramente “a carattere promozionale”, informare sulle tariffe praticate in studio sarà contro la norma? Certamente potrebbe essere di aiuto che la FNOMCeO stilasse delle linee guida indicando le informazioni che si possono veicolare e quelle vietate. Visto che proprio l’Ordine è chiamato a vigilare e sanzionare gli iscritti, direttori sanitari inclusi, che “sgarrano”. Al link un nostro approfondimento. 


Direttore sanitario del territorio 

La norma introdotta dall’emendamento dell’On. Boldi sul direttore sanitario potrà essere quella che crea problemi agli studi odontoiatrici organizzati come società, in particolare alle Catene. Dando per scontato che le società che esercitano attività odontoiatrica rientrano tra le “strutture private di cura” obbligate a dotarsi di Direttore sanitario iscritto all'Albo territoriale in cui hanno sede operativa. Al link un nostro approfondimento.  


Assistente Studio Odontoiatrico (ASO) e Collaboratore Studio Odontoiatrico (CSO) 

Argomento complesso che non si può esaurire in poche righe. La figura del CSO è tutta da scoprire mancando ancora dei passaggi -tra cui conoscere le sue mansioni- che permetteranno di analizzare meglio la nuova figura professionale per lo studio odontoiatrico. Al link il nostro approfondimento. 

Per le ASO la dead-line è il 21 aprile 2021, quando all’interno dello studio odontoiatrico potrà essere inquadrato con questa figura professionale solo personale provvisto di attestato o con un percorso lavorativo che permetta il riconoscimento della qualifica. Ad oggi, però, già le assistenti assunte dagli studi devono avere delle caratteristiche precise. Al link il nostro approfondimento. 

Personalmente non so se saranno, come sostengono alcuni tuttologi del settore, i controlli dei NAS a creare “questioni” negli studi sul fronte dipendenti. La sensazione è che a creare “scompiglio”, potrebbero essere le cause di lavoro che potranno nascere tra assistente e datore di lavoro, magari perché non era stata inquadrata con la corretta mansione nel contratto di lavoro (inquadramento che le avrebbe permesso di vedersi riconosciuti i 36 mesi di attività in modo da essere esentata al conseguimento dell’attestato) o quando la CSO verrà licenziata e accuserà il datore di lavoro di averle fatto svolgere compiti tipici dell’ASO (magari anche se non li ha svolti o solo perché le differenze tra le due figure saranno poco chiare) e per questo richiederà indennizzi e buone uscite.  

Per ora mi fermo qui. Abbiamo tutto un anno per raccontare ed analizzare e come sempre cercheremo di farlo con competenza, portando la voce di tutti ed informandovi appena le cose accadono. 

Da tutta la redazione di Odontoiatria33 gli auguri di BUON ANNO e che il 2019 sia sereno, proficuo ed interessante … anche da raccontare.    

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