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06 Ottobre 2016

Dentista, tra le professioni più ''anziane'': pochi giovani e tanti futuri pensionati. Un problema per chi smetterà?


I "lavoratori" più giovani hanno circa 36 anni mentre i più anziani quasi 70. A fotografare mestieri e professioni italiani dal punto di vista anagrafico è stato il Sole24Ore che nei giorni scorsi ha pubblicato un'inchiesta in cui classificava le 100 categorie per età media degli addetti.

Al primo posto i professori universitari (59,6 l'età media) all'ultimo i lavoratori somministrati con 35,9 anni di media, in mezzo tutti gli altri principali mestieri e professioni esercitati in Italia.

I dentisti si classificano al trentesimo posto con una età media di 48 anni, prima di loro tra i "colleghi professionisti" i notai (al sesto posto età media 53), medici (15° posto con 51 anni di media), consulenti del lavoro (22°- 49,9 anni). Più giovani dei dentisti i commercialisti (42°- 46 anni), architetti (46°- 45,1 anni), ingegneri (58°- 44,5 anni), avocati (60°- 44,1 anni).

Secondo i dati forniti ad Odontoaitria33 dalla FNOMCeO, riferiti agli iscritti all'Albo degli Odontoiatri al 31 dicembre 2015, abbiamo la conferma di come l'odontoiatria italiana sia ancora una professione matura visto che circa il 60% degli iscritti ha più di 50 anni: 12.234 gli iscritti compresi tra i 55 ed i 59 anni, 11.030 quelli con una età compresa tra i 60 ed i 64 anni mentre sono 8.179 i dentisti con una età compresa tra i 50 ed i54 anni.

Sicuramente un problema, per coloro che vorranno andare in pensione nel prossimo decennio e cercheranno un collega che voglia dare un futuro al proprio studio, rilevandolo.

"Quello del passaggio generazionale è certamente uno dei principali temi che tocchera' la professione nei prossimi anni", ci dice Roberto Callioni (nella foto), Coordinatore del Servizio Studi ANDI. "Non a caso -continua- nel maggio scorso abbiamo voluto approfondire l'argomento al Workshop di Economia in Odontoiatria".

Ben sapendo che questo non può essere un osservatorio qualificato, notiamo come già oggi nello spazio che Odontoaitria33 dedica agli annunci, da tempo siano sempre più le ricerche di colleghi cui cedere lo studio piuttosto che le offerte di collaborazione.

"Ovviamente considerando che ogni anno tra i laureati italiani e quelli che provengono dall'estero si iscrivono all'Albo un migliaio di nuovi colleghi e considerando circa 6-700 iscritti abbandonano l'attività, pur essendo in positivo il bilancio tra nuovi entrati ed abbandoni, i potenziali collaboratori sono sicuramente pochi rispetto all'offerta, considerando anche le richieste di collaborazioni proveniente dalle Catene", continua Callioni.

"Una carenza di potenziali collaboratori che non ci deve fare pensare di dover aumentare il numero di posti disponibili nelle nostre università, ma dobbiamo creare un sistema che favorisca una transizione generazionale tra dentisti anziani e giovani leve. A cominciare dal sostenere lo studio monoprofessionale rispetto alle grosse strutture. Spesso i giovani, al contrario della mia generazione, non è più disposta a fare sacrifici ma cerca il risultato subito e questo rende più attraente l'offerta di chi offre guadagni immediati anche se contenuti. Ma un futuro da dipendente è quello che interessa? Non è meglio un percorso condiviso che permetta, tra qualche anno, di diventare un libero professionista, gestendo in autonomia la propria professione senza dover sottostare alle scelte imposte da altri e potendo curare in libertà il proprio paziente? Se riusciremo a rendere attrattiva questa visione della nostra professione riusciremo non solo a dare un futuro ai nostri studi ma avremo evitato che l'ultima branca della medicina rimasta libera, professionalmente parlando, debba sottostare alle regole e scelte imposte dall'amministratore delegato che gestisce la struttura. Evitare la chiusura di uno studio, significa anche, potenzialmente, continuare a garantire un flusso di contributi previdenziali, aspetto importante nel contesto della cosiddetta staffetta generazionale. Certo, servono occhi di tigre, serve milto coraggio".

Norberto Maccagno

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