Per migliaia di anni i denti sono stati oggetto di interventi rituali in molte popolazioni con lo scopo di alterarne la forma (di solito riducendola con effetto più o meno mutilante) o di aggiungervi elementi decorativi. I destinatari di questi rituali sono solitamente giovani e le motivazioni sono talvolta legate a motivi pratici: per esempio, in alcune tribù del Borneo gli incisivi centrali superiori vengono addirittura estratti per dare più forza ai dardi avvelenati scagliati con la cerbottana.
L’ancestrale tradizione di modellare i denti continua ancora oggi con forme e frequenze diverse: in certe aree del Sudafrica ben il 40% della popolazione si sottopone a modifiche intenzionali. In altre nazioni, come gli USA, va molto di moda la cosiddetta teeth jewelry, piccoli oggetti più o meno preziosi che vengono fissati allo smalto (anche facendo a meno del dentista grazie a prodotti autoadesivi a base di cianoacrilati).
Vermi e denti
In questo articolo riportiamo una particolare forma di mutilazione che riguarda i bambini di alcune popolazioni dell’Africa orientale, dove la tradizione dice che i follicoli dentali provocano febbre, vomito, diarrea e inappetenza. In questo caso la motivazione è di tipo preventivo-terapeutico ma i risultati possono essere disastrosi. Le prime descrizioni scientifiche di queste “germectomie” si devono a Pindborg che le osservò in alcune tribù dell’Uganda dove quasi la metà dei bambini subiva l’asportazione dei follicoli dentali dei canini decidui allo scopo di evitare malattie febbrili. Tale pratica era già stata descritta nel secolo precedente da alcuni etnologi che l’avevano osservata nelle popolazioni del Sudan e del Kenya.
Gli addetti all’operazione sono di solito le nonne o altri anziani del villaggio o i cosiddetti guaritori; l’intervento si svolge naturalmente, cioè senza anestesia, quando i bambini hanno un età compresa tra 1 mese e 1 anno. Lo strumentario è costituito da rudimentali strumenti taglienti e talvolta dalle unghie. Tutto questo comporta il rischio di gravi complicanze tra cui emorragia, osteomielite, tetano, setticemia, trasmissione di malattie infettive, calo ponderale, tanto più se i bambini sono già in condizioni critiche per la diarrea. Meno gravi ma non trascurabili possono essere le conseguenze locali: ipoplasia e agenesia dei denti permanenti coinvolti dal trauma, odontomi, malocclusioni. Per fortuna, esiste una variante “morbida” di questa pratica che prevede la semplice incisione della mucosa e l’esposizione del follicolo che viene poi strofinato con erbe. In tal caso, i danni sono più contenuti e solitamente limitati allo smalto. Complicazioni talvolta catastrofiche possono invece seguire la uvulectomia, altra pratica tradizionale diffusa in gran parte dell’Africa sub-sahariana, eseguita allo scopo di curare il vomito e la tosse.
Secondo le tradizioni locali le protuberanza alveolari corrispondenti ai follicoli nascondono un falso dente (visto che non è ancora duro e mineralizzato), paragonato a un “verme” che sarebbe la causa dei disturbi gastrointestinali e della febbre. Va ricordato che in quelle zone la diarrea grave è una delle principali cause dell’alto tasso di mortalità infantile e, pertanto, l’asportazione dei follicoli assume grande significato. Tanto è vero che dal 40 all’85% delle madri nelle aree rurali dell’Africa credono che questa germectomia sia una terapia efficace contro la diarrea grave. Questa credenza è rinforzata da due fattori principali: la prima è la coincidenza temporale con l’epoca dello svezzamento, quando il calo immunitario dovuto alla cessazione dell’apporto degli anticorpi materni favorisce l’insorgenza delle infezioni di origine alimentare. La seconda, ancora più importante, è la carenza di un sistema sanitario e di informazioni adeguate per la popolazione: secondo le stime dell’Oms, nel 2006 in Etiopia operavano meno di 100 dentisti per più di 70 milioni di abitanti. Di fatti, alcune ricerche epidemiologiche in Uganda e in Sudan hanno rivelato che la frequenza di questa pratica tradizionale varia molto (dal 15 all’80%) a seconda della popolazione studiata e si correla con lo stato socioeconomico.
Come altre pratiche tradizionali (la circoncisione e l’infibulazione) anche l’asportazione dei follicoli dentali ha accompagnato gli emigrati nelle loro nuove destinazioni: casi di “germectomia” sono stati descritti in diverse nazioni del mondo occidentale. Uno di questi è riportato da sul Journal of the American Dental Association (Edwards P. et al. Extirpation of the primary canine tooth follicles. A form of infant oral mutilation. Jada 2008;139(4):442-50).
Gli autori hanno esaminato un’intera famiglia di profughi arrivati dal Sudan: tutti i figli erano privi dei canini da latte e mostravano una certa perdita di osso alveolare in queste sedi, dovuta sia al trauma “chirurgico” sia al mancato sviluppo dell’osso causato dalla mancanza del dente. Uno aveva perso anche un incisivo laterale permanente e in un altro gli incisivi inferiori erano migrati nello spazio del canino.
La dentizione e la clinica
Segni e sintomi della dentizione sono difficilmente separabili da normali variazioni psicofisiologiche come irrequietezza, disturbi del sonno, inappetenza e aumento della salivazione. Sicuramente per un bambino così piccolo non deve essere piacevole sentire l’ingrossamento delle gengive, la bocca piena di saliva e avere spesso bisogno di mordicchiare qualcosa; cose che curiosamente vengono riportate anche dai testi di medicina veterinaria a proposito dei cani. Per il pediatra che vuole tranquillizzare i genitori, sempre un po’ ansiosi, può essere comodo scaricare la causa sui denti, ma, in realtà, non esistono relazioni causali tra la comparsa dei denti decidui e segni patologici come diarrea, tosse, febbre e convulsioni. Nella diagnosi differenziale deve essere presa in considerazione l’infezione erpetica; infatti, si è visto che la ricerca del virus herpes simplex dà risultati positivi in circa metà dei bambini con segni e sintomi riconducibili alla dentizione in cui vi siano anche febbre e difficoltà ad assumere i cibi. I rimedi oggi raccomandati per i disturbi della dentizione sono oggetti di gomma che possono anche essere raffreddati per dare più sollievo; in alternativa si può ricorrere a soluzioni casalinghe come carote o cubetti di ghiaccio. La farmacia offre invece gel a base di lignocaina o amilocaina che però vengono rapidamente diluiti dalla saliva e il paracetamolo, noto analgesico-antipiretico ampiamente usato in pediatria.
Una ricerca interessante e rigorosa sull’argomento che riassume bene tutti gli aspetti del problema è quella eseguita in Australia circa 10 anni fa (Wake et al. Teething and tooth eruption in infants. A cohort study. Pediatrics 2000;106(6):1374-9). La conclusione degli autori è che l’eruzione dei denti decidui non si associa significativamente a nessun segno patologico contrariamente a quanto riferiscono non solo i genitori ma anche gli operatori sanitari. Il metodo della ricerca ha apprezzabilmente ridotto gli errori sistematici legati alla sovrastima degli osservatori che probabilmente sta alla base della discordanza di risultati cui sono giunte altre ricerche. Irrequietezza, diarrea, febbre e altri disturbi sono quindi più l’eccezione che la regola quando erompono i denti decidui.
Wake et al. Teething and tooth eruption in infants. A cohort study. Pediatrics 2000;106(6):1374-9.
MP Ashley. It's only teething... A report of the myths and modern approaches to teething British Dental Journal 2001;191:4-8.
GdO 2009;18
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