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29 Luglio 2008

Classificazione dei disturbi dell'ATM

di Renato Torlaschi


Il professor Alfredo Modesti, membro dell'Accademia europea e dell'Accademia internazionale di gnatologia, docente di protesi fissa presso l'Università di Chieti e fondatore della Società italiana ortopedia temporo-mandibolare, ha proposto una classificazione dei disturbi temporo-mandibolari (Dtm) in sei tipologie.
Ciascuno di essi può ricevere beneficio dall’applicazione di un corrispondente ausilio di masticazione studiato appositamente.
Elenchiamo qui, in estrema sintesi ciascuno dei Dtm e i relativi apparecchi.

  • Il disturbo di tipo I è caratterizzato dalla presenza della sola patologia muscolare e dall’assenza di problemi di tipo articolare. È spesso responsabile di fastidiose cefalee. Viene trattato dal cosiddetto apparecchio di Hawley, una placca a sei punti anteriori che deve essere portata a tempo pieno per un periodo breve: una settimana o poco più.
    L’apparecchio agisce sul tono muscolare ed elimina la tensione che, dai muscoli masticatori, può arrivare anche alla colonna vertebrale. 
  • Nei Dtm di tipo II siamo di fronte a una sindrome compressiva con un lieve click iniziale. È spesso presente in quei pazienti che hanno perso la dimensione verticale. Serve in questo caso la Michigan plate, detta anche placca a tutti i punti. È oggi realizzata con una resina termoplastica molto leggera, facile da portare, senza ganci e di impatto estetico molto ridotto. Va portata da una settimana fino a un mese a livello diagnostico e poi per un periodo più lungo prima della finalizzazione mediante un trattamento ortodontico o protesico. 
  • Nei disturbi di tipo III il click è più accentuato e può essere presente anche in fase di chiusura della bocca. La causa di questo tipo di Dtm può essere dovuta a un’anteriorizzazione del disco oppure alla posterizzazione del condilo. La placca indicata in questi casi è detta di riposizionamento ant. sup. (Pras) ed è in grado di agire sul condilo anteriorizzandolo rispetto al disco. Prima che sia indicato l’intervento ortodontico o protesico, il bite deve essere portato in genere per almeno sette o otto mesi.
  • Nel tipo IV siamo di fronte a un blocco articolare. La placca consigliata serve per distrarre il condilo dalla fossa. Deve essere portata un paio di settimane, accompagnata da particolari esercizi e fatta seguire da una manovra di sblocco. Successivamente, al paziente viene applicata una placca di anteriorizzazione di tipo III.
  • La lussazione viene indicata come disturbo temporo-mandibolare di tipo V. Si verifica un blocco in apertura dovuto alla fuoriuscita del condilo dalla fossa e allo scivolamento all’indietro del menisco. L’apparecchio indicato è dunque di posterizzazione o Prps (placca di riposizionamento post. sup.). Portato 24 ore al giorno, consente dopo tre o quattro mesi di affrontare il trattamento ortodontico che deve essere effettuato con la placca in bocca.
  • Infine, la placca di tipo VI permette di intervenire quando occorre ridurre un eccessivo overjet. L’effetto di questo apparecchio è di anteriorizzare l’osso mascellare inferiore e di favorire la rigenerazione in posizione corretta del gruppo condilodisco-fossa. Capita di frequente che, a necessitare l’applicazione di una placca di questo tipo, siano i bambini.

GdO 2008; 11

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