Continuiamo il nostro incontro con il mondo universitario “che conta” e andiamo a sentire Marco Ferrari, nel suo ruolo istituzionale, come presidente del Clopd, ma anche come co-presidente del primo corso di laurea in Odontoiatria che ha attuato, anticipando la normativa, uno dei punti cardine della riforma Gelmini: l’accorpamento degli atenei.
Professor Ferrari, partiamo dalla sua facoltà. A Siena vi siete federati con Firenze, anticipando la riforma Gelmini. Perché l’avete fatto e quali sono i vantaggi per gli studenti e per la gestione del corso di laurea?
Questo accorpamento ha permesso di ottimizzare le risorse, anche in termini di docenti, dando un migliore servizio agli studenti, che sembrano aver gradito la decisione.
I vantaggi sono essenzialmente rappresentati dal poter contare su un ampio corpo docenti, con la copertura degli insegnamenti in modo adeguato e la garanzia di un’attività pratica in linea con le aspettative dei futuri odontoiatri e le normative vigenti. Le risorse strutturali di Firenze e Siena, insieme, assicurano più di 100 riuniti per circa 60 studenti all’anno, laboratori per la ricerca, aule e manichini, e un percorso formativo completo con due scuole di specializzazione e una scuola di dottorato internazionale, oltre a molti master e, parallelamente, a una laurea triennale, anch’essa federata tra i due atenei.
Abbiamo realizzato in sostanza un polo di valore internazionale per la ricerca scientifica e di questo siamo orgogliosi.
L’accorpamento è già pienamente operativo. Quali sono le impressioni di questi primi mesi di lavoro comune?
Direi molto positive anche se, essendo operativo solo da pochi mesi, è presto per fare una fotografia completa e trarre le prime conclusioni.
Gli studenti hanno accolto positivamente questa decisione e così i docenti. Anche i prevedibili - chiamiamoli così - intoppi dovuti alla novità sono stati essenzialmente di tipo amministrativo e comunque risolti in poco tempo.
Secondo lei, si tratta di una scelta che dovranno fare altri atenei?
Così sembrerebbe, almeno da una attenta lettura della legge Gelmini. La nostra scelta ha indicato una strada possibile per ottimizzare, senza penalizzare il percorso formativo degli studenti, anzi.
Ovviamente, metteremo a disposizione la nostra esperienza per tutti coloro che vorranno seguire la nostra strada.
Veniamo al suo ruolo di presidente Clopd. Nel 2010 avete ottenuto circa 100 posti in più nelle vostre università. In questi mesi vi confronterete con il ministero dell’Università per definire il numero programmato per il prossimo anno accademico. Chiederete più posti?
Lo scorso anno l’aumento dei posti è stata una positiva inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti. Il Ministero ha probabilmente voluto tenere in considerazione che, tra una quindicina d’anni, il numero di esercenti l’odontoiatria sarà notevolmente ridotto rispetto a oggi.
D’altra parte si è trattato di un aumento di posti che non ha rinnegato la possibilità per le sedi di fare formazione pratica. Sono stati premiati buona parte degli atenei che hanno investito in un crescita della pratica nelle proprie strutture.
Per quest’anno, chiederemo al Tavolo ministeriale di seguire le richieste del fabbisogno regionale, e di integrarlo con le realtà delle singole sedi anche in base alle site visit che stiamo effettuando in molte scuole italiane.
Pensa che ci saranno delle sorprese? Per esempio una riduzione di posti o addirittura la chiusura di qualche corsi di laurea?
Cerco sempre di pensare positivo. Spero non ci siano le condizioni per riduzioni di posti, né tanto meno per la chiusura di qualche corso di laurea.
Gli studenti italiani sono molto preoccupati dei connazionali che stanno studiando all’estero. Quale è il suo commento?
Che esiste una legge europea che permette la libera circolazione dei cittadini e quindi dei lavoratori. Pertanto dobbiamo accettare di vivere in un libero mercato “europeo”.
Credo sia inutile continuare a parlarne, come se tutti i mali del nostro sistema partissero non da una reale crisi economica, ma da un ipotetico aumento dell’offerta che si concretizzerà tra 7-10 anni per il rientro di circa 1000 laureati italiani all’estero, senza tenere in conto che nello stesso periodo avranno raggiunto un’età pensionabile circa 15.000 dentisti italiani.
Discorso diverso quando si cerca di aggirare l’esame di ammissione per iscriversi negli atenei italiani.
E mi riferisco alla decisone di un Tar che ha permesso a studenti italiani iscritti in Romania di trasferisti in un ateneo italiano.
Sicuramente la possibilità di far rientrare studenti dall’estero, non ancora laureati, bypassando l’esame di ammissione può costituire un episodio di una certa gravità, creando un precedente pericoloso.
Veniamo al congresso del Collegio dei docenti. Cosa state preparando? Un congresso su due sedi apparentemente non vicine penalizzerà l’affluenza? Quali saranno gli eventi di punta che vuole segnalare?
Speriamo proprio che non ci sia nessuna penalizzazione nell’affluenza, ma anzi che venga apprezzata la nostra scelta.
Il tema del congresso riguarderà “La ricerca scientifica in odontostomatologia: evidenze e controversie”. L’inaugurazione sarà giovedì pomeriggio (il 14 aprile) nella sala dei 500 del comune di Firenze (Palazzo Vecchio); dal venerdì mattina ci trasferiremo Policlinico Le Scotte di Siena, dove si terranno le sessioni scientifiche.
Queste sono coordinate dalle società scientifiche, insieme al rappresentate della materia nella Giunta didattica del Collegio dei docenti; in tutte, la questione fondamentale sarà quella di applicare la ricerca più recente alla pratica clinica.
In chiusura della nostra chiacchierata, ci può dare un suo parere sulla riforma Gelmini?
La necessità di avere una riforma del sistema universitario italiano era evidente e quindi ho un atteggiamento positivo nei suoi confronti. Purtroppo, non conoscendo ancora come sarà attuata, non sono in grado di esprimermi compiutamente.
Certo, nei principi generali, nelle procedure di arruolamento dei docenti, nella possibilità di federare atenei/corsi di laurea/facoltà, nel proporre una nuova governance è chiaro il tentativo di rinnovare e, nel contempo, di sprovincializzare la nostra università.
GdO 2011;3
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