Esaminiamo uno tra i problemi più frequenti nella popolazione anziana: la ridotta funzionalità delle ghiandole salivari, la condizione di bocca secca - xerostomia - e la sua correlazione con l’edentulismo.
Ci si aspetterebbero decine di studi su questo tipo di patologia, in ragione della sua larga diffusione e per il conseguente impatto sociale ed economico. Leggiamo l’ultimo numero di Jada, the Journal of American Dental Association, e scopriamo con stupore che non è così. Un gruppo di studiosi coordinato dal professor Michael Turner, del College of Dentistry della New York University, si è proposto di determinare gli effetti dei trattamenti dell’iposalivazione nel limitare l’edentulismo; ha condotto un’indagine sistematica in letteratura; ha identificato 11 articoli sull’argomento e nemmeno uno che riportasse i risultati di uno studio randomizzato e controllato.
Tra gli ultrasessantacinquenni, almeno il 30 per cento è interessato a fenomeni di xerostomia, che diventano sempre più numerosi con l’aumentare dell’età.
In modo analogo, anche l’edentulismo e l’uso di protesi mobili è progressivamente crescente nelle persone più anziane, ed è evidente che portare protesi può essere reso problematico proprio dalla condizione della bocca secca. Sono stati esaminati gli articoli memorizzati nei sei database principali in materia, con data di pubblicazione compresa tra il 1950 fino alla fine dello scorso anno, utilizzando parole chiave come “dentiera”, “iposalivazione”,“xerostomia”, “bocca secca”, “anziani”. La discussione proposta da Michael Turner si sviluppa nella descrizione della saliva e nell’approfondimento delle implicazioni sulla salute orale di una sua insufficiente secrezione. In effetti, la saliva è una sostanza molto versatile, che svolge una gran quantità di funzioni utili: facilita la deglutizione del cibo, stimola il senso del gusto, provvede alla prima parte della digestione, mantiene puliti denti e gengive ed esercita una funzione di barriera immunologica di grande efficacia.
Quando si verificano fenomeni di iposalivazione, si può assistere a un aumento di carie, infezioni da Candida, gengiviti, alitosi, erosioni e ulcerazioni delle mucose.
Per coloro che portano la protesi, la saliva svolge un’ulteriore, importante funzione, essendo in gradocrescendi creare adesione, coesione e tensione superficiale che ne favoriscono la stabilizzazione e ne rendono il suo utilizzo più confortevole.
Chi fa uso di protesi e ha una produzione insufficiente di saliva può con maggiore probabilità sviluppare tutta una serie di condizioni spiacevoli che richiedono attenzione e cura. Sono per esempio tipiche certe ulcerazioni alla mucosa, piccole e dolorose, che se non trattate possono portare a iperplasiefrizionali reattive e in epulidi fissurate che richiedono un intervento a livello chirurgico. Un’altra diagnosi che risulta più frequente in questo tipo di pazienti è la stomatopirosi, forse più nota come “sindrome della bocca che brucia”: alla tipica sensazione di bruciore alle mucose della bocca, si associano altri sintomi come prurito e, appunto, xerostomia. Si tratta di un’affezione benigna ma non esiste un trattamento specifico e risolutivo. Anche in questo caso sarebbero utili approfondimenti - e scarsa documentazione è stata trovata nella letteratura esaminata da Michael Turner e dai suoi colleghi.
Dalla revisione sistematica emerge una serie di accorgimenti che gli odontoiatri dovrebbero insegnare ai pazienti. Può essere utile fornire informazioni adeguate riguardo ai sostituti salivari, saliva artificiale e stimolanti della produzione di saliva, che aiutano a migliorare l’aderenza della protesi. È anche consigliabile un aumento dell’assunzione di acqua e alimenti liquidi. Inoltre, nonostante le evidenze scientifiche sull’utilizzo di adesivi siano limitate e richiedano ulteriore attenzione nei pazienti affetti da xerostomia, spesso la loro azione di stabilizzazione si rivela essenziale.
LE CAUSE
Forse meno note degli effetti sono le cause, che possono essere sia di natura locale che sistemica. Le malattie che colpiscono le ghiandole salivari sono di tipo infettivo, di origine batterica o virale oppure di altro genere: ranule, mucocele, neoplasie benigne o maligne; tra le cause sistemiche si possono annoverare l’uso di certi medicinali, le radioterapie al collo o al capo, il diabete, l’artite reumatoide, le infezioni da Hiv, l’infarto, diabete, l’Alzheimer e, probabilmente la più tipica, la Sindrome di Sjögren. Per limitarsi ai farmaci, anch’essi utilizzati in modo crescente con l’avanzare dell’età, basti ricordare che l’80 per cento dei medicinali più comuni annovera la xerostomia tra i possibili effetti collaterali avversi. Eppure, una corretta identificazione della causa è una condizione pressoché necessaria per identificare un trattamento appropriato ed efficace: se un’infezione batterica può essere debellata con la somministrazione di antibiotici, per le neoplasie servirà un trattamento chirurgico; nella maggior parte dei casi sarà utile ricorrere a medicine che stimolano la salivazione o prescrivere preparati con saliva artificiale che possano ovviare alla secchezza della bocca.
GdO 2008; 8
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