Egregio Direttore,
Prendo spunto dalla recente notizia di un chirurgo che operava da anni, stimato da tutti, che aveva in cura numerosi pazienti ma non aveva mai conseguito la laurea e aveva presentato documenti falsi per essere assunto, e dell’attenzione dedicatagli dai media, come rilevato nella lettera del presidente Cao Cosenza Giuseppe Guarnieri.
Il caso , piuttosto raro nella componente medica, stimola una riflessione: come mai tutto questo clamore per un falso medico, quando l'analoga situazione riferita ad un dentista si tratta,normalmente , nelle brevi di cronaca?
La "disattenzione" dipende dalla diversa diffusione del fenomeno (è noto che odontoiatri abusivi vengono scoperti quasi tutti i giorni) o piuttosto nasconde, subdolamente, una diversa percezione di gravità di comportamento e una minore dignità professionale dell'odontoiatra nei confronti del medico?
Temo, purtroppo per la categoria che rappresento, che la ragione sia la seconda.
Che cioè sia il sintomo di un sentire comune, essere odontoiatra è diverso, e meno nobile, che essere medico. E non esserlo ma esercitare lo stesso è giudicato comunque meno grave, e pericoloso, che praticare l'arte medica in altre branche senza il giusto corso di studi e la relativa abilitazione.Ci sono certamente ragioni storiche dietro tutto questo: veniamo da un retaggio fatto di "meccanici dentisti"o "odontoprotesisti" ( addirittura abilitati transitoriamente ad esercitare la professione con regio decreto) per passare , negli anni del boom, a famiglie dove il fratello bravo avrebbe fatto il chirurgo, e quello scemo il dentista.
Ma chi ha qualche anno in più può dire orgogliosamente di aver lottato per cambiare questa percezione di specialità minore e di averne vissuto dall'interno la trasformazione, con il fiorire di studi clinici, di procedure, di tecnologie che ne hanno profondamente rivoluzionato il compito, portando l'odontoiatra da " colui che aggiusta i denti " a "Medico della bocca".
E' vero, l'odontoiatra solo raramente incontra situazioni che mettono a rischio la vita dell'individuo. Ma la sua opera è tra quelle che incidono di più sulla sua qualità e sul benessere globale della persona. E non è più contestabile la sua funzione di sentinella nei confronti di molte patologie, il cui elenco si allunga ogni giorno. Paradossalmente vorrei evidenziare ai colleghi, e alla popolazione, che oggi forse chi risponde meglio al modello idealizzato del medico è l’odontoiatra. E’ più “medico” chi ti conosce, ha con te un rapporto che dura negli anni, sa tutto di te e dei tuoi figli o chi ti riceve frettolosamente e compila questionari dietro lo schermo di un computer? Chi esegue procedure a volte estremamente difficili, magari sgradevoli ma se ne fa puntualmente carico rassicurandoti sulla necessità e dominando le complicazioni, o chi , finita la propria parte, lascia al collega la gestione delle stesse?
Chi , quando commette un errore inconsapevole,ne risponde personalmente o chi demanda tutto alla struttura in cui lavora? Chi ti guida, ti spiega e ti consiglia le scelte terapeutiche o chi te le impone, magari disinteressadosi poi della loro applicazione o efficacia?Per tutte queste ragioni, l'odontoiatra è un medico.
Ha diritto , a pieno titolo, di avere anche lui scuole di specializzazione dedicate, con il riconoscimento di pari dignità anche economica ,in grado di offrire formazione specifica e di eccellenza in una branca dove c’è stata una una crescita professionale ed un aumento di competenze richieste che pochi altri hanno affrontato in così poco tempo.
Ha diritto, a pieno titolo, di accedere ai concorsi pubblici secondo le stessemodalità e punteggi riservati agli altri medici e di vedersi riconosciuto il possesso di una laurea professionalizzante (tra l'altro, evitando il depotenziamento del SSN e SSR per mancanza di figure professionali).
Ha diritto, a pieno titolo,di poter intervenire sul dibattito della programmazione agli accessi al corso di laurea, e poiché opera in un contesto prevalentemente privato, non basando le scelte sull’ analisi delle storture del sistema formativo o affidandole alla demagogia,ma condizionandole a una disamina finalmente seria di quello che sarà il reale fabbisognoin baseall'epidemiologia e alla demografia.
Ha diritto infine, a pieno titolo, a una reale rappresentanza e autonomia di indirizzo a tutti i livelli, anche ordinistici: la professione ha caratteristiche sue peculiari, che spesso non sono comprese dal resto della categoria medica se non in ritardo, quando anch’essa ne viene massicciamente investita.
Se ciò non avverrà, l'odontoiatra resterà per sempre figlio di un dio minore.
Gian Paolo Damilano Presidente CAO Cuneo
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