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25 Marzo 2025

Un protocollo d’impronta per restauri indiretti: l’approccio ibrido

Un lavoro pubblicato su Dental Cadmos, propone un protocollo per la realizzazione di restauri adesivi indiretti posteriori che combina i vantaggi delle impronte analogiche e digitali

Redazione O33

Intarsi

Elaborare un protocollo operativo che potesse sfruttare i benefici delle impronte digitali e analogiche, superandone al contempo i rispettivi limiti, per ottenere restauri adesivi indiretti posteriori più precisi e predicibili. E’ quanto i dottori Giulia Pradal e Andrea Nicali nel lavoro pubblicato su Dental Cadmos che gli abbonati di Odontoiatria33 possono consultare gratuitamente.

Materiali e Metodi

Lo studio ha descritto il caso clinico di un paziente di 47 anni con una lesione cariosa secondaria a carico dell'elemento 37. Il protocollo prevede una prima fase di scansione digitale della situazione iniziale (arcata superiore, arcata inferiore e occlusione), seguita dall'isolamento del campo con diga di gomma e dalla preparazione dell'elemento dentario.Terminata la preparazione, si esegue una seconda scansione digitale sotto diga dell’elemento preparato per valutare gli spazi protesici. Infine, sempre sotto diga, viene rilevata un'impronta analogica in polivinilsilossano (PVS).I file STL e l'impronta in silicone vengono inviati all'odontotecnico per la realizzazione dell'intarsio tramite tecniche CAD/CAM. Al secondo appuntamento, il modello in resina della preparazione, il modello in gesso dell'impronta analogica e l'intarsio in composito vengono consegnati allo studio per la cementazione definitiva.

Risultati

Il protocollo ha dimostrato di garantire impronte estremamente precise e predicibili. Come affermano i ricercatori, "la prima fase di acquisizione digitale consente all'operatore di effettuare in tempo reale le manovre di analisi degli spazi protesici". Inoltre, la digitalizzazione assicura una maggiore stabilità e precisione nell'orientamento spaziale delle arcate.L'impronta analogica, acquisita sotto diga, offre una rilevazione profonda e accurata grazie all'isolamento e alla retrazione esercitata dalla diga e dall'uncino. "Con questo approccio ibrido si raccoglie il meglio delle due procedure, analogica e digitale, in un unico flusso di lavoro", sottolineano gli autori.

Implicazioni cliniche

L'adozione di questo protocollo porta diversi vantaggi pratici:

  • Assenza di sangue e saliva durante la rilevazione dell'impronta.
  • Valutazione immediata della preparazione e degli spazi protesici, con possibilità di correzioni in tempo reale.
  • Massima performance del PVS, grazie all'isolamento garantito dalla diga.
  • Riduzione del discomfort per il paziente e dello stress per l'operatore.
  • Contenimento dei tempi alla poltrona.
  • Non è necessario uno scanner intraorale di alta qualità per ottenere un restauro preciso.

Conclusioni

Il protocollo ibrido descritto da Nicali e Pradal si è rivelato uno strumento efficace per migliorare la qualità dei restauri adesivi indiretti posteriori, unendo la precisione dell'impronta analogica alla velocità e all'analisi immediata offerte dal digitale. Secondo i ricercatori, questo approccio potrebbe essere esteso anche ad altri tipi di restauri adesivi indiretti e a diverse procedure di protesi fissa su denti naturali, rappresentando un importante passo avanti nella pratica odontoiatrica. 

Per approfondire: 

Nuovo protocollo di impronta per gli intarsi: un approccio ibrido. Andrea Nicali, Giulia Pradal  





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