Il commento del dott. Mele alle nuove regole in tema di prevenzione della Legionellosi nello studio odontoiatrico
Egr. Direttore,
come si apprende da Odontoiatria33, in questi giorni è stata rispolverata la presunta contagiosità per la Legionella delle prestazioni odontoiatriche, utilizzando come argomento (o come scusa?) il fatto che la sospensione dell’attività per diverse settimane avrebbe comportato un ristagno di acqua nelle tubature degli studi tale da aumentare il rischio di proliferazione di questo batterio, con maggiore possibilità di contagio dei nostri pazienti, presupponendo che in condizioni normali questo rischio già esiste.
Lo scrittore G. K. Chesterton, in uno dei suoi racconti, fa dire a Padre Brown: “… dove si può nascondere una foglia? In un bosco! Dove si può nascondere un cadavere? In un campo di battaglia pieno di cadaveri!..”
A quanto pare, in questa situazione di emergenza COVID, paragonabile ad un fitto bosco cosparso di decreti, ordinanze, provvedimenti, raccomandazioni e disposizioni varie, la manina di qualcuno a cui un dentista deve aver fatto un torto, ma un grosso torto, ha lasciato cadere in terra, subdolamente e con fare distratto, questa metaforica foglia dei protocolli anti legionella, nella speranza che, foglia tra le foglie, diventasse nella disattenzione generale l’ennesima incombenza della nostra sempre più martoriata attività professionale.
Peccato per lo stratega di questa iniziativa, ma i dati a nostra disposizione raccontano una storia molto diversa riguardo la pericolosità delle nostre manovre. Sono quelli che Lei ha recentemente pubblicato e che parlano con estrema chiarezza. E non sarà certo la chiusura parziale o totale di molti di noi a cambiare le carte in tavola.
I casi di infezione da Legionella in cui viene riferita una cura dentistica nei dieci giorni precedenti la comparsa di sintomi (24 su 2.964), sono così marginali che le stesse Colleghe che, con molta precisione e competenza, redigono da quasi venti anni il Rapporto annuale sulla Legionellosi in Italia (opportunamente citato da Odontoiatria33), fanno sempre più fatica ad inquadrare gli studi dentistici tra quelli ragionevolmente probabili luoghi di infezione.
Mentre l’accostamento luogo frequentato/possibile luogo di infezione continua ad essere considerato un buon indizio, soprattutto laddove si verificano dei casi multipli, da alcuni anni la frequentazione degli studi dentistici viene presentata nel Rapporto annuale solo come una curiosità all’interno dei casi cosiddetti “comunitari”, cioè quelli di cui si ammette di non poterne trovare l’origine.
Leggo da qualche parte che queste regole sono ispirate al c.d. “principio di precauzione”, che in genere si tira fuori quando non ci sono argomenti migliori.Io credo che dovremmo iniziare ad usare il “principio di precauzione” quando nominiamo in ruoli di gestione della cosa pubblica chi, in forza di una potestà normativa e regolatoria, finisce con il decidere della nostra vita personale e lavorativa, senza averne né la competenza né la serenità.
Dottor Renato Mele: Vicepresidente ANDI Toscana
Con la dott.ssa Ricci abbiamo approfondito il tema cercando di capire le regole, chi controlla, perché devono essere applicate anche in un settore dove il rischio è basso
lettere-al-direttore 18 Giugno 2020
Replica dell’Istituto Superiore di Sanità alle critiche verso le Indicazioni per la prevenzione del rischio legionellosi nello studio odontoiatrico
Secondo i dati del 2018, nessun caso certo di contagio è avvenuto nello studio odontoiatrico. Lo 0,8% dei casi notificati si erano, anche, sottoposti a cure odontoiatriche nei 10 giorni precedenti
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