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20 Novembre 2007

L’Italia spende poco in prevenzione

di C. Guastamacchia


Leggiamo su Doctor News (16 ottobre 2007 - anno 5 - N° 168): «L'Italia destina solo il 5% della propria spesa sanitaria per la prevenzione. Ben lontani dal 10% auspicato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. A lanciare il grido d'allarme è il presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato Ignazio Marino. Intervenuto ieri mattina alla Camera dei Deputati a una conferenza sui costi della vaccinazione contro l'influenza, il senatore dell'Ulivo ha rimarcato il divario del Belpaese dagli obiettivi stabiliti dall'Oms. "L'Italia - dice - deve cambiare strategia nella spesa sanitaria. Spendere di più in prevenzione significa spendere meno nel lungo periodo. Credo - aggiunge - che questa Finanziaria vada nella direzione giusta. E ne è l'esempio la decisione presa all'unanimità a Palazzo Madama di introdurre tra le voci di spesa la vaccinazione per le 250mila 12enni italiane contro il Papillomavirus umano. Un investimento di ben 75 milioni di euro". Marino auspica che con la stessa attenzione si pensi alla vaccinazione contro l'influenza, "che - ricorda - dopo Aids e tubercolosi è la malattia infettiva che miete più vittime in Italia"».
E fin qui, tutto bene. Quello che ci delude è che lo stesso concetto non si estenda anche ai problemi di carattere odontoiatrico. La spesa odontoiatrica italiana globale viene descritta di poco superiore ai 10.200 miliardi di euro (dato riferito al 2005, fonte: Centro Studi ANDI, ndr). Spesa, dunque, di elevatissimo impatto economico-sociale. È chiaro che vaccinare la gente è molto meno costoso che mettere in piedi un sistema che implichi una forte motivazione e un cambio di stile di vita.
Ciononostante è lecito chiedersi se la premura verso il benessere, anche dentale, non debba implicare, per forza, un intervento istituzionale globale e non un semplice e insufficiente intervento settoriale, pubblico o privato che sia. Tutto questo costa? Certo che costa: si tratta di vedere quanto costa il non far niente, per poi lamentarsi che i dentisti sono cari, che non c'è sufficiente odontoiatria pubblica, che le attese sono troppo lunghe ... istigando al "crucifige" più demagogico.
È lecito tutto questo? Noi pensiamo di no, soprattutto perché si polemizza e si accusa con argomenti (pseudo) etici nascondendo la verità, che è quella della mancata lungimiranza di chi dovrebbe averne per specifica delega: la tanto strombazzata e idealizzata mano pubblica.
PS. In verità qualcosa si comincia a fare. Vedere le lettere al Direttore sul nostro Dental Cadmos n° 7/2007 ma, per ora, sono solo buoni propositi. Staremo a vedere la pratica...



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