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09 Aprile 2015

Attacco alla professione, pletora, abusivismo, rapporto con la politica e molto altro. Intervista al presidente CAO Giuseppe Renzo alla vigilia del settimo mandato


Da 20 anni il dott. Giuseppe Renzo è alla guida della CAO nazionale e lo scorso 27 marzo è stato confermato alla presidenza della Commissione Albo degli Odontoiatri per il triennio 2015-2017.

Presidente Renzo, quali sono gli stimoli e gli obiettivi che la guideranno per affrontare questo suo settimo mandato consecutivo?

Le rispondo in modo netto, perché la questione generale è chiara a tutti, almeno credo: la professione odontoiatrica ha superato i 30 anni dalla sua istituzione (corso di laurea ed albi autonomi nel contesto degli ordini).  Il medico dentista è una figura professionale di primo impatto ed è largamente riconosciuta la sua importanza nella tutela della salute del cittadino; non solo in termini di prevenzione di gravi patologie e di cura di malattie del cavo orale.
Nessuna novità, quindi, ma conferma di quanto da sempre abbiamo chiesto: che venga riconosciuta la specificità della professione, in ottemperanza alle norme previste dalla Legge 409 e dalle indicazioni/raccomandazioni espresse con nettezza dal Parlamento italiano e che accompagnavano la sua emanazione.
In sintesi: prevedere autonomia politica, amministrativa, gestionale e previdenziale per i medici odontoiatri iscritti al loro albo professionale.
Questi sono gli stimoli che legano con un filo rosso i precedenti al nuovo mandato e non disgiunti dalle altre problematiche su cui auspichiamo di trovare opportune soluzioni.
In una battuta: sono pronto a lasciare anche domani l'incarico, se venisse onorato tale impegno.

Nel vostro documento programmatico prima delle lezioni non avete voluto entrare nel merito dell'efficienza dell'odontoiatria pubblica. Come mai?

E' vero! La risposta è complessa e non si può banalizzare trattandosi del Sistema Sanitario, ma cerco di sintetizzarla. In primo luogo perché abbiamo massimo rispetto per i colleghi impegnati nell'odontoiatria pubblica.
Colleghi che operano tra mille difficoltà ed inefficienze e nonostante ciò, contribuiscono a dare risposta alla domanda di salute orale.
In secondo luogo, perché la questione va affrontata conoscendo le criticità non solo contingenti (mancanza di fondi) e sapendo che gli strumenti posti sono limitati (concorsi e convenzioni chiusi da anni) e per ultimo, ma non da ultimo, il medico non ha alcuna possibilità di incidere mediante la propria esperienza sul campo sulle decisioni dei piani che invece sono delegati alle burocrazie.

Oggi più che mai l'odontoiatria è una professione sotto scacco, come se ne esce?

Non nascondo che anche io rilevo un sempre più pressante attacco al mondo delle professioni intellettuali da parte dei poteri forti che vogliono ridurre il ruolo di tutti i professionisti a quello di imprenditori soggetti soltanto alle leggi del mercato e della libera concorrenza. Si tratta di un tema culturale ed etico oltre che giuridico che è difficile affrontare in un contesto in cui sembrano prevalere soltanto considerazioni di carattere economico e finanziario. Sono certo, peraltro, che almeno per quanto riguarda le professioni sanitarie, il rapporto fra medico e paziente non potrà mai essere ricondotto soltanto alla dialettica commerciale azienda-cliente.
La scommessa, perché di scommessa si tratta, deve essere giocata sul campo della cultura e dell'informazione.

Primo atto ufficiale da presidente è stata la lettera aperta in cui ha ribadito il no al profilo dell'odontotecnico. Ma è veramente questo il problema principale per il settore?

No. Semplice coincidenza temporale legata a necessarie assunzioni di responsabile difesa del diritto alla salute dei cittadini.
Non mi si potrà smentire, infatti, se dico che l'abusivismo è un serio pericolo per la salute delle persone che hanno la sventura di incappare nelle mani di esercenti abusivi della professione medica, con o senza prestanome; che si tratta di una vergogna tutta italiana e che le persone corrette (dentisti e/o odontotecnici) non possono accettare che ci siano zone d'ombra e zone franche.
Sul profilo: non sarò stato particolarmente chiaro, se le risposte anche polemiche (ed interessate) sono quelle lette, ma soprattutto se a lei, ch'è un attento osservatore, non è arrivato il giusto e corretto messaggio.
Non mi interessa inseguire le polemiche sterili di chi ha interesse a ritagliarsi un qualsivoglia ruolo, non potendone esibire alcun'altro se non quello di polemista, mentre confermo per l'ennesima volta che: il profilo dell'odontotecnico è una legittima e condivisa (per quanto vale il mio pensiero) aspirazione di questa benemerita categoria, ma questo non significa che si possa accettare supinamente (come fa comodo a chi in mancanza di regole opera illecitamente) il tentativo, nascosto dietro la rivendicazione del profilo, di istituire il "piccolo dentista"o "l'odontoprotesista".
Sono due cose completamente diverse e distinte e non migliora il clima cercare di confondere le acque.

La politica latita sulla questione abusivismo

Non permetteremo che questa latitanza duri ancora per molto; siamo certi che grazie anche ad una nuova sensibilità dell'opinione pubblica sul problema dell'abusivismo, l'intervento del legislatore possa arrivare in tempi forse più brevi del previsto.
Un giorno, spero, anche l'Antitrust si accorgerà della concorrenza sleale esercitata dagli "abusivi" e darà seguito alle nostre segnalazioni riguardanti l'illegale fenomeno. Nel frattempo, la disinformazione ed il pressapochismo saranno sempre di più contrastati da una corretta comunicazione: impegno primario portato avanti con successo.
Un ruolo importante viene svolto dal giornalismo e dalle organizzazioni dei consumatori e dei cittadini.
Contribuire a fare prendere coscienza che un atto abusivo in medicina configura un danno alla persona e che le ripercussioni possono essere irrimediabili: questo  è, certamente,  il nostro compito primario.

