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30 Marzo 2017

Antibiotici, antibatterici topici e parodontite. Una ricerca ha indagato sulle (differenti) abitudini dei dentisti europei


Quattro volte su 10 la persona esce dal dentista con la prescrizione di antibiotici, che però in oltre il 50% dei casi non sono necessari. A sottolinearlo è stata la SIdP in occasione del XVIII Congresso Internazionale, riferendo i risultati di un'indagine internazionale condotta da Key-Stone su 1500 dentisti di 6 Paesi europei fra cui l'Italia.

"Il campione -spiega ad Odontoaitria33 Roberto Rosso presidente Key-Stone- è stato di 1.500 dentisti divisi in sei paesi: Italia, Spagna, Germania, Francia, Svezia e Regno Unito. Prima delle interviste, sono stati realizzati dei focus group con degli specialisti in diverse città europee; questi ci hanno consentito di comprendere meglio anche i fenomeni sociali relativi all'uso di antibiotici e di realizzare un questionario più adatto allo scopo".

La ricerca, continua Rosso, "è nata con uno scopo diverso da quello per cui adesso se ne sta parlando, in particolare è servita per comprendere il mercato potenziale degli antibatterici topici, da usarsi localmente nei casi di parodontite e perimplantite. L'aspetto sorprendente è stato verificare come, a seconda del paese indagato, l'approccio verso la terapia antibiotica cambi in modo radicale".

Dalla ricerca emerge che tra i pazienti con patologia parodontale, la percentuale di quelli trattati con antibiotici è inferiore al 30% ma Francia e Italia mostrano le più alte percentuali di pazienti trattati con antibiotici o antibatterici (locali o sistemici): circa il 40%.

Per quanto riguarda Germania, Svezia e Regno Unito, le basse percentuali di pazienti trattati con antibiotici confermano i risultati dell'indagine qualitativa che anticipava l'atteggiamento contenuto dei dentisti verso l'uso di tali farmaci.

"I dati sono decisamente interessanti anche se letteratura sembra indicare che l'uso di antibiotici o antibatterici per la cura della parodontite fornisca un vantaggio statisticamente significativo ma clinicamente modesto, meno di mezzo millimetro nei migliori dei casi"; dice ad Odontoiatria33 il prof. Giovanni Lodi direttore scientifico di Dental Cadmos.

"Di contro -continua Lodi- l'abuso di antibiotici sta creando problemi importanti come l'antibiotico resistenza".

Sulle differenti abitudini da parte dei dentisti dei vari Paesi presi in esame dalla ricerca, il prof. Lodi ipotizza che siano dovute ai differenti modelli di esercizio professionale e dalle normative. "Nei pasi in cui l'offerta pubblica di cure odontoiatriche è presente i clinici sono obbligati a seguire protocolli operativi definiti che per la cura parodontale non comprendono, se non in casi particolari, l'utilizzo di questi farmaci mentre dove l'odontoiatria è svolta prevalentemente in regime libero professionale è il professionista che decide".

Altro aspetto toccato dalla ricerca Key-Stone è quello dell'utilizzo degli antibatterici

Più della metà degli intervistati complessivi afferma di utilizzare antibatterici ad uso locale, clorexidina inclusa. Le percentuali più alte sono in Francia (77% a cui si aggiunga un 12% di uso in passato e successivo abbandono) e Spagna (65%+8%), mentre le più basse sono in Svezia, Regno Unito e Germania. In l'Italia la percentuale raggiunge l'80% tra uso attuale o passato, per via di un alto tasso (28%) di abbandoni. L'attuale utilizzo è da parte del 52% dei rispondenti.

Utilizzo antibatterici topici

"D'altra parte -spiega Roberto Rosso- non è un caso che molti degli intervistati in Italia e Spagna si siano rivelati positivamente interessati ai prodotti ad uso topico, anche se - in Italia - vi è una rilevante incidenza di utilizzo nel passato e conseguente abbandono. Ciò è probabilmente dovuto ad alcuni prodotti che non avevano risposto alle attese, soprattutto in termini di gestione della terapia (citati i fili di tetraciclina e il metronidazolo). La scelta di altri metodi in luogo dell'antibatterico locale, viene giustificato dagli intervistati attraverso motivazioni alle volte oggettive (bassa efficacia riscontrata, prezzo, ecc.), in altri casi soggettive ("preferisco altro", "non so", etc.), a supporto di quanto, in questo campo, sia rilevante l'aspetto sociale, attitudinale e routinario nell'influenzare il giudizio e la scelta del professionista".

Motivazioni sull'abbandono dell'utilizzo degli antibatterici da parte dei dentisti italiani condivise anche dal prof. Lodi che evidenza come anche la letteratura scientifica abbia indicato come questi presidi siano efficaci ma non sempre diano risultati clinici significativi e per questo fattori come il costo ed il tempo necessario per utilizzarli incidono sulla scelta.

Norberto Maccagno

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