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08 Marzo 2021

La medicina è donna: i dati FNOMCeO e del Ministero della Salute

Il Presidente Mattarella dedica l’8 marzo alle donne della Sanità. Gli auguri, del Ministro Speranza e dei presidenti Anelli e Iandolo 


In occasione della Giornata internazionale della donna il Presidente delle Repubblica Sergio Mattarella ha voluto dedicare la giornata alle donne della sanità. “Le categorie professionali più colpite come contagi per le donne riguardano soprattutto il settore sanitario”, ha detto durante il suo discorso di celebrazione dell’8 marzo al Quirinale. “È dunque doveroso che la Repubblica rivolga un pensiero di forte gratitudine e riconoscenza alle tante donne che ormai da un anno si stanno impegnando negli ospedali, nei laboratori, nelle zone rosse per contrastare la diffusione del coronavirus. Esse lavorano in condizioni difficili, con competenza e con abnegazione, con spirito di sacrificio e con la caratteristica capacità di sopportare grandi carichi di lavoro. A loro, in special modo, desidero dedicare questa importante giornata”.

Attraverso una nota, il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha rivolto il suo ringraziamento a tutte le donne impegnate nel Servizio sanitario nazionale nel tutelare la salute dei cittadini e combattere, nei diversi ambiti, la sfida più dura degli ultimi cento anni: la pandemia causata dal virus Sars-CoV-2. 
Una dottoressa - ha dichiarato il ministro Speranza - ha individuato per prima il virus in circolazione nel nostro Paese. Tre scienziate lo hanno sequenziato per la prima volta in Italia. Sono per la maggior parte donne le professioniste del nostro Servizio Sanitario Nazionale che si prendono cura di tutti noi. Oggi, e tutti i giorni dell'anno, grazie, grazie, grazie”. 

“La pandemia ha acceso un faro sul lavoro silenzioso e lontano dalle luci della ribalta dei nostri medici – spiega attraverso un comunicato stampa il presidente della FNOMCeO, Filippo Anelli -. Questo, se da una parte ha fatto comprendere l’importanza insostituibile del loro operare, e il loro forte ruolo sociale, ha anche rivelato carenze e zone grigie che affliggono i nostri sistemi sanitari, dovuti alle reiterate politiche di taglio delle risorse economiche ed umane. Sono emersi, con prepotente evidenza, i turni interminabili, gli straordinari non pagati perché oltre il tetto massimo, l’impossibilità di fruire delle ferie e, per le colleghe, i sensi di colpa per la maternità, che portano a procrastinarla sempre più in là nel tempo, con effetti su tutta la società. È quindi a un duplice livello che dobbiamo intervenire: sulle organizzazioni di lavoro, che devono permettere a tutti i medici di conciliare la vita privata e familiare con quella professionale; e sul piano sociale, incrementando i servizi alla persona, le misure a sostegno della famiglia e i fondi per le politiche sociali. Occorre un cambio di passo, perché non ricada soltanto sulla donna la gestione della famiglia e dei più fragili, ma tale responsabilità sia condivisa a livello familiare e sociale: la parità di genere passa anche da questa via. E passa da questa via la possibilità per le professioniste di dedicarsi alla carriera senza dover sacrificare la vita privata e gli affetti, che sono diritto fondamentale sancito dall’Unione europea. In questo senso potrebbero essere utilizzati i fondi che l’Ue mette a disposizione per colmare il Gender Gap e quelli dedicati alla parità di genere del Recovery plan”.
Per quanto riguarda in maniera specifica le donne medico, è necessario che anche i sistemi organizzativi si confrontino con questa nuova realtà di una professione principalmente al femminile, soprattutto nelle fasce di età più giovani, e vi si adeguino – conclude Anelli - Occorre, ad esempio, che si modifichino i contratti, introducendo modalità flessibili di impiego”. 