In attesa che la politica faccia la sua parte, potrebbe essere un ottimo deterrente se gli Ordini provinciali applicassero le sanzioni previste per i prestanome.

Ancora una volta, e me ne dolgo, le è sfuggito qualcosa delle mie dichiarazioni (pur cosciente di non essere depositario di chi sa quale verità), ma non penso manchino occasioni per andare a verificare i dati ed i fatti.
La Commissione Centrale per le Professioni Sanitarie ha messo a disposizione i dati. Sono pubblicati sul sito del Ministero.
Si tratta soltanto di una parte delle tantissime decisioni, quelle arrivate in sede di appello, anche in tema di prestanomismo, su cui sono intervenute le commissioni di disciplina CAO.
In percentuale, e non sono io a fornire questi dati ma la segreteria della CCEPS, l'intervento delle CAO sul fenomeno è il più attento, preciso e incisivo tra tutte le professioni sanitarie.
I dati totali dei procedimenti disciplinari non sono in dotazione - dati coperti dalla legge- alla CAO Nazionale che non avrebbe nessuna remora a renderli pubblici.
In ogni caso, tutte le sanzioni comminate sono comunicate alle autorità preposte (Magistratura, Ministero, Ordini, altri Paesi comunitari ecc.).
Siamo convinti, nel contempo, che non in tutte le realtà territoriali sul fenomeno, si registra la stessa tensione e si opera con il necessario rigore.
Con il nuovo sistema previsto nella riforma delle professioni sanitarie, che prevede modifiche anche nel sistema disciplinare, anche questo aspetto sarà affrontato.

La Legge Balduzzi ha imposto agli Ordini maggiore trasparenza pubblicando le sanzioni comminate all'iscritto. Il cittadino dovrebbe poter sapere di cosa è stato condannato il medico o il dentista da cui si fa curare. Perché ancora oggi questa informazione non è disponibile mentre altri ordini, come quello dei giornalisti, si sono adeguati?

La normativa riformatrice prevede l'istituzione dell'Albo unico nazionale tenuto dalla Federazione che deve contenere tutti i dati dei medici trasmessi dagli Ordini, fra cui anche la menzione delle eventuali sanzioni disciplinari. Siamo ormai in fase avanzata e quanto prima questa riforma sarà pienamente operativa, ma già adesso, rapportandosi con la Federazione o con gli Ordini, qualsiasi cittadino può ottenere le informazioni anche di carattere disciplinare.


Nelle sue dichiarazioni subito dopo il rinnovo del mandato ha chiesto una maggiore autonomia per le CAO provinciali rispetto alle Omceo. Cosa intende? Quali sono le attuali criticità e come si potrebbero risolvere?

Come già detto, si tratta di completare il percorso delineato dalla legge 409/85 che prevedeva il raggiungimento di un'autonomia della professione odontoiatrica pur nell'ambito di un unico Ordine dei medici e degli odontoiatri.
Nessuna nota rivendicativa, meno ancora richieste di poltrone o cariche onorifiche frutto di gentili concessioni; aspetti questi ben delineati prima dei rinnovi ed in occasione dell'insediamento del governo delle professioni in Comitato Centrale della Federazione dei Medici e Odontoiatri.
Nella proposta di legge di riforma delle professioni sanitarie, più volte precedentemente richiamata e a giusta ragione, sono stati inseriti gli emendamenti necessari affinché la componente odontoiatrica possa pervenire ad una vera autonomia rappresentativa, gestionale, economica e previdenziale che consenta di tutelare al meglio la salute odontoiatrica del Paese e la dignità della professione odontoiatrica.
Qualcuno ha rimosso tutto ciò e, per questo, con il massimo rispetto lo invito a rileggere quanto riportato nei lavori parlamentari e anche nei verbali dei Consigli Nazionali.

In tema di pletora qualche anno fa avevate proposto un numero programmato europeo. A che punto è la proposta?

La nostra idea è stata in un primo tempo sottovalutata ma poi ha portato frutti importanti; si veda ad esempio l'iniziativa europea cui l'Italia ampiamente partecipa sulla Joint Action in cui, fra l'altro, è stato previsto un sottogruppo specifico diretto ad approfondire i temi della formazione e del fabbisogno di professionisti allo scopo di omologare le diverse normative comunitarie su un argomento decisivo per il futuro delle professioni sanitarie. La nostra idea, dunque, non era tanto peregrina ma sta portando a conseguenze importanti.

Torniamo, per concludere l'intervista, sul ruolo della politica che sembra disinteressata al settore odontoiatrico. Il fatto che il Ministro Lorenzin nel suo messaggio di auguri per il rinnovo della FNOMCeO non abbia citato la sua elezione ma solo il presidente Chersevani ne è la dimostrazione oppure solo un caso?

Non credo  si tratti di una volontaria e negativa intenzionalità;  tra l'altro sono ben felice e trovo giusto che la prima presidente donna nonché la presidente della Federazione dei Medici e Odontoiatri abbia ricevuto i complimenti e le congratulazioni del nostro Ministro Lorenzin.
Aggiungo, l'attenzione del Ministro Lorenzin nei confronti del settore è massima.
Ci sarebbe, anzi, da augurare che tutta la "politica" usasse la stessa attenzione e fornisse le attese risposte in termini di riforma degli ordinamenti, delle regolamentazioni di obblighi, di linee guida e altri aspetti di cui a suo tempo ci sarà modo di parlare. 

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