Alcune considerazioni del dott. Tiziano Caprara sul ruolo dell’Università nella formazione del futuro odontoiatra e di conseguenza, anche, sul futuro della professione
Gentile Direttore, ho letto con interesse il suo ultimo DiDomenica sulla situazione delle lauree in Italia e ho apprezzato l’intervento del Magnifico Rettore prof. Roberto Di Lenarda, in occasione dell’apertura dell’anno accademico.
Mi ha fatto piacere sapere che l’Università persegue una “cultura della responsabilità” che porta a formare non solo competenze e conoscenza, ma anche a valorizzare “materie base” in modo che lo studente sviluppi “capacità di ragionamento e pensieri critici”. Pensieri che permettono di operare in maniera più ampia e non soltanto meccanicistica. L’Università quindi rappresenta un elemento fondamentale nello sviluppo della società, in quanto forma le basi di quella che sarà la professione del domani, sia per capacità cliniche sia per sensibilità professionali, intese quest’ultime come coscienza e mentalità.
Da molti anni conosciamo quello che sarà il futuro della professione, a causa dell’autunno demografico odontoiatrico, non adeguatamente sostituito da una nuova primavera. A questo si aggiunge anche il divario dualistico tra studio professionale e strutture di capitali o “corporate dentistry”.
In passato la libera professione basata sul rapporto diretto medico-paziente si autoalimentava e con essa anche la trasmissione di particolari valori di cui si faceva portatrice. Adesso le grandi catene dentali, finanziate dai fondi speculativi di investimento, stanno attuando una importante campagna acquisti nei confronti dei neolaureati e degli studi di colleghi; questo rischia di modificare enormemente la futura realtà odontoiatrica. La vita o la morte della professione verrà decisa dalle scelte dei giovani d’oggi e soprattutto da chi li formerà in questo senso.
Se la formazione dovesse passare attraverso insegnamenti che considerano la nostra attività un “modello di business”, in cui i pazienti diventano solo dei clienti a cui vendere prodotti per un profitto, creeremo una mentalità molto lontana da quel rapporto medico paziente che contraddistingue la nostra professione. In una formazione in cui l’economia ha il primato, la parte medica rappresenta soltanto un “modo” di fare profitto e l’Etica e Deontologia diventano semplici slogan strumentali.
Un’educazione in tal senso porta i discenti ad una scelta futura più legata alla dipendenza economica o alla creazione di rapporti con il paziente freddi e impersonali perchè basati principalmente su relazioni economiche. Questi aspetti economici compaiono anche nello studio professionale, certamente, ma sono mediati da un maggior rapporto interpersonale e dal ruolo diretto del titolare curante.
Ho formato più di 9.000 colleghi in circa 25 anni e non ho mai presentato gli aspetti gestionali come parte di un “modello di business”, ma come aspetto integrante della professione medica. Il dentista cura le persone, ma può anche saper gestire le spese e gli onorari, rimanendo medico. Non per questo deve cambiare i suoi Valori e sentirsi un aziendalista che gestisce un business basato sulla salute. Se invece si vogliono convincere i dentisti che non gestiscono più un’attività medica, ma solo un “modello di business”, vuol dire che vogliamo cambiare i Valori stessi che sottendono a tali aspetti. Le parole infatti non sono suoni, ma rappresentano dei concetti, dei pensieri che portano a precise azioni. Se consideriamo l’odontoiatria un “business” questo sarà naturalmente orientato al profitto e quindi l’overtreatment non sarà più qualcosa da condannare, ma solo un fattore di miglioramento del business.
In questo periodo la fusione delle grosse strutture di capitali e successiva la campagna di acquisizione di studi dentistici e delle loro liste pazienti evidenzia la volontà di creare un forte polo odontoiatrico di proprietà di fondi di investimento. Tale progetto sembra seguire un indirizzo ormai avviato, che punta a sostituire ogni piccola e media attività con grosse società gestite dalla finanza internazionale. Se a tutto questo ci aggiungiamo una formazione che porta i neo-dentisti a sentirsi vicini ai valori del business sanitario, allora la libera professione, per come la intendiamo oggi, potrebbe diventare un ricordo del passato.
Questa sostituzione delle piccole imprese e del ridimensionamento della libera professione rischia però di portarci ad un cambiamento antropologico della società, in cui i rapporti economici siano preponderanti su quelli umani, molto più di quello che accade ora. Questo alla lunga può portare a facili conflitti tra Uomo e capitale come riportato nell’articolo di Nicola Carella Robodoc.
A questo punto l’Università può rappresentare lo strumento, per far comprendere le diverse visioni della realtà. Quella legata all’economia (non business) che però non rappresenta il fine ultimo dell’attività e quella legata all’Etica, in cui il medico cura delle persone con cui instaura un rapporto interpersonale, fatto anche di compassione. Una visione in cui l’Etica e la Deontologia non so solo meri slogan, ma reali valori condivisi.
Chiaramente l’Università è un’azienda che vive di iscrizioni e di sostegno statale, purtroppo non sempre sufficiente. Il bilancio economico rappresenta quindi un aspetto importante, soprattutto per certe sedi in difficoltà.In Europa si parla di rivalutare le professioni e potrebbe accadere che le “corporate dentistry” possano offrire supporto economico per formare delle nuove figure (dental therapist) da utilizzare presso le loro strutture. In questo modo la professione si troverebbe in una situazione difficilmente gestibile.
La pistola fumante della morte della professione potrebbe diventare quindi l’Università? Oppure sarà la Via per continuare a mantenere un modello gestionale più vicino alle persone e all’Uomo.
Dal discorso di inaugurazione si capisce che l’Università non ricopre il ruolo di semplice formatore, ma sente la responsabilità di contribuire ad una società diversa. La professione odontoiatrica dipenderà quindi dalle scelte che verranno fatte nella formazione dei nuovi studenti e dai valori che l’Università saprà trasmettere: Odontoiatria come professione medica oppure come “modello di business”.
Confido nella prima.
Dott.Tiziano Caprara
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