Il polso, gli occhi, il collo, la schiena sembrano non essere le uniche “vittime” dell’uso assiduo del computer: una ricerca preliminare, infatti, condotta in Canada, dimostra che anche la struttura ossea temporomandibolare può risentire della tipica posizione che si mantiene guardando lo schermo del computer e utilizzando contemporaneamente la tastiera.
Pur essendo limitata dalla scelta di indagare su un piccolo campione di persone già coscienti di subire le conseguenze dell’uso del computer, la ricerca può sicuramente vantare di avere riconosciuto per la prima volta un collegamento tra la posizione “da scrivania” e i disturbi temporomandibolari.
“Per questo lavoro preliminare abbiamo scelto di pubblicare un annuncio su uno dei maggiori quotidiani nazionali chiedendo alle persone che
ritenevano di provare dolori e disturbi a causa dell’uso del computer di rispondere a un questionario” descrive James Lund, docente presso la Facoltà di odontoiatria della McGill University di Montreal, in Canada. “Ci hanno risposto 92 persone, per il 56 per cento donne, con un’età compresa tra 20 e 60 anni, ma, per la maggioranza, appartenenti alla fascia di età tra 51 e 60 anni. Gli intervistati mediamente avevano utilizzato il computer più di cinque ore al giorno per più di cinque anni e riconoscevano come conseguenza di questa attività dolori al collo nell’82 per cento dei casi, alle spalle nel 75 per cento e dolori temporomandibolari in ben il 44 per cento dei casi.”
Alcuni dei sintomi che gli intervistati lamentavano erano specificamente legati alla regione temporomandibolare; in particolare il 32 per cento dei soggetti ha riportato di soffrire di bruxismo, il 28 per cento di disturbi all’articolazione temporomandibolare, specialmente
al risveglio, e il 22 per cento di avere denti sensibili o doloranti.
Il motivo principale per il quale gli intervistati ritenevano che i loro disturbi fossero legati all’uso del computer consisteva nel fatto che, nel
73 per cento dei casi, i dolori si attenuavano quando capitava loro di non utilizzarlo per un periodo di tempo prolungato. “Il legame tra l’attività al computer e i disturbi alla struttura ossea temporomandibolare emergeva anche dal fatto che il 41 per cento del campione ha affermato di provare sollievo ai dolori dopo mangiato, ossia dopo avere masticato” prosegue il docente; “questo dato concorda anche con un precedente studio pubblicato nel 1994 dal Journal of Dental Research il quale riportava che i dolori temporomandibolari erano leniti nel 32 per cento dei pazienti dalla masticazione di un chewing-gum.”
È necessario in ogni caso, come ricordano gli autori, tenere presente che l’atto di masticare chewing-gum ha talvolta dato risultati opposti, aumentando cioè il dolore e che quindi probabilmente esistono due grandi sottogruppi di pazienti che reagiscono diversamente all’azione masticatoria.
Partendo dall’analisi statistica dei dati raccolti la ricerca, pubblicata sul numero di settembre del Journal of the Canadian Dental Association, ha fondamentalmente provato che la durata nel tempo dell’uso assiduo del computer è legata alla durata di disturbi e dolori e che, al contrario, la sospensione dell’attività provoca miglioramenti nello stato di salute.
“È questo il motivo per il quale fare frequenti pause ha effetti positivi: si può davvero dire che in questo caso le pause possono migliorare la qualità della vita delle persone, poiché è proprio questa, come emerge dalle interviste, a essere compromessa da un uso prolungato del computer” dice il docente.
“Oltre infatti ai dolori e agli effetti imputabili direttamente a essi, come per esempio la riduzione dell’attività fisica, gli intervistati hanno tipicamente affermato di avere un sonno disturbato o difficoltà ad addormentarsi e di sentirsi spesso affaticati. Per non alimentare tutto questo insieme di fattori, che porta appunto complessivamente a una peggiore qualità della vita, è importante dosare quando possibile il tempo che si trascorre davanti al computer, perlomeno facendo pause di tanto in tanto, e collocare lo schermo in una posizione più bassa rispetto agli occhi, perché è stato provato che mantenere lo sguardo verso il basso affatica meno i muscoli del collo. Sforzarsi di fare attività fisica, infine, è una delle raccomandazioni più importanti per mantenere muscoli e ossa in attività e non cadere in quel circolo vizioso in cui il dolore, che potrebbe essere lenito dal movimento, costringe invece a una vita eccessivamente sedentaria.”
GdO 2008; 14
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