Ogni quanto si dovrebbero rinnovare gli strumenti, quali azioni per mantenerli efficienti e capire quando sostituirli. Ecco le indicazioni della dott.ssa Ardizzone. Scarica le indicazioni pratiche
La durata degli strumenti per l'igiene dentale è una questione dibattuta, spesso trascurata, ma difficile da definire perchè è legata a molte variabili. Un buon consiglio è quello di scegliere per gli acquisti strumenti prodotti da brand che garantiscano la qualità dei materiali dalle cui caratteristiche dipende la loro durata e la loro efficienza e precisamente: la qualità dell’acciaio; la durezza della lama; l’elevata resistenza all’usura; alle affilature e ai ripetuti processi in autoclave. A dirlo è la dott.ssa Viviana Cortese Ardizzone, igienista dentale co autrice del libro edito da EDRA “Igienista Orale”.
“L’igienista dentale –aggiunge- deve poter contare su strumenti in condizioni ottimali, perché se usurati non solo compromettono la qualità e il rispetto dei tempi operativi della performance, ma affaticano il professionista in quanto richiedono una maggiore pressione laterale, che aumenta il rischio di traumi cumulativi a mani/polso/avambraccia. Ma, ancora più grave, riducono il comfort del paziente” perchè causano sensibilità o dolore”.
Fattori che influenzano la durata degli strumenti
La loro durata pertanto, premesso che devono essere di qualità, dipende da molte variabili tra cui:
1) Quanti strumenti o manipoli contrangoli ad anello blu e ablatori si hanno in dotazione: se non se ne ha a sufficienza per il fabbisogno giornaliero, gli stessi devono essere sottoposti a più cicli di sterilizzazione, stressandoli più rapidamente.
2) Il numero di pazienti trattati giornalmente.
3) La frequenza d’uso non solo giornaliera, ma nella settimana: quanti giorni e quante ore l’igienista dentale lavora.
4) Quanti igienisti dentali utilizzano nella settimana la stessa strumentazione o in contemporanea nello stesso giorno.
5) La tipologia dei pazienti e di trattamento effettuati durante il giorno. Una cosa è la strumentazione sopragengivale per pazienti sani, o con parodontite allo stadio 1-2, altro se si trattano pazienti con parodontite allo stadio 3 o 4 che necessitano trattamenti più complessi con l’utilizzo di più strumenti. Quanto e come si alternano lo scaling sopragengivale e/o sottogengivale ultrasonico vs/ manuale.
6) Gli scaler si deperiscono più in fretta perchè si utilizzano mediamente più delle curette.
7) Quante volte uno strumento viene affilato e come viene affilato. Le necessarie e ripetute affilature riducono le dimensioni delle lame di curette e scaler che tendono ad essere sempre più sottili: inoltre ci sono strumenti veramente difficili da affilare, come le mini e le micromini curette e i miniscaler senza modificarne il disegno originale, che è invece indispensabile per non alterarne il loro utilizzo specifico.
Per quanto riguarda gli strumenti manuali, la dott.ssa Ardizzone sostiene che gli strumenti Sharp Diamond hanno una durezza superiore a 63 nella scala Rockwell, quelli Everedge, in quanto realizzati con una innovativa lega a base di acciaio sottoposto a particolari trattamenti termici, conservano più a lungo il bordo tagliente delle lame, aumentando del 50% l'efficacia dello strumento nel tempo, miglior produttività e migliori performance con risparmio di tempo e di denaro.
Le indicazioni dei produttori per quanto riguarda gli strumenti manuali ed i dispositivi meccanici
Secondo i vari produttori gli strumenti manuali hanno una durata, per un utilizzo medio (ma l’indicazione rimane generica) compresa tra sei e diciotto mesi, mentre le punte ad ultrasuoni devono essere sostituite ogni sei-dodici mesi.
“Considerando tutte le variabili che portano all’usura degli strumenti –continua la dott.ssa Ardizzone- queste affermazioni sono del tutto indicative. Nonostante questo, molti studi odontoiatrici utilizzano strumenti ben oltre la loro durata ottimale per due motivi: perchè spesso vengono negati o rinviati i nuovi acquisti dall’amministrazione o perchè i professionisti stessi (odontoiatri e igienisti dentali, soprattutto se neolaureati) non sono in grado di valutarli o non hanno acquisito l’autorevolezza e l’assertività per dire: questo strumento non lavora più, è da sostituire”.
Come prolungare la vita degli strumenti manuali
La manutenzione adeguata è fondamentale per estendere la durata degli strumenti. "Quando si tratta di strumenti manuali, tutti sappiamo che uno strumento affilato flavorerà molto meglio di uno smusso", afferma la dott.ssa Ardizzone. “Tuttavia, non tutti gli igienisti dedicano il tempo necessario all’affilatura o hanno le skills adeguate per farlo. O semplicemente perchè–aggiunge- a fine giornata uno non ha più la voglia o la testa o il tempo per farlo”.
