Meno salute pubblica e più salute a pagamento. Può essere questa l'estrema sintesi della ricerca dal titolo "Quale è la sanità dopo i tagli e quale futuro per le risorse in santità" con la quale il Censis ha voluto analizzare le conseguenze che i tagli in sanità hanno sui cittadini, non solo dal punto di vista della loro capacità di spesa verso farmaci e prestazioni sanitarie, ma anche come preferenza verso il low-cost sanitario e eventuale incidenza sui fondi integrativi. E naturalmente la ricerca, nel considerare la spesa "out of pocket" degli italiani, non ha potuto fare a meno di incontrare l'odontoiatria.
La spesa privata dei cittadini
Secondo quanto rilevato dal Censis, la spesa privata dei cittadini italiani per la salute tocca quota 30,6 miliardi di euro (+8% nel periodo di crisi 2007-2010) ed è anche conseguenza del peggioramento della qualità del Servizio sanitario negli ultimi due anni (lo pensa il 31,7% degli italiani).
Le spese odontoiatriche
Le spese odontoiatriche sono, dopo quelle farmaceutiche, la principale fonte di servizi sanitari a solvenza diretta: il 70% degli italiani ha acquistato farmaci a prezzo pieno, il 45% prestazioni odontoiatriche, quasi il 35% visite mediche specialistiche, mentre il 18,6% ha pagato di tasca propria un esame diagnostico. E in particolare, secondo la stima del Censis, il valore della spesa annuale per cure odontoiatriche è pari a12 miliardi di euro.
Rinuncia alle cure
Se gli italiani devono pagare di tasca propria molti servizi, in momenti di crisi come questo, sono in tanti a essere costretti a rinunciare alle cure: per quanto riguarda l'odontoiatria è il 18% ad avere infatti ammesso di aver dovuto farne a meno. Ma prima di rinunciarvi, alcuni pensano di rivolgesi ai centri low cost.
Secondo la ricerca, è stimato in 10 miliardi di euro il valore del mercato della sanità a basso prezzo: un segmento di mercato, spiegano dal Censis, che crescerà del 25% l'anno.
"Uno degli epicentri delle offerte promozionali via web è il settore odontoiatrico" si legge nel rapporto "nel quale la spesa è tradizionalmente a carico dei privati: nella crisi, il settore ha subito più degli altri il fenomeno del rinvio e/o della rinuncia a farsi curare, con quasi 1 milione di visite in meno nel 2009. In questo settore, il low cost tramite web mette a disposizione offerte promozionali di rilievo, con riduzioni del prezzo delle prestazioni dell'ordine del 70-80% rispetto ai prezzi praticati sul mercato. Esempi paradigmatici sono le cosiddette sedute complete, inclusive di visita odontoiatrica e visita parodontale, pulizia denti (con ablazione tartaro agli ultrasuoni e smacchiamento con air flow, nonché sbiancamento con lampada Led e perossido di idrogeno), a un costo pari al 15% di quello di mercato. L'eventuale acquisto dell'offerta si materializza in un voucher spendibile in un arco di tempo di 6-9 mesi, con notevole flessibilità sulle modalità di accesso."
Il Low-cost
La ricerca delle prestazioni low cost, ricordano i ricercatori, desta preoccupazione a causa della mancanza di controlli di qualità e per la possibile induzione di una domanda impropria con risposte inappropriate.
In momenti di crisi e di tagli dei servizi sanitari, una mano ai cittadini sarebbe forse dovuta arrivare dalla sanità integrativa e dai fondi: al secondo pilastro della sanità pubblica il rapporto del Censis dedica un capitolo a parte.
"Se per il futuro della sanità italiana è essenziale il problema delle risorse" scrive il Censis "diventa fondamentale ragionare anche sulla ridefinizione delle modalità e delle fonti di finanziamento, che alimentano la relativa spesa."
I fondi integrativi
In Italia, oltre il 77% della spesa sanitaria è finanziata con risorse pubbliche e il dato colloca il paese in posizione intermedia tra quelli con un servizio sanitario universale. Poco rilevante in Italia la dimensione assicurativa, sia nella forma della mutualità sia in quella delle polizze individuali: dell'out of pocket che, come rilevato, nel nostro Paese è molto alto, i fondi sanitari integrativi intermediano una quota inferiore al 14%.
La mutualità però, da tempo, è stata individuata come una fonte di risorse potenzialmente virtuosa, spiegano dal Censis: attualmente vi sono in Italia 2.500 società di mutuo soccorso, situate prevalentemente nel Nord del Paese. Il rapporto stima in circa 5,7 milioni gli italiani che aderiscono alle mutue sanitarie: si tratta di un numero sicuramente in crescita a seguito del sempre più frequente ricorso alle forme di mutualità come componenti della contrattazione collettiva. Tuttavia, commentano dal Censis "il settore è chiaramente sottodimensionato rispetto alle sue effettive potenzialità".
Leggi anche:
Quando l'Asl "fa concorrenza" al privato attraverso il low-cost
GdO 2012;6:2-3
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