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04 Novembre 2015

Profilo dell'odontotecnico. Renzo (CAO), nessun problema ma l'odontotecnico resta in laboratorio


Sinceramente non pensavo di incontrare il presidente CAO Giuseppe Renzo a Brescia al Colloquium Dental (nella foto con il presidente CAO di Bergamo Stefano Almini e l'odontotecnico fondatore della Siced Oliviero Turillazzi) e tanto meno vederlo inaugurare l'evento. Certo, la manifestazione culturale e merceologica bresciana non è più "un'esclusiva" per gli odontotecnici, molti i dentisti presenti, ma la sorpresa c'è stata.
Sorpresa perché tra le associazioni odontotecniche ed il presidente CAO c'è da anni un confronto serrato sul profilo, e le posizioni non sono certo concordanti.
Un confronto che, stando a quanto mi ha detto in questa intervista, potrebbe nascere trovando persino un percorso condiviso, anche se i paletti messi dal presidente Renzo non sono pochi.

Ma partiamo guardando il mercato.

Presidente Renzo, inaugurando il Colloquium Dental ha sottolineato la vivacità del comparto visto a Brescia nella tre giorni espositiva e congressuale nonostante il momento difficile. Un segnale che il peggio è passato?

Potrei fermarmi all'auspicio che cosi sia , ma non sarebbe una corretta interpretazione delle effettive condizioni in cui versa il mondo del dentale .
La crisi morde e tanto , in alcune aree del nostro paese l'accesso alle cure è ridotto del 50 % e le indagini statistiche confermano in termini negativi che una parte - la più debole - dei nostri connazionali non riesce a garantirsi le cure primarie e, tra queste, quelle odontoiatriche.
Il comparto odontotecnico forse è ancora più in crisi .
Un certo fermento, una sorta di risveglio, però, è cominciato.
Iniziative come quelle di Brescia (considerando che l'investimento in questo settore pochi anni fa appariva quanto meno azzardato) sono il motore trainante per tutto il settore dalle imprese, alla distribuzione e , quindi, agli operatori generici sino agli odontoiatri.
E' stato un atto di fede e va apprezzato e riconosciuto, uno dei motivi che mi ha spinto a tornare dopo due anni per la seconda volta. Un certo dinamismo si evidenzia e forse finalmente anche per le imprese odontotecniche e gli studi odontoiatrici si può essere ottimisti.

Un evento, quello di Brescia, molto connotato verso l'odontotecnica anche se quest'anno presentava una sinergia importante con l'Albo degli odontoiatri e l'Università. Lei è spesso indicato dalle associazioni degli odontotecnici come "il cattivo", quello che vuole bloccare l'evoluzione della professione. Come è stato accolto?

Proprio perché fortemente connotato verso l'odontotecnica ho accolto l'invito a partecipare e addirittura ad inaugurare, con il prof. Paganelli, l'evento.
Non so se questa etichetta di "cattivo" abbia mai avuto un riconosciuto e diffuso riscontro o sia stata utilizzata, piuttosto, da una parte dei cd rappresentanti allo scopo di sfuggire i veri problemi.
Sono state rimosse le questioni vitali e pratiche per rincorrere, credo di poter affermare, le aspettative di una residuale parte per scopi e finalità che non trovano l'interesse di una qualificata maggioranza molto più ampia.
Adesso,con la crisi, non si può più mistificare e tutti guardiamo ai fatti e non esiste più spazio per chiacchiere fine a se stesse.
Proprio questo ho avvertito nel corso dei colloqui amichevoli, civili e piacevoli intrattenuti in quei due giorni. Non mi aspettavo di più o di meno e non soltanto nel corso dei confronti dialettici con opinion leaders. Poi che io non voglia, bloccare l'evoluzione della bellissima arte odontotecnica è un dato riscontrabile e confrontabile con i fatti; basta leggere quanto da ma sempre sottoscritto e dichiarato. Certo, non mi è sconosciuta la leggenda metropolitana, propagandata ad arte, da chi costruendo la figura del nemico esterno può continuare ad assicurarsi incarichi e visibilità. E per non essere interpretato, dico con chiarezza che tutto ciò nulla ha a che fare con l'aspirazione di chi ha servito o si è servito di medici prestanome per esercitare abusivamente. Sulla tutela della salute non è possibile fare sanatorie o istituire figure intermedie non in grado di garantirla. L'odontotecnico è un artista che, con pari dignità e per ambiti chiari e non sovrapponibili o confusi con l'odontoiatra, esercita e deve esercitare nell'interesse dell'utilizzatore finale.
Chi, diversamente, si vuole impegnare nell'odontoiatria, avendone titolo, può in modo lineare seguire il percorso universitario e raggiungere la laurea.

L'impressione è che il rapporto conflittuale sia più tra i sindacati dei medici e dei tecnici che tra i professionisti. I dentisti e gli odontotecnici collaborano tutti i giorni per la salute del paziente, una collaborazione diversa da quanto era stato previsto oltre 90 anni fa. Oggi le competenze chieste all'odontotecnico non sono paragonabili con quanto previsto dal regio decreto del '28. Non trova che si debba sanare questa lacuna?