Il consiglio è quindi quello di ritagliarsi del tempo dedicato, oppure formare persone all’interno del team, gli ASO per esempio, che sappiano acquisire le skill di affilatura per garantire l’efficienza dello strumento. Ciò tornerà utile non solo agli igienisti, ma anche agli odontoiatri che ne fanno uso. Può aiutare quanto scritto nel capitolo 22 del libro EDRA per gli ASO “L’assistenza nello studio odontoiatrico” che riportiamo in parte qui sotto
Quando sostituire uno strumento manuale
Dal momento che abbiamo capito che non si può dare una scadenza temporale in termini di durata, per capire quando uno strumento deve essere sostituito ci si deve affidare all’esperienza del professionista e a qualche facile accorgimento. “Se ci si rende conto che lo strumento non taglia, non “morde” il tartaro e non “canta” su smalto e dentina lo si deve mette da parte e lo si sostituisce subito con un altro. Poi si valuta se è solo da affilare oppure è da eliminare”.
Qualche consiglio pratico:
Come valutare l’usura degli inserti dei dispositivi ultrasonici
Anche gli inserti ultrasonici hanno una longevità in relazione, ancora una volta, alla frequenza del loro utilizzo. Capirlo dipende dall’esperienza, ed è abbastanza facile Guardando l’inserto, meglio se con gli ingranditori, se ci si accorge che la punta si è arrotondata, o che è più corta rispetto ad una nuova e soprattutto non lavora più bene e si deve aumentare la pressione per renderla efficiente, vuole dire che è consumata ed è da sostituire.
Da sostituire per questo motivo, sottolinea la dott.ssa Ardizzone.
Perchè man mano che l’inserto si consuma, la lunghezza dell'ampiezza delle vibrazioni si riduce, diventa inefficace e richiede più passaggi e maggiore pressione laterale e peggio ancora, aumento della potenza, per rimuovere il tartaro.
“Un metodo pratico e facile per riconoscere un inserto ultrasonico usurato –continua la dott.ssa Ardizzone- è quello di affiancarla a una uguale, nuova e, meglio se con l’aiuto degli ingranditori, cogliere visivamente la differenza”.
“Per venire in soccorso a tutti, esperti e meno esperti, è molto più semplice ricorrere alle ‘dime’ di riferimento, che ogni azienda produttrice fornisce, grazie alle quali si può controllare il grado di accorciamento degli inserti”.
E’ sufficiente prendere la punta usurata e appoggiarla sulla dima di riferimento per vedere immediatamente se si è accorciata.
Sulla dima, spiega la dott.ssa Ardizzone, appaiono disegnati gli inserti in dotazione all’ablatore su cui appaiono delle tacche millimetrate e cromatiche verdi e rosse ad indicare la validità residua (verde) o la necessità di sostituirle (rossa). Ricordiamo che, se l’estremità si è ridotta di 1 mm, l’inserto perde il 25% della sua efficienza; il consumo di 2 mm invece corrisponde alla riduzione di efficienza del 50%, con tutti gli svantaggi in termini di tempo di rimozione del tartaro e di discomfort per il paziente. oltre i 3mm l’inserto deve essere eliminato.
Il nostro “prezioso parco macchine”, massimo rispetto per la strumentazione dinamica (ablatori e manipoli contrangolo ad anello blu), dice la dott.ssa Ardizzone.
La decontaminazione, la detersione, la sterilizzazione e la manutenzione ordinaria di questi strumenti dinamici sono regolate da Decreti ministeriali nel rispetto dei requisiti minimi a protezione di pazienti e utilizzatori. L'uso di detergenti enzimatici o lavaggi non compatibili con i materiali degli strumenti, danneggiano rotori, cuscinetti e ingranaggi; particolare attenzione richiedono le fibre ottiche. In alternativa si possono utilizzare anche manipoli “cechi”, meno delicati.
Anche il processo di sterilizzazione può comprometterne l’integrità e la durata, e su questo non ci sono alternative. Per proteggerlo, consiglia la dott.ssa Ardizzone, leggete con attenzione la temperatura massimai di sterilizzazione a cui lo strumento può essere sottoposto, incisa sul corpo del manipolo, non dimenticando che prima di ogni processo in autoclave, i manipoli devono essere lubrificati. La mancata lubrificazione sia del corpo del manipolo, che del morsetto porta spazzolini ne danneggia sicuramente gli ingranaggi accorciandone l’emivita e aumentando il ricorso ai costosi interventi per l’assistenza.
Gli abbonati ad Odontoaitria33 possono scaricare il capitolo del libro Igienista Orale dedicato alla affilatura degli strumenti.
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