“A tutte le colleghe gli auguri per questo 8 marzo – afferma il presidente della CAO, Raffaele Iandolo -. Anche in questa giornata è importante pensare alla sicurezza delle professioniste e dei professionisti: l’auspicio è che, in tutte le Regioni, si concluda con successo la vaccinazione anti-Covid di tutti gli Odontoiatri, in modo che possano operare in piena sicurezza anche per loro stessi, oltre che, come già avviene, per i pazienti”.  


I dati FNOMCeO al femminile 

Gli uomini, tra i medici, sono ancora in vantaggio, ma si tratta di una maggioranza sempre più risicata: sono, infatti, il 55% del totale, e precisamente 218.226 contro 178.062 colleghe donne. Donne medico che costituiscono ormai la parte preponderante della forza lavoro nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale: considerando i medici con meno di 65 anni, e dunque sicuramente ancora in attività, il 54% è donna. E la percentuale sale rapidamente al calare dell’età: le dottoresse sono il 57% dei medici sotto i 60 anni, il 60% tra gli under 50. Nella fascia d’età dai 40 ai 44 anni, in particolare, quasi 2 medici su 3, e precisamente il 64%, sono donne.  La tendenza sembra normalizzarsi invece tra i nuovi iscritti, con meno di trent’anni, che sono ‘solo’ per il 56% donne. Eppure, nel complesso, l’onda rosa avanza: un anno fa, a marzo 2020, i medici uomini erano il 56% del totale. Questo perché è soprattutto nelle fasce di età più alte che sono la maggioranza: ad oggi, l’82% tra i medici over 70, che via via vanno in pensione. 

Una femminilizzazione della professione medica, sottolinea la FNOMCeO che diventerà ancora più evidente nei prossimi cinque anni, quando, secondo le proiezioni, avverrà il ‘sorpasso’ vero e proprio, anche sul totale dei medici. E che impone, anche in considerazione della crescente importanza delle professioni sanitarie e di cura legata alla pandemia di Covid-19 e alla cronicità, nuovi modelli organizzativi e sociali. 

Sul fronte odontoiatrico le proporzioni si invertono tra gli odontoiatri, che sono per la maggior parte uomini: quasi due su tre, e precisamente il 64%, se consideriamo gli iscritti al solo Albo Odontoiatri. E addirittura il 74% prendendo in esame anche i doppi iscritti, che sono, cioè, sia medici che odontoiatri ma che, in prevalenza, esercitano la professione odontoiatrica. Anche tra loro le donne sono in rapida e costante crescita, di un punto percentuale l’anno, (erano il 27% l’anno scorso, il 26% nel 2019) e, nelle fasce d’età più giovani, si registra una sostanziale parità.


Le donne nel Servizio Sanitario Nazionale  (fonte Ministero della Salute)

In Italia i dati al 31 dicembre 2019 del Conto Annuale Igop – Ragioneria Generale dello Stato, evidenziano che sono oltre 428mila le donne che lavorano con contratto a tempo indeterminato nel Servizio sanitario nazionale, quasi il 68% del personale del Servizio sanitario nazionale. Medici, operatrici sanitarie, biologhe, ricercatrici, tecniche di laboratorio, impiegate amministrative, etc. che ogni giorno profondono tutto il oro impegno nel tutelare la salute delle persone e che sono in prima linea nel fronteggiare un’emergenza sanitaria planetaria. 

La presenza femminile è tuttavia molto variabile a seconda della categoria professionale cui si fa riferimento. Se, ad esempio, quasi il 78% del personale infermieristico è costituito da donne, tra i dirigenti medici con contratto a tempo indeterminato le donne sono solo il 48,1%. Inoltre, solo il 9,1% delle dirigenti medico donna riveste il ruolo di direttore di struttura (complessa o semplice), contrariamente a quanto rilevato per i dirigenti medici uomini che sono a capo di una struttura semplice o complessa in circa il 21,5% dei casi. 

Nel corso dell’anno 2019 tra il personale a tempo indeterminato e personale dirigente assunto in servizio le donne sono state 20.932, pari al 64,4% del totale degli assunti. Tra i medici il 61,3% degli assunti sono donne, nel personale infermieristico la percentuale sale al 75,1%.  

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