Da una decina d’anni gli studi di settore sono l’incubo dei lavoratori autonomi; dentisti compresi. Visto che risultava impossibile per lo Stato verificare la veridicità delle dichiarazioni dei contribuenti, fu ideato, nel 1993, questo sistema attraverso il quale il Fisco cerca di determinare il giro d’affari dell’azienda o del professionista appartenente a una determinata categoria e di poterne, quindi, ipotizzare il reddito.
Il sistema si basa sull’idea di suddividere le aziende dello stesso settore in vari gruppi omogenei (cluster) secondo le loro caratteristiche. I gruppi vengono determinati sulla base delle risposte a domande mirate che le imprese - o i relativi consulenti - hanno dato compilando appositi modelli che vengono allegati alla dichiarazione dei redditi.
L’applicazione del proprio studio di settore è abbastanza semplice, risultare congrui un po’ meno.
Un software, denominato Gerico, scaricabile direttamente dal sito dell’Agenzia delle Entrate, permette di simulare la propria situazione. Basta inserire i dati richiesti e si scopre, in tempo reale, se si è congrui; ovvero se il dato che indica il reddito presunto è inferiore o uguale a quello effettivamente dichiarato.
Leggende metropolitane raccontano che mensilmente molti studi dentistici “interrogano” maniacalmente Gerico, come la matrigna di Biancaneve interrogava lo specchio magico. Da quando è stato adottato questo sistema, annualmente, l’Agenzia delle Entrate pubblica le analisi dei dati rilevati dalla compilazione dei vari studi di settore. Ovviamente, quello riferito all’attività degli studi odontoiatrici non fa eccezione e verso la fine di febbraio sono stati resi pubblici i dati riferiti alle dichiarazioni del 2007.
Dati che permettono di capire come è organizzata l’attività di dentista in Italia; pur sapendo che l’analisi pubblicata dall’Agenzia delle Entrate può non rispecchiare del tutto la realtà. Tra le certezze vi è il numero di contribuenti che dichiarano di svolgere l’attività di odontoiatra: nel 2007 erano 41.845; 40.630 quelli presi in considerazione per l’analisi pubblicata. Un numero di esercenti ben più contenuto rispetto ai 56.089 iscritti all’Albo degli odontoiatri. Le persone fisiche, ovvero i liberi professionisti, al 31 dicembre 2007 erano 35.098, l’86,38% degli esercenti. 4.513 le società di persone, 1.019 quelle di capitale. Come dicevamo ogni “studio”, che è sempre riferito a un particolare settore, ha individuato, tra l’universo dei contribuenti che svolgono la stessa attività, diverse tipologie di gruppi omogenei: i cluster, appunto. Un sottoinsieme di imprese o di professionisti, all’interno dello stesso settore di attività, contrassegnati da comuni caratteristiche strutturali. L’obiettivo del legislatore è stato quello di raggruppare contribuenti aventi caratteristiche, al tempo stesso, omogenee tra loro, ma il più possibile diverse da quelle che contraddistinguono tutte le altre tipologie di contribuenti che svolgono la stessa attività. Per capirci, il dentista che fa solo ortodonzia ha un giro d’affari differente rispetto a quello che svolge solo l’implantologia o che collabora in studi non propri. Lo studio di settore cerca di considerare tutti questi aspetti. Negli anni le varie evoluzioni dello studio di settore dei dentisti hanno permesso di classificare l’esercizio della professione in 14 gruppi omogenei differenziati per: tipologia di attività odontoiatrica; fabbricazione in proprio di protesi dentarie e apparecchi ortodontici; tipologia di clientela; presenza di più di uno studio odontoiatrico; dimensione e struttura dello studio odontoiatrico; modalità organizzativa. “La tipologia di attività odontoiatrica - commentano dall’Agenzia delle Entrate - ha permesso di rilevare (in base ai ricavi dichiarati per ogni tipologia di prestazione fornita NdR) gli studi che presentano una competenza specialistica nell’ambito di una o più branche dell’odontoiatria: ortodonzia, protesi, implantologia, parodontologia e chirurgia orale. Tali studi si caratterizzano per l’incidenza significativa di spese per materiale per protesi e apparecchi ortodontici fabbricati in proprio. La tipologia di clientela ha consentito di distinguere i contribuenti che erogano prestazioni in convenzione con il Servizio sanitario nazionale e che operano prevalentemente per studi e ambulatori odontoiatrici o per strutture sanitarie private.” “La dimensione e la struttura dello studio odontoiatrico - conclude l’analisi delle Entrate - ha consentito di differenziare gli studi di piccole dimensioni da quelli di più grandi dimensioni. Questi ultimi si distinguono per la maggiore dimensione dei locali destinati all’esercizio delle attività, per la più rilevante dotazione di beni strumentali e per la presenza più significativa di dipendenti e/o collaboratori. La modalità organizzativa ha, infine, consentito di rilevare gli studi in condivisione con altri professionisti, gli studi associati, nonché i contribuenti che espletano attività per studi odontoiatrici e/o strutture odontoiatriche di terzi.”
GdO 2009; 7
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