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09 Giugno 2021

La dieta mancata della nostra burocrazia

Il dott. Mele, partendo dalla notizia delle oltre 300 pagine di istruzioni necessarie per compilare il modello UNICO, torna su quella che definisce “l’oppressione burocratica”


Egregio Direttore, quante persone, davanti ad una fetta di dolce, hanno detto “sono a dieta” e poi aggiunto “da domani…”, aggredendo la pietanza tentatrice con la illusione che dal giorno dopo tutto sarebbe finalmente cambiato?
Quante volte si sono complimentate con sé stesse per il solo fatto di aver avuto la forza di volontà di esprimere un tale virtuoso proposito, senza poi necessariamente portarlo a compimento?
Unico risultato: lasciare alla ipotetica dieta del giorno dopo il gravoso compito di smaltire anche le calorie in più del giorno prima. 

n questi giorni ascoltiamo sistematicamente dagli organi di stampa che si sta avvicinando il momento della “semplificazione”, legato agli impegni presi con la UE in vista dell’arrivo di ingenti risorse economiche.

Ma si può veramente immaginare di fare per soldi quello che non si è fatto per amore?
Si ingrassa l’attuale burocrazia per poterci poi meglio vantare di averla dimagrita?

In questo anno ed oltre di pandemia la burocrazia italica non solo non ha alleggerito la sua invadente presenza nella nostra vita quotidiana, ma, nascondendo a casa buona parte dei suoi dipendenti, ci ha reso i suoi tradizionali riti ancora più pesanti. Oggi scopriamo che questo non è bastato e che, anzi, le nostre incombenze burocratiche sono aumentate.

Ne è un fulgido esempio la dichiarazione dei redditi 2021 di prossima scadenza e le relative istruzioni ministeriali per la loro corretta compilazione: 

  • 150 pagine di istruzioni per il Modello 730 dei lavoratori dipendenti.
  • 366 pagine di istruzioni per il Modello Unico (un giorno bisognerà chiarire il vero senso di questo termine), cioè il nostro, quali liberi professionisti.

Noi queste cose non le sappiamo, ma i nostri commercialisti sì, e si fanno giustamente pagare per ogni nuova incombenza. Sono 25 pagine in più rispetto a quello dello scorso anno, buona parte delle quali dedicate a dichiarare eventuali sostegni, ristori e bonus vari riscossi nel 2020.

Ma questi sostegni non vengono dallo Stato?

E chi meglio di lui sa quanto ha dato ad ognuno di noi? Perchè dovrei dirglielo io? Anche su questo punto sembra che un giorno abbastanza vicino dovremo modificare questo modello, sulla base del principio europeo del “once only”, che prevede che un cittadino non debba essere costretto a fornire agli Enti pubblici documenti già in loro possesso.

Peccato che questo principio facesse già parte del Piano italiano per l’informatica nella Pubblica Amministrazione nel triennio 2017-2019, i cui risultati si sarebbero dovuti evidenziare già da qualche anno. Peccato, anche perchè la legge Bassanini (127/1997) già lo prevedeva. Ed oggi io dovrei credere che una pioggia di soldi riuscirà a bypassare questo meccanismo perverso, quando lo stesso Premier Draghi ha risposto alle insistenze riformatrici europee su questo punto con un realistico “…faremo quello che è possibile?”

Cioè poco, forse non abbastanza. Negli ultimi anni lo Stato, per portare avanti progetti quali l’EXPO di Milano ed il ponte Morandi, ha dovuto bypassare tutte le leggi e le regole nazionali e creare Commissari ad hoc.  E lo stesso intende fare con i progetti dell’ambizioso (anche nel nome) Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

A noi la semplificazione continua ad essere negata, e dovremo ricorrere ancora una volta alla nostra di resilienza, quella che ci ha sempre permesso di assorbire gli urti senza romperci. Soprattutto in questi lunghi mesi di pandemia. Eppure il vero motore dello sviluppo sarà, come sempre, l’attività privata. Se non verrà liberata dall’oppressione burocratica questo non avverrà nella misura possibile ed auspicata. 

P.S. Un recente studio dell’Università della Virginia ha dimostrato che il cervello umano è predisposto a cercare soluzioni attraverso l’addizione piuttosto che semplificare con la sottrazione (ItaliaOggi, 6 maggio 2021).

Questo sarebbe dovuto all’alto “costo cognitivo” del ragionare per sottrazione. Fatica mentale che, evidentemente, pochi sono disposti a fare. Lo stesso studio, se fosse stato fatto in Italia, avrebbe ottenuto certamente il solito risultato, ma si sarebbe evidenziata una ulteriore spiegazione: semplificare, eliminare il superfluo, significa, soprattutto nel nostro paese, perdere soldi, perdere amici, perdere potere. Niente nasce per caso, le complicazioni non fanno eccezione. 

Dottor Renato Mele  

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