Si. E faccio questa affermazione in modo convinto e consapevole quale libero professionista nel pieno del proprio esercizio che si confronta da sempre in modo rispettoso e paritario con diversi e qualificati odontotecnici.
Non sortirà alcun effetto l'ennesimo tentativo di percorrere una scorciatoia già più volte nel passato imboccata, qualsiasi cosa venga garantita.
Mi riferisco a chi si lascia irretire dal referente di turno, dai mestieranti della politica e del clientelismo; sembra un dèjà vu con la solita corte di esperti in insuccessi e di lobbisti d'occasione.

Provo ad essere più diretto. Quali dovrebbero essere le competenze e la formazione del nuovo odontotecnico?

Ho il massimo rispetto per l'odontotecnica, per averla amata ed averla esercitata con serietà, per ritenere di poter indicare ad altri le proprie competenze. E' necessario, però (lo dico per onestà intellettuale esponendomi anche ad eventuali attacchi), evitare il sovrapporsi di compiti e ruoli con i legittimi esercenti l'odontoiatria. Chi assicura di poter ottenere qualcosa diretto a costituire la figura dell'odontoprotesista mente, sapendo di mentire.

Ma sulla questione dell'ottimizzazione in studio dei dispositivi protesici gli odontotecnici dicono che sono i dentisti a chiamarli in studio.

Si, ne sono consapevole e ritengo questa pratica oltre che scorretta, obsoleta : chi non è capace di esercitare la branca dell'odontoiatria protesica si astenesse dal farlo e lasciasse il campo ai professionisti preparati e seri.

Però ammetterà che andare ad assistere il dentista mentre inserisce una Toronto è diverso che fare l'abusivo. Sembra più essere un servizio per l'odontoiatra in funzione del paziente. Non si può affrontare l'argomento profilo senza accusare gli odontotecnici di voler fare i dentisti di serie "B"? Alla fine sono convinto che in studio molti non ci vorrebbero andare, anche perchè molto spesso non sono neppure retribuiti per il tempo che perdono per la consulenza.

Non confondiamo ancora i diversi livelli con l'esercizio della dialettica, per favore.
Rispondo quasi ripetendo gli stessi concetti: il paziente si affida alle cure del medico e con lui "firma" un contratto di cura che ha valore legale .
Il dentista, non in grado di garantire una determinata branca o tipologia di prestazioni terapeutiche, si deve cimentare con altre forme lecite di esercizio e, se in termini occasionali ha bisogno di consulenza, si rivolga ad un altro professionista più esperto .
Profilo: certo che si, ma deve essere in forma proattiva stabilendo area, obiettivi e percorsi che non possono essere quelli indicati in passato.
Anche io sono convinto che la stragrande maggioranza degli odontotecnici non va e non vuole andare in studio.
Chi esercita l'odontotecnica ad alto livello non ha alcun interesse a impelagarsi in situazioni scorrette, anche per dignità e capacità.
Allora a chi fa comodo tutto questo? Chi ha interesse a perpetuare una situazione di stallo? Lascio ai lettori odontoiatri ed odontotecnici la risposta.


Altro problema "caldo" è quello dell'esclusività della costruzione della protesi da parte dell'odontotecnico. Se è lui deputato a fabbricare il dispositivo protesico su misura perchè non concederla.

Non si tratta di "concessione", non trovo neanche etica l'affermazione, ma di norme vigenti. Un laureato in odontoiatria nel corso di laurea riceve le nozioni per la costruzione dei manufatti che sono e devono essere applicabili, però, esclusivamente al ripristino delle funzioni estetiche e funzionali di un piano terapeutico indirizzato a propri pazienti e non al commercio.
Interrogazioni parlamentari per dare risposte alla pancia se ne possono fare a iosa.
Una firma sotto un'interrogazione non la si nega a nessuno. Adesso anche le boutade del dentista che sarebbe un abusivo se costruisce nel proprio studio, utilizzando tecnologie avanzate o no, un manufatto utile per il piano terapeutico (ripristino funzionale/estetico/ortodontico) da applicare ad un proprio paziente .
Potremmo in pochi giorni farne presentare una diametralmente opposta sottoscritta da 20/40/60 deputati e/o senatori: siamo seri.
Facessero approvare una legge che modifichi le norme esistenti, e basta con il considerarci tutti con l'anello al naso
.

Però si metta nei panni dell'odontotecnico. Essere sostituito da una macchina non è gratificante oltre al fatto che questo mette in crisi l'economica della professione. Mi sembra legittima la loro battaglia sindacale, dicono che in ballo c'è il futuro della professione di odontotecnico. Non crede che questo sia un problema anche per i dentisti? Magari i grandi studi si organizzeranno aprendo laboratori al proprio interno ed assumendo odontotecnici, ma lo studio monoprofessionale non potrà mai farlo. Il rischio è che i pochi laboratori che rimarranno in attività avranno in mano il mercato dettando le regole su consegne e prezzi; proprio a discapito dei piccolo studi.

Sono consapevole ed ecco il motivo della già manifestata disponibilità al dialogo in occasione della manifestazione di Brescia. Si lascino da parte rivendicazioni impossibili da raggiungere e non si seguano i pifferai titolati o meno (ben sappiamo dove ci porteranno noi e gli odontotecnici), ma discutano i rappresentantidelle due categorie e trovino gli elementi di convergenza funzionali a tutelare i reciproci diritti. L'Ordine che ho l'onore di presiedere ne sarà garante a patto che si escludano altri sistemi (tavoli di concertazione o tavole rotonde e quadrate o fughe in avanti) che non ci troveranno disponibili.

Norberto Maccagno

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