Savini: necessario rimuovere un “vulnus” nei confronti di molti liberi professionisti che non possono far valere la propria contribuzione
Che la prospettiva di una pensione più magra di quanto sperato sia inevitabile per numeri crescenti di Medici ed Odontoiatri si sa. Si sa di meno che questi Professionisti, ma anche tanti altri, non possono sfruttare lunghi periodi lavorati, utilizzando i contributi versati all’Inps, perché la legge pone espresso ed ingiusto divieto.
Ai professionisti di casse privatizzate come l’ENPAM, è preclusa la ricongiunzione, istituto che consente a chi ha contribuito in contemporanea a due enti pensionistici, di portare i contributi versati nell’ente dove le condizioni sono oggi più vantaggiose. Il problema tocca da vicino specializzandi e dottorandi, che versano alla gestione separata Inps per anni ben un quarto del loro reddito (il 24%). Non è la sola ingiustizia: nella gestione separata Inps, la pensione matura solo se gli anni di contribuzione sono da 5 in su. Una recente sentenza della Cassazione, la 26039 del 2019, ha cambiato le cose stabilendo che anche per i professionisti iscritti a casse private la ricongiunzione è possibile.
In Commissione parlamentare di vigilanza sugli enti previdenziali nel 2020 il presidente Inps ha tuttavia affermato che solo una giurisprudenza consolidata potrà far cambiare idea all’istituto. Quante cause intentate dai singoli liberi professionisti e quante sentenze ad essi favorevoli ci vorranno perché sia riconosciuto il diritto alla ricongiunzione?
Ignazio Pizzo, segretario sindacale AIO Palermo, ripercorre la vicenda in un articolo dal titolo “La ricongiunzione vietata, un diritto negato ai liberi professionisti” e spiega perché, sebbene onerosa, la ricongiunzione per valorizzare contributi versati in diverse casse previdenziali è spesso opzione più valida della totalizzazione e del cumulo, che possono essere richiesti solo alle soglie del pensionamento, e comporteranno un assegno previdenziale erogato da Inps.
“Oggi Associazione Italiana Odontoiatri chiede al presidente ENAPM Alberto Oliveti, nella sua qualità di presidente dell’Associazione degli Enti di Previdenza Privatizzati ADEPP, di rimuovere un “vulnus” nei confronti di molti lavoratori che non possono far valere la propria contribuzione”, dice il segretario nazionale AIO Danilo Savini.
“L’ADEPP, che unisce 1,6 milioni di professionisti, tra cui 400 mila tra Medici e Dentisti, ben potrebbe inviare un questionario agli iscritti delle casse che ne fanno parte e valutare di appoggiare e promuovere una azione inibitoria collettiva anche da parte di più iscritti, che ben servirebbe ad ottenere una giurisprudenza definitiva”. “Una cosa è certa”, aggiunge il presidente nazionale AIO Fausto Fiorile .
“I principi della sentenza 26039/19, che stabilisce la possibilità della ricongiunzione per i liberi professionisti, vanno rispettati, perché sono quelli del nostro Ordinamento e perché non è possibile che a fronte di un costo della vita crescente, i professionisti e i lavoratori autonomi italiani siano costretti a buttare via periodi lavorativi o a svalutarli per via di norme obsolete ed ingiuste”.
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