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08 Maggio 2022

Si chiude (finalmente) la questione ASO e per l’ennesima mancetta di Stato, i professionisti dovranno nuovamente aspettare

di Norberto Maccagno


Il 3 maggio, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del nuovo DPCM, è si è finalmente chiusa la “partita” del profilo ASO e tra qualche anno neppure più ci ricorderemo di questo tribolato periodo di transizione.  

Come ha ricordato il Segretario AIO Danilo Salvini, “nessuno è rimasto indietro”. La quasi totalità di chi svolgeva il lavoro di assistente alla poltrona (con contratto specifico o non proprio) prima del 2018 potrà continuare a farlo, i pochi lavoratori che non riusciranno a dimostrare di aver lavorato come assistente alla poltrona per almeno 36 mesi dal 2008 al 2018, potranno frequentare un corso di 250 ore e sostenere l’esame entro il 21 aprile 2023. Ma le Regioni devono prima legiferare in merito e poi organizzare i corsi. Meglio prepararsi fin d’ora a chiedere una nuova proroga.  

Comunque, vedere il DPCM pubblicato in Gazzetta Ufficiale è sicuramente positivo, il più è stato ottenuto anche se è stato un lungo calvario. Oggi tutti i componenti del Team odontoiatrico, per lavorare devono avere almeno un attestato di qualifica, non sarà più possibile “improvvisarsi”.  

Unica incognita ancora minacciosa sulla figura dell’ASO è l’articolo V della Costituzione che demanda alle Regioni di attivare i corsi. L’allerta l’ha lanciata il presidente AIO Fausto Fiorile ricordando la non omogeneità di applicazione da parte delle Regioni delle regole sui corsi e che questi sono ancora pochi. La conferma è stato scoprire che a fine aprile la Regione Umbria, a 4 anni dall’approvazione del primo DPCM, ha espresso parere favorevole all’individuazione del profilo dell’ASO.  

Quando si chiude una vicenda si ringraziano i protagonisti, e lo vorrei fare anche io. Non ringrazierò certo le Istituzioni che approvando un documento pronto da oltre un anno hanno confermato il poco rispetto verso questo settore e chi ci lavora (ma questo l’avevo già sottolineato). Il mio ringraziamento va a coloro che, nonostante il muro di gomma che negli anni è stato alzato sulla vicenda, ci hanno ugualmente informato spiegando cosa accadeva nei tavoli ministeriali. Grazie a queste informazioni Odontoiatria33 ha potuto anticipare cosa poteva cambiare evitando -spero sia successo- a tanti assistenti a cui oggi il nuovo DPCM riconosce la professionalità acquisita negli anni, di frequentare il corso per ottenere l’attestato che con le precedenti norme avrebbero dovuto conseguire. Un plauso va anche ai loro datori di lavoro che hanno preferito rischiare facendole lavorare nonostante non in regola.  

Cambio ora argomento e notizia: parlo del nuovo Decreto “aiuti energia ed investimenti”.  

Un Decreto corposo composto da 56 articoli che interessano vari settori ed attività.  

Ovviamente nulla che tocca direttamente il settore, ma siccome i componendi del settore dentale sono comunque imprenditori, professionisti, collaboratori, dipendenti oltre che cittadini, queste decisioni possono ovviamente interessare.  

Uno degli unici provvedimenti di cui parte del settore potrà beneficiare, probabilmente è l’ennesima mancetta di Stato. Questa volta i consulenti alla comunicazione del Governo hanno dato al nuovo Bonus governativo il nome di “anti inflazione”. Come se bastassero 200 euro una tantum per far fronte ai rincari che in questi mesi stanno interessando tutti i settori, a cominciare dagli alimentari. Inflazione stimata tra il 4 ed il 6 percento per il 2022.  

Vediamo a chi spetta il bonus: lavoratori, pensionati, disoccupatati, i titolari del reddito di cittadinanza, lavoratori stagionali e ai collaboratori domestici con un reddito annuale sotto i 35mila euro. Spesa per questa ennesima mancetta 6 miliardi di euro. Tutti gli interessati riceveranno i 200 euro in busta paga a giugno o sul conto corrente per i non lavoratori e pensionati.  

Lavoratori autonomi ed i professionisti dovranno invece attendere che venga emanato un nuovo decreto e poi creato un apposito fondo. Secondo fonti di stampa il tutto non prima di luglio.  

Altro bonus previsto dal Decreto che sembra escludere gli autonomi (ma come sempre fino a quando non lo leggeremo in GU non lo sapremo), quello trasporti pubblici. Valore 60 euro, sempre una tantum, per chi acquista abbonamenti al trasporto pubblico locale. Come se il collaboratore che lavora con partita iva non prenda la metro come il dipendente.  

Ovviamente ogni linea che indica chi sta dentro e chi fuori da una agevolazione crea malumori negli esclusi, soprattutto se molto vicini a quella linea. Ma in questo caso, come nei tanti bonus mancette che in questi due anni di Covid sono stati elargiti, perché distinguere sempre tra i lavoratori dipendenti e gli autonomi?  

L’unica certezza è che, ad elezioni concluse, il conto di queste mancette lo dovremo pagare -in maggiori tasse e minori servizi (perché tagliati)- tutti noi, anche chi quelle mancette le ha prese e che alla fine dovrà restituire più di quanto gli è stato dato.    


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