Dal titolo del primo Editoriale di Sleep Medicine in Dentistry Journal prende spunto la nostra chiacchierata con il direttore scientifico Antonio Luigi Gracco
Una rivista dedicata interamente alla gestione dei disturbi del sonno: una novità assoluta non solo per l’Italia, ma per l’Europa intera. Come è nata questa idea, professor Gracco?
Dall’assunto che i pazienti che soffrono di disturbi del sonno (DRS) sono numerosissimi e noi come odontoiatri rientriamo a pieno diritto fra le figure mediche che possono gestire queste patologie svolgendo un ruolo “sentinella”, cioè di screening e di identificazione dei pazienti a rischio anche in virtù dell’importante numero di persone che incontriamo e visitiamo ogni giorno.
Focalizzandoci sulla Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno, come è stimata la sua presenza tra la popolazione?
Si stima che il 27% della popolazione adulta soffra di OSAS in forma moderata e grave; tuttavia, solo il 4% riceve un’adeguata diagnosi e solo il 2% una terapia specifica. Il peso economico di tutto questo è di circa 31 miliardi di euro l’anno: di fronte a questi numeri è chiaramente arrivato il momento di cambiare strategia.
La frammentazione del sonno tipica dell’OSAS – caratterizzata da ripetuti episodi di parziale (ipopnea) o completa (apnea) ostruzione delle vie aeree superiori – comporta conseguenze cognitive e ripercussioni a livello fisico che impattano sulla qualità della vita, sulla produttività, sulla vita di relazione ed espongono a un maggiore probabilità di incorrere in incidenti.
In Italia c’è attenzione al tema?
Come branca odontoiatrica ci siamo approcciati alla medicina del sonno abbastanza recentemente, ancora troppo poco rispetto ai numeri eclatanti che ho appena citato. Sono però convinto che questo sarà un tema estremamente interessante nei prossimi anni, perché dedicandoci a questa disciplina potremo da un lato svolgere un ruolo importante, e fortemente etico, per la salute dei nostri pazienti sensibilizzandoli al problema e offrendo loro una valida opportunità terapeutica e raggiungere significative gratificazioni professionali.
Anche per questi motivi io e l’intero board crediamo nell’importanza di questa nuova rivista, assolutamente innovativa nel panorama editoriale del nostro paese ma anche dell’intera Europa. Guardando al futuro, accarezziamo il progetto di diffondere la rivista a livello europeo.
Quali percorsi formativi può seguire l’odontoiatra che vuole approcciare il mondo OSAS?
Tengo moltissimo a sottolineare che non ci si può improvvisare ma è necessario seguire un percorso formativo serio e qualificato.
La formazione di base deve essere di tipo universitario, quindi attraverso i master specialisti presenti nel nostro paese che sono pochi ma di assoluta qualità; in un secondo momento è possibile aggiornarsi seguendo le numerose iniziative che le associazioni propongono. Io attualmente sono Presidente della Società Italiana Medicina del Sonno Odontoiatrica, che organizza costantemente eventi, incontri, lezioni tenute da specialisti (a marzo, per esempio, una neurologa spiegherà ai colleghi come leggere una polisonnografia, n.d.r.).
A latere di queste competenze formative tradizionali, pensiamo che Sleep Medicin in Dentistry Journal possa essere un valido strumento di comunicazione e di stimolo per tutti i colleghi che vogliono avvicinarsi alla disciplina, ma anche per i colleghi già abili che avranno l’opportunità di rimanere costantemente aggiornati sull’evoluzione delle tecnologie e condividere le loro esperienze con quelle di altri esperti.
L’odontoiatra attraverso quali procedure o esami specifici può individuare un paziente che soffre di disturbi respiratori del sonno? Con quali terapie può intervenire?
Come odontoiatri abbiamo tutti gli strumenti per poter identificare il paziente che soffre di queste patologie. Questi soggetti, infatti, hanno spesso delle caratteristiche anatomiche predisponenti, per esempio nei bambini può essere l’ipertrofia delle tonsille. Un odontoiatra che visita la bocca di un bambino se si spinge qualche centimetro più in profondità è in grado di vedere chiaramente se ci sono delle tonsille ipertrofiche che possono ostacolare la respirazione.
A una prima indagine visiva possiamo associare valutazioni anamnestiche e raccogliere ulteriori informazioni attraverso dei questionari validati; esistono, inoltre, strumenti diagnostici che ci consentono di avere informazioni più dettagliate delle vie aeree come la polisonnografia, la Sleep Endoscopy o anche i monitoraggi cardio-respiratori che avvengono durante il sonno che ci permettono di capire come dorme il paziente.
Sulla base di questi multiparametri siamo in grado di definire collegialmente, con l’aiuto quindi anche di altre figure mediche quali l’otorino, qual è la terapia più adeguata.
Per quanto riguarda, invece, le possibili terapie, è determinante il livello di interessamento del singolo paziente. Il trattamento dell’OSAS può essere non chirurgico oppure può essere compresa la chirurgia otorinolaringoiatrica o maxillo-facciale.
Il trattamento non chirurgico vede come gold standard la CPAP (pressione positiva continua delle vie aeree), che però presenta una bassa compliance in un’alta percentuale di pazienti.
Come trattamento alternativo in pazienti con condizioni lievi o moderate è possibile intervenire con la terapia posizionale (diversi soggetti infatti hanno episodi di apnee solo in determinate posizioni, generalmente quella supina) o con i dispositivi di avanzamento mandibolare (MAD).
Infine, per alcuni pazienti è sufficiente anche quella che viene definita “terapia di igiene comportamentale”, cioè offrire loro delle indicazione affinché si possano approcciare al sonno nel modo migliore evitando gli atteggiamenti che possono ostacolarlo.
Sleep Medicine in Dentistry Journal, edito da Edra LSWR, è un trimestrale cartaceo venduto in abbonamento annuale al costo di 30 euro.
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