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20 Settembre 2016

Evidenza scientifica, riferimento essenziale per l'attività clinica. L'appello FDI a professionisti e società scientifiche


Tra gli statement emessi dalla Federazione mondiale dei dentisti (FDI) in occasione del suo ultimo congresso, c'è un richiamo a ricorrere, nello svolgimento della propria attività clinica, alla Evidence Based Dentistry.

Questo approccio comporta un aggiornamento continuo con il controllo sistematico delle evidenze scientifiche che abbiano un rilievo clinico, che tuttavia deve essere integrato con l'esperienza specifica del singolo odontoiatra e con i bisogni e le preferenze di ogni paziente.

La FDI non raccomanda dunque un atteggiamento rigido e scelte di trattamento uguali per tutti ma una personalizzazione delle scelte terapeutiche.

Per ogni problematica clinica la quantità e la qualità delle evidenze è molto variabile e, comunque, in continua evoluzione. Nuovi studi scientifici vengono pubblicati ogni giorno, ma la loro importanza, la qualità metodologica e la rilevanza dei risultati è estremamente variabile.

"Meglio tardi che mai, visto che di EBM si parla ormai da 25 anni", commenta ad Odontoiatria33 il prof. Giovanni Lodi (nella foto) direttore scientifico di Dental Cadmos, editor della Cochrane Collaboration e da sempre in prima linea a ricordare come l'odontoiatria debba essere svolta secondo EMM. "Del resto -continua- mi chiedo quale sia nel 2016 l'alternativa a esercitare una odontoiatria basta sulle prove scientifiche, benché il crescente successo di medicine e pseudo medicine basate su presupposti tutt'altro che scientifici, sembrerebbe affermare il contrario. Ci tengo comunque a precisare che la EBM (o EBD) nulla ha a che fare con "atteggiamenti rigidi e scelte di trattamento uguali per tutti". ma è proprio l'integrazione delle migliori prove scientifiche disponibili con l'esperienza del clinico e i valori del paziente. Questo è ciò che venne definita la EBM fin dalla sua proposta originale del 1991 da Gordon Guyatt e colleghi su JAMA".

FDI che nello statement ricorda come le evidenze, più che nei singoli studi, sono rilevabili nelle revisioni della letteratura.

Un revisione classica, si legge nel documento approvato, utilizza metodi chiari ed espliciti per indentificare, selezionare, estrarre e analizzare criticamente ogni singolo contributo; ci sono poi le revisioni rapide, che sono emerse più recentemente come approccio semplificato per sintetizzare le evidenze, quando serve disporre di informazioni in modo tempestivo.

Anche se le evidenze scientifiche devono costituire una guida per l'operato del dentista, esistono delle barriere che ne limitano l'applicazione nella pratica quotidiana.

Prima di tutto, il documento della Federazione rileva che, su molte questioni, mancano evidenze conclusive e condivise. Spesso si pone poi un problema di accesso alle fonti, che possono essere difficili da reperire e da analizzare criticamente; l'informazione scientifica è dispersa e spesso poco leggibile, mentre servirebbero dei report di tutte le novità proposte dalla ricerca scientifica, scritti in forma chiara e concisa e resi facilmente disponibili a ogni dentista.

Più che al singolo professionista, dunque, la FDI si rivolge alle società scientifiche e alle associazioni che hanno un ruolo di leadership e formazione, raccomandando di affrontare la questione attraverso progetti mirati a diffondere le informazioni e le evidenze prodotte dalla ricerca.

"E non poteva essere diversamente", dice il prof. Lodi ricordando come l'appello alla società scientifiche diventa ancora più interessante se lo contestualizziamo nella realtà italiana. Secondo le proposte legislative attualmente in discussione in Parlamento, ricorda Lodi, "in un prossimo futuro alle società scientifiche potrebbe essere assegnato il compito il compito di stilare linee guida la cui osservanza sarà discriminante nel contenzioso medico legale".

"Il dubbio -conclude il direttore di Dental Cadmos- è se le società scientifiche riusciranno a dotarsi degli strumenti culturali e metodologici e a liberarsi da eventuali conflitti d'interesse".

Adelmo Calatroni

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