Il Social Dreaming è una tecnica di lavoro ideata da G. W. Lawrence negli anni '80 quando era direttore al Tavistock Institute of Human Relations di Londra.
Tale modello, considera "le organizzazioni umane come suscettibili di andare incontro a processi di sofferenza, certamente diversi da quelli degli individui ma tali da danneggiare e far soffrir sia le persone che lavorano al loro interno sia soprattutto il compito primario dell'organizzazione" (Miller e Rice, 1967 cit. in Perini, 2003). L'autore ipotizzò che fosse possibile sognare socialmente e che i sogni potessero illuminare il contesto sociale condiviso (così come Freud ipotizzò che i sogni, nel corso di un'analisi, possono illuminare la vita inconscia dell'individuo che li racconta). Si tratta di una metodologia per trasformare il pensiero dei sogni usando le libere associazioni, in modo da creare legami, trovare connessioni e generare pensieri nuovi. Nel contesto della matrice un' insieme di persone (da sei a sessanta, tra cui uno o più 'hosts' - facilitatori del lavoro) si riunisce per condividere i sogni e, attraverso le libere associazioni, si cerca di favorire tematiche e individuare legami, per creare nuove connessioni, per esplorare il pensiero del sogno.
A partire dai vissuti soggettivi per l'analisi delle organizzazioni e pensando a queste ultime come luoghi in cui si sviluppa un inconscio collettivo nutrito dalla storia comune e condivisa del contesto istituzionale, il contributo operativo estremamente suggestivo di Gordon Lawrence si aggiunge all'inizio degli anni '80, con la nascita del modello di intervento socioanalitico proposto nel primo Progetto di Social Dreaming e creatività.
L'analisi collettiva dei sogni, intesi come patrimonio del gruppo offerto al suo interno, consente di avvicinarsi all'organizzazione come luogo in cui "anche" si sogna e come entità che è spesso sognata (Neri, 2001), con modalità che gli ambiti di consulenza organizzativa e sviluppo professionale spesso disattendono e ignorano. Tra le istruzioni fornite all'inizio dell'incontro, particolarmente significativa risulta essere quella relativa a produrre associazioni ai sogni. Un sogno può essere raccontato come associazione al sogno di un altro partecipante, e così via. Questa è un'istruzione particolarmente rilevante perché ribadisce che i sogni non devono essere considerati come una proprietà privata del sognatore, ma piuttosto qualcosa che viene offerto perché sia condiviso nel gruppo. (Hahn, 1998). Attraverso questo lavoro, ogni sogno rivela di avere non un solo significato, ma molti significati che sono collegati tra loro. Il lavoro negli incontri di "Social Dreaming" implica l'identificazione d'alcuni pattern, piuttosto che l'interpretazione di contenuti dei singoli sogni.
Nell'ambito della formazione si evidenzia spesso la tendenza ad utilizzare tecniche e metodi di esplorazione della realtà organizzativa, di lavoro e professionale, centrati sui comportamenti e sulla loro analisi. La consulenza e la formazione, intese come attività volte a produrre e attuare cambiamenti necessari, vengono utilizzate in ottica trasformativa nelle organizzazioni secondo modelli sistemico-relazionali.
Attraverso l'uso del social dreaming abbiamo voluto proporre una modalità di lavoro che ci consentisse di porci di fronte all'organizzazione partendo dalla sua risorsa primaria, il gruppo. Ci siamo così chiesti se tutto ciò che abbiamo di fronte possa essere ricondotto a qualcosa di pensato, ovvero di percepito in termini consci dai soggetti e dall'organizzazione nel suo insieme.
Le associazioni libere furono scoperte da Freud nell'invitare i suoi pazienti a dire tutto ciò che passava loro per la mente senza censure. Per spiegare il concetto Freud usò la metafora di un viaggio in treno. Quando guardiamo fuori dal finestrino, ogni aspetto del paesaggio rilascia impressioni, immagini e pensieri che sono associazioni libere. Nel processo di abbandonarsi alle associazioni libere evocate dal racconto dei sogni, si scoprono percorsi che si discostano dal pensiero razionale e lineare.
Senza la necessità di dover giudicare quello che emerge nella propria mente, si può associare alle immagini di un sogno, e altre immagini potranno connettersi e poi altre ancora, nella ricerca di dare insieme significato ai sogni.
Nella matrice di social dreaming le sedie dei partecipanti sono disposte in maniera tale da realizzare un modulo geometrico che si costituisce via via di moduli che si propagano, come se la prima configurazione, fosse l'elemento da cui si dipana in maniera ripetuta lo stesso frammento, fino ad arrivare costruzione dell'intero. La disposizione spaziale riprende in un certo senso lo sviluppo del pensiero del sogno. Molto spesso, se non sempre, il primo sogno raccontato in una matrice diventa il frattale intorno al quale si costruisce, o si dipana poi tutto il pensiero del sognare che segue.
Nel social dreaming i sogni non vengono interpretati, né si fa alcun riferimento alla vita del sognatore, ma piuttosto essi vengono utilizzati per avanzare ipotesi di lavoro, approssimazioni della realtà, così come viene percepita.
Generalmente i programmi di social dreaming vengono applicati all'interno di consulenze aziendali e di percorsi formativi: nelle istituzioni di pubblica amministrazione, negli ospedali, nelle università, in seminari interculturali, e in ambito di ricerca, ecc.
Attraverso l'utilizzo del social dreaming si giunge ad una accurata analisi del clima che c'è in quella organizzazione, sia essa temporanea, come il caso di un convegno o di un corso di formazione, o permanente, come nel caso di aziende. Esso rivela con molta chiarezza quali siano i pensieri e le preoccupazioni del sistema di appartenenza delle persone che partecipano alla matrice, consente una buona interazione tra i partecipanti, favorendo lo sviluppo di connessioni e conversazioni 'significative'.
Partendo da tali considerazioni, alla richiesta di organizzare una giornata di formazione rivolta agli odontoiatri, dal titolo "Odontoiatri oggi: una nuova sfida", ci è sembrato opportuno cogliere l'invito a lavorare su una sfida, proponendo a nostra volta un'attività che rappresentava, per l'Istituzione committente, contemporaneamente una sfida e una possibilità.
Una sfida, vista la tipologia di lavoro che andavamo proponendo, che fonda su una modalità prettamente esperienziale, e una possibilità, in quanto è nostra ferma convinzione che l'apprendimento passa attraverso la possibilità di realizzare un'esperienza diretta a entrare in contatto e a lasciar emergere elementi non organizzati, non conosciuti o non formulati (in altri termini, ciò che è inconscio o preconscio).
Tale tecnica di lavoro aiuta a vedere le persone che fanno parte di un'organizzazione o di un'istituzione nei termini del loro stile di pensiero e immaginazione, piuttosto che nei termini del loro ruolo e delle loro eventuali psicopatologie.
Si tratta di uno spostamento di prospettiva molto importante, in quanto consente di spingere, almeno temporaneamente, sullo sfondo le questioni di potere, per concentrarsi invece sul pensiero di gruppo e sulla valorizzazione di modi di pensare 'divergenti' rispetto al pensiero dominante.
E' una tecnica che recupera, quindi, la funzione sociale del sogno, così come, probabilmente, poteva essere in passato: una funzione squisitamente rivelatrice e perciò, da un punto di vista antropologico e sociale, una modalità e un'esperienza relazionale e culturale in grado di portare alla luce le modalità con le quali siamo immersi in un contesto culturale e il perché; ciò equivale al comprendere il proprio ruolo attraverso una conoscenza complessa e, allo stesso tempo, potenzialmente trasformativa.
In questo senso, si può conoscere e disvelare l'esperienza stessa della cultura nella quale siamo immersi e quindi il nostro pensiero. Un prezioso effetto della partecipazione a un'esperienza di Social Dreaming è l'evidenza del profondo impatto emotivo e conoscitivo di ciò che è pre-conscio o inconscio. Questa diretta presa di contatto ha un effetto sorpresa, anche tra persone che per la loro formazione di psicologi, psichiatri o psicoterapeuti, hanno sicuramente conoscenza di questa dimensione, ma a volte la dimenticano o non ne tengono adeguato conto.
L'esperienza
La CAO di Napoli ha provato ad applicare questa tecnica durante l'evento organizzato venerdì 30 settembre dal titolo: "Essere odontoiatri oggi, una nuova sfida".
Subito dopo la consegna iniziale realizzata dallo host, che consiste nel dare il benvenuto ai partecipanti, invitandoli a raccontare i sogni che in quel momento gli vengono in mente, un partecipante interviene, non sta parlando, sta raccontando un sogno. Circa 50 persone sono sedute in una sala, in maniera da avere una disposizione più libera di quella imposta dalle poltroncine della sala dei congressi. Nessuno guarda specificamente qualcosa, ma tutti vedono le immagini dei sogni che ciascuno ripesca dalla propria mente. Si sussegue una catena di circa 47 sogni.
Conclusa la Matrice, si apre una intensa discussione, volta, innanzitutto, a mettere in evidenza i temi principali emersi nei sogni. I partecipanti intervengono, ponendo immediatamente l'accento su quello che risulta essere il tema dominante dell'intero incontro: la comunicazione. Uno dei partecipanti coglie subito l'invito ad esprimere il proprio punto di vista su quanto fino ad ora emerso raccontando una propria intensa esperienza in merito ad una gravissima comunicazione da dare a un paziente/parente che si era rivolto a lui nei giorni precedenti. "Come si comunica una brutta notizia a un parente? Io credo di avergliela comunicata con gli occhi".
A partire dagli stimoli emersi, si attiva una vero e proprio confronto, qualcuno evidenzia e commenta che la cosa più complicata nel loro lavoro è la comunicazione, qualche altro, portando la propria esperienza cita episodi nei quali sia possibile rintracciare la complessità della relazione medico/paziente, anche alla luce delle attuali criticità connesse alla concorrenza del mercato dei paesi dell'est.
È interessante notare come l'andamento della Matrice, sia stato caratterizzato da una peculiarità: la presenza, in diversi sogni, di aspetti paradossali come ad esempio "il dover sostenere gli esami nuovamente, il non essere più abilitati, la sensazione di impotenza quando di fronte al pericolo non si riusciva a correre, essere in un labirinto e non riuscire a venirne fuori, poi una figura stranissima e spaventosa tendeva la mano e l'ha condotto fuori, il correre restando fermi", ecc. disvelando così un "uni-verso" di senso e di significati.
È in questa logica (e nello sforzo di affermare il proprio "uni-verso"), che diviene importante riprendere le osservazioni di Freud sulla sovra-determinazione del sogno, (compresenza di significati diversi, eventualmente anche contraddittori, ma che non per questo si escludono), che possiamo avvicinarci a comprendere la nozione di multi-verso.
Diventa, in questo modo, più chiaro il senso dell'approccio del Social Dreaming che porta alla luce diversi progetti e visioni dell'organizzazione che non devono essere normalmente ricondotti a un'unica linea di pensiero. È proprio il processo della libera associazione, sul quale si fonda questa tecnica, che spinge a superare le dicotomie vero/falso e giusto/sbagliato, aprendo uno spazio che contiene una pluralità di significati; in altri termini, un multi-verso.
Tutti i sogni - secondo l'approccio suggerito da G. Lawrence - hanno lo stesso diritto di venire alla luce ed essere considerati 'veri', così come qualsiasi associazione, riflessione o connessione.
Ritornando, dunque, al materiale dei sogni, proprio partendo dalla considerazione dalla dimensione paradossale proposta da alcuni di essi, e comunque dalla contestuale possibilità di significati differenti e talora contraddittori, si può svolgere qualche riflessione sulla complessità del tema della comunicazione, relativamente alla relazione medico/paziente.
A tale proposito, una delle ipotesi di lavoro, individuabile attraverso l'analisi dal materiale emerso, partendo anche dalle numerose sollecitazioni derivanti dalla discussione è che di fronte a comunicazioni difficili e angoscianti, come quella riproposta durante la discussione che faceva esplicito riferimento alla sua difficoltà di comunicare una diagnosi molto grave ad un parente la reazione può essere di due tipi. O ci si sente travolti come da uno tzounami, come evidenziato anche dal materiale onirico presentato durante la matrice, o si reagisce con distacco e talvolta cinismo.
A conclusione dell'incontro, uno dei partecipanti, riprendendo un sogno raccontato poco prima, ha messo in evidenza l'importanza di tenersi a una distanza sufficiente a tenere sott'occhio tutti gli elementi, facendo attenzione a non farsi travolgere e distruggere, né a diventare cinici e distaccati, facendo sperimentare una condizione di solitudine e distacco al paziente che si trova a fare i conti con una diagnosi infausta.
A cura di: Tiziana Liccardo[1] e Paolo Valerio[2]
Riferimenti bibliografici
Lawrence, W.G. (1998b). Social Dreaming as a tool of counsultancy and action research. In Lawrence, W.G. (edt.). Social Dreaming at work. London, Karnack book.
Lawrence, W.G. (2001), Il sogno sociale come strumento di consulenza e ricerca di intervento, Roma: Borla.
Lawrence, W.G. (2004), Esperienze nel social dreaming, Roma: Borla.
[1] Psicologa e Psicoterapeuta Società Psicoanalitica Italiana presso Sezione Accoglienza Centro SInAPSi - Università degli Studi di Napoli Federico II
[2] Professore Ordinario di Psicologia Clinica Università degli Studi di Napoli Federico II, direttore del Centro SInAPSi - Presidente Fondazione Identità Genere e Cultura